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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (30/8/05)

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(WSI) – USA: dopo il passaggio dell’uragano Katrine ed in assenza di dati macroeconomici di rilievo, le borse statunitensi, dopo aver aperto in calo, hanno progressivamente guadagnato terreno durante la seduta, con l’indice Standard&Poor’s 500 che ha chiuso in rialzo dello 0,6%, mantenendosi invariato da inizio anno e negativo da inizio mese. I mercati obbligazionari hanno registrato un lieve rialzo dei tassi.

Il segmento decennale, che ha notevolmente beneficiato dell’ennesimo ribasso registrato nelle ultime settimane (la curva infatti ha continuato ad appiattirsi), ha incontrato un supporto di rilievo in prossimità del livello del 4,15%. Tutto ciò malgrado i continui rialzi del prezzo del greggio (con i conseguenti timori sulla crescita) e le tensioni sul sottostante in prossimità del roll-over al contratto di dicembre, alla luce di quanto era accaduto sul titolo cheapest to deliver già sulla scadenza di giugno.

Oggi riprende la pubblicazione di importanti dati macro. L’indice della fiducia dei consumatori redatto dal Conference Board è tenuto a confermare o meno i timori di ripercussioni in seguito al caro petrolio. Le minute del Fomc del 9 agosto potranno fornire la percezione che il comitato stesso ha del grado di accomodamento monetario ancora in essere e, quindi, per cercare di prevedere quando i rialzi potrebbero venire sospesi o cessati. La nostra view è per un rialzo di 25 bps in ciascuno dei prossimi 3 incontri del 2005.

Europa: il ministro dell’Economia e del lavoro tedesco, Clement, ha dichiarato che nel terzo trimestre la crescita del paese sarà sicuramente migliore del secondo grazie anche ad una ripresa della fiducia dei consumatori. L’indice Gfk è infatti salito a dimostrazione di una maggiore propensione alla spesa da parte dei consumatori.

Relativamente al prezzo dl petrolio, Clement, ha affermato che i recenti rialzi dei prezzi potrebbero essere una minaccia per la crescita economica del paese, ma allo stesso tempo l’incremento è da imputare a movimenti speculativi e quindi destinato a scendere. Oggi sono attesi i dati relativi all’inflazione italiana del mese di agosto, che dovrebbero registrare un rallentamento dallo 0,4% m/m registrato a luglio posizionandosi allo 0,2% m/m.

Asia-Pacifico: stamattina, in Giappone, le notizie dal fronte petrolio e lo slancio delle borse nordamericane sono riusciti a mantenere vivo l’ottimismo degli investitori, nonostante una batteria di dati macroeconomici deludenti, con l’indice azionario Nikkei 225 tornato ad avvicinarsi a quota 12.500, chiudendo in progresso dell’1,16%, anche grazie agli acquisti su titoli che tendono a beneficiare della crescita della domanda interna.

In luglio, il tasso di disoccupazione è salito inaspettatamente al 4,4%, dal precedente 4,2%, che aveva rappresentato il minimo da sette anni, anche se il rapporto tra posizioni disponibili e persone in cerca di impiego è marginalmente aumentato, posizionandosi a 0,97 per il mese, a conferma di un mercato del lavoro comunque vitale.

Peggiore è stata la sorpresa delle spese ordinarie delle famiglie di lavoratori dipendenti, sempre per luglio, diminuite del 3,5% sul mese, su base destagionalizzata, quando ci si attendeva un aumento, la nota positiva essendo costituita da un reddito disponibile tornato ad aumentare, dai cali dei precedenti due mesi. La lettura preliminare delle vendite al dettaglio per lo stesso mese è risultata in un –2,2% destagionalizzato, contro un’attesa mediana per un –0,5%, mentre l’indice della fiducia delle piccole imprese, per agosto, è risultato in lieve calo.

Commodity: dopo i nuovi record registrati dal prezzo del greggio, il presidente Opec, ha dichiarato che proporrà ai membri del Cartello nella riunione di settembre di aumentare la loro produzione ed il tetto ufficiale di 500.000 b/g. L’impennata è stata causata dall’uragano Latrina che ora però è tornato tempesta tropicale. L’attesa aveva forzato la chiusura di almeno otto impianti di raffinazione di petrolio, oltre ad impianti di produzione, di petrolio e gas naturale, ed a condotti di distribuzione, con almeno 1 Mln b/g di capacità di raffinazione di greggio non disponibile.

L’attenuarsi di Katrina non consente comunque di stimare subito i danni accusati dalle infrastrutture, ma saranno necessarie alcune settimane così come è successo per l’uragano Ivan nel settembre 2004. Un portavoce del presidente Bush ha comunque già fatto sapere che si sta valutando la possibilità che l’Amministrazione attinga ai 700Mln di barili di riserve strategiche per prestare greggio alle compagnie colpite. Ricordiamo che già lo scorso anno il governo statunitense, per fronteggiare i danni causati dall’uragano Ivan, aveva prestato 4,5Mln di barili delle proprie riserve.

A cura di A. Cesarano (Responsabile Market Research), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C. Pace (Economista).