Società

MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (30/03/04)

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USA: la pubblicazione del dato sul consumer confidence di marzo rappresenta un evento importante per la formazione delle aspettative in vista dei dati principali di venerdì p.v. relativi al mercato del lavoro.

Il dato sul Michigan confidence dello scorso venerdì (in genere utilizzato come anticipatore del più generale consumer confidence elaborato dal Conference Board) è risultato in rialzo rispetto al mese precedente. Ciò nonostante le attese per l’indice della fiducia dei consumatori di oggi sono per un calo.

Le ragioni di tale apparente contraddizione sono essenzialmente 2: 1) il Michigan Confidence risente in modo marginale della situazione del mercato del lavoro, che fino ad ora ha rappresentato il vero tallone d’Achille dell’economia Usa; 2) il dato di venerdì è stato verosimilmente influenzato positivamente dall’attesa di cospicui rimborsi fiscali in arrivo nei prossimi mesi.

Saranno monitorate con particolare attenzione tutte le componenti sensibili alla situazione occupazionale. Nel frattempo segnaliamo che l’attesa di un miglioramento in tale settore insieme a qualche primo segnale di ripresa dei prezzi, ha indotto qualche casa di investimento (Lehman) a rivedere al ribasso il profilo di duration del portafoglio bond consigliato, in previsione di un imminente rialzo dei tassi.

Oggi continueranno le dichiarazioni di diversi esponenti della Fed. Particolarmente atteso sarà il discorso di Bernanke che interesserà proprio il tema del mercato del lavoro. Nell’ambito dei Paesi emergenti, segnaliamo come gli ultimi sondaggi abbiano evidenziato un forte calo del consenso a favore del governo brasiliano del presidente Lula, a causa soprattutto della situazione congiunturale ancora avversa nell’ambito della quale Lula sta innestando cospicui tagli alla spesa al fine di rispettare gli impegni presi con il Fmi.

Euro: restano incerte le condizioni di crescita economica dell’area euro, legate in particolare alla stentata ripresa dei consumi delle famiglie. È quanto emerso dal report trimestrale della Commissione Europea. Secondo gli economisti di Bruxelles, infatti, le cause sono riconducibili alla lenta crescita del potere d’acquisto ed alla bassa fiducia dei consumatori. Sembrano invece aver ripreso vigore gli investimenti, favoriti anche dalle favorevoli condizioni monetarie e finanziarie.

Le esportazioni invece, malgrado il recente rafforzamento dell’euro, continueranno a sostenere la crescita in quanto risultano più sensibili alla domanda mondiale che al cambio. Segnali negativi sono giunti anche dai dati relativi agli ordinativi industriali dell’area euro che a gennaio sono scesi dell’1,8% a/a dal +10,2% di dicembre. La diminuzione più sensibile si è registrata per le apparecchiature elettriche ed elettroniche che hanno visto un calo del 7% m/m, mentre la migliore performance è stata quella del settore tessile (+7,7% m/m da –3,7%).

Sul mercato dei cambi l’euro ha continuato ad indebolirsi toccando l’1,20 contro dollaro penalizzato sia dai negativi dati sugli ordinativi industriali sia dalle crescenti attese di un taglio dei tassi da parte della Bce che tuttavia non dovrebbe giungere già nella riunione di giovedì. Intanto in Francia, è atteso domani l’annuncio da parte di Chirac dei membri del nuovo governo.

Jap: sotto le attese la produzione industriale, che secondo le stime preliminari di febbraio è scesa del 3,7% m/m da +3,3%, il più forte calo degli ultimi tre anni, a causa soprattutto del settore dell’elettronica. Stabile il tasso di disoccupazione rimasto a 5%. Tuttavia le prospettive di crescita restano positive, confermate anche dal miglioramento della fiducia delle imprese. Il dato sulla fiducia delle piccole imprese infatti a marzo è salito a 50,8 da 49,3, il maggior rialzo da settembre 1990.

Commodity: pressoché stabili le quotazioni petrolifere in attesa della riunione Opec di domani. L’Arabia Saudita, principale produttore Opec, ha dichiarato che l’organizzazione procederà con il taglio della produzione previsto per aprile al fine di evitare il calo dei prezzi attribuibile alla fine della stagione invernale. Non mancano tuttavia coloro che continuano a pensare che l’Opec non taglierà l’output a causa dell’aumento della domanda asiatica ed al calo delle scorte statunitensi.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)