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(WSI) – USA: il dato preliminare del Pil del quarto trimestre è risultato deludente, non tanto a causa del rallentamento della spesa delle famiglie (evento quest’ultimo verificatosi ma in misura nettamente inferiore alle attese ed imputabile in gran parte al settore auto), quanto piuttosto per una contribuzione positiva debole da parte degli investimenti fissi ed addirittura una contribuzione negativa della spesa governativa, complice il ridimensionamento della spesa per la difesa. Questi ultimi due fattori, uniti alla contribuzione negativa (attesa) delle importazioni nette, hanno più che bilanciato l’impatto positivo sulla crescita generato dall’accumulo di scorte. Gli indici sui prezzi sono risultati superiori alle attese, proiettando il deflatore della spesa personale core di dicembre (atteso oggi) al 2% a/a.
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La relativa migliore tenuta dei consumi rispetto alle attese insieme con le maggiori evidenze di pressioni sui prezzi, hanno portato gli operatori a incrementare le attese di un rialzo dei tassi anche nel meeting di marzo, supportando il Dollaro e penalizzando i mercati obbligazionari. In entrambi i casi potrebbero però anche aver contribuito le prese di profitto da parte degli hedge funds che al 24 gennaio presentavano posizioni nette lunghe combinate record sui T-note decennali ed ai massimi dal novembre 2004 sull’Euro/Dollaro. La settimana sarà focalizzata soprattutto sulla riunione della Fed di domani (in particolare sul contenuto del comunicato, essendo scontato un ennesimo rialzo di 0,25%) e sui nonfarm payrolls del prossimo venerdì per i quali il consensus mediano di Bloomberg è molto ottimista (+250.000).
Europa: l’evento principale della settimana in area Euro sarà rappresentato dalla riunione della Bce di giovedì. L’incontro dovrebbe concludersi senza variazioni dei tassi di interesse ma sarà molto importate analizzare le parole pronunciate da Trichet in occasione della conferenza stampa successiva all’incontro per capire le prossime mosse di politica monetaria. Trichet potrebbe in parte deludere i mercati continuando ad asserire che i rischi sulla crescita rimangono al ribasso e provocando così un’ondata di acquisti sul mercato obbligazionario, in particolare sulla parte a breve. Il movimento potrebbe essere comunque di breve durata dal momento che venerdì Eurostat pubblicherà la stima flash per l’inflazione di gennaio, inflazione che dovrebbe evidenziare un’accelerazione rispetto a dicembre. Tale accelerazione dovrebbe comunque rappresentare un picco prima del rallentamento atteso nei mesi successivi per un tendenziale al di sotto del 2% tra agosto e settembre dell’anno in corso. Sul mercato azionario Vivendi ha registrato un incremento delle vendite nell’ultimo trimestre del 2005, grazie ad una buona domanda. Domani attesi i risultati di Ericsson.
Asia-Pacifico: quinto rialzo consecutivo, stamattina, per l’indice azionario nipponico Nikkei 225, che dopo la fiammata di venerdì (+3,58%) ha trovato la forza di guadagnare un ulteriore 0,55%, portandosi ai massimi dal settembre 2000, tra buone notizie dal fronte macroeconomico e da quello corporate (con i risultati di Nomura per il terzo trimestre fiscale quadruplicati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), e movimento di indebolimento dello Yen. Il dato preliminare per dicembre della produzione industriale ha evidenziato un aumento dell’1,4% sul mese, su base destagionalizzata, quinto aumento consecutivo, cosa che non si vedeva dal novembre 1999, con la variazione tendenziale pari a +3,8%. Benché la produzione industriale sia risultata leggermente inferiore all’attesa mediana degli economisti intervistati da Bloomberg News, il dato è stato interpretato dal mercato (correttamente, a nostro avviso) come un ulteriore tassello di un quadro di sostenibile crescita della domanda, interna ed internazionale, tassello che si è andato ad aggiungere alla lettura di dicembre dell’indice core dei prezzi al consumo, in crescita per il secondo mese consecutivo, ed a quella delle importazioni ed esportazioni di merci per lo stesso mese.
Commodity: torna a salire il prezzo del greggio dopo i rinnovati timori di un’interruzione delle esportazioni irachene a causa della disputa sulla ripresa della ricerca nucleare. Iran e Unione europea oggi si incontreranno per discutere sul nucleare prima che le Nazioni Unite decidano di imporre sanzioni al paese. Continuano inoltre in Nigeria i dissidi che potrebbero bloccare ulteriormente la produzione se il governo non raggiunge un accordo con i militanti. Alla difficile situazione geopolitica si sono aggiunte le dichiarazioni del ministro saudita secondo cui i prezzi non scenderanno in fretta appesantite anche dalla vittoria di Hamas in Medio oriente alle elezioni palestinesi. Domani si terrà la riunione Opec che, considerando gli attuali livelli di prezzo, potrebbe decidere di lasciare inalterata l’attuale quota produttiva.
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