USA: il dato sul Pil del primo trimestre ha registrato una sensibile revisione al ribasso (da +4,4% a + 3,9%) in seguito principalmente ad una forte revisione al rialzo delle importazioni (da +5,9% a +10,4% a/a) che nel complesso hanno reso più marcata la contribuzione negativa al Pil da parte delle esportazioni nette.
E’ stato sensibilmente rivisto al rialzo invece il deflatore (da +2,6 a +2,9%) in seguito soprattutto ad un apporto più sostenuto della componente servizi (il relativo deflatore è stato rivisto da +2,5% a +2,9%, il valore più elevato nell’ultimo anno) a causa soprattutto di un maggior incremento dei costo dei servizi bancari. Il deflatore core (al netto cioè di energia ed alimentari) si è attestato al 2%.
La ragione della revisione al ribasso del Pil (determinata cioè dalla revisione al rialzo delle importazioni) può essere interpretata come un segnale implicito di forza della domanda interna Usa. Pertanto, sebbene contabilmente il Pil risulta essere più basso, la “qualità ” della revisione non contraddice la buona performance dell’economia Usa. Per quanto concerne invece la revisione del deflatore, non riteniamo per ora che possa impattare sull’atteggiamento da parte della Fed. Si tratta infatti di un dato “storico” e già oggi avremo una lettura più aggiornata del PCE con riferimento al mese di maggio.
Il dato finale sulla fiducia dei consumatori di giugno, ha registrato un buon incremento grazie al miglioramento della situazione sul mercato del lavoro ed al calo del prezzo del petrolio.
L’attesa degli operatori per il prossimo Fomc di mercoledì è per un rialzo di 25 bps. Più dibattuto invece il contenuto del comunicato. A tal proposito riteniamo che la Fed possa far percepire l’intenzione di voler proceder in modo graduale, salvo l’ipotesi di pressioni più marcate dal lato prezzi. L’altro forte mover della settimana sarà rappresentato dai dati sul mercato del lavoro di venerdì per i quali le aspettative si mantengono su livelli piuttosto ottimistici (+250.000 in termini di non farm pay rolls).
Europa: poco positive le prospettive di crescita rilevate dall’Ifo tedesco. L’indice a giugno, a differenza di quanto registrato dallo Zew e dall’indice di fiducia delle imprese in Belgio, considerati buoni anticipatori dell’Ifo, è sceso al livello più basso degli ultimi nove mesi.
Il presidente dell’Ifo, Sinn, ha commentato dicendo che sebbene il positivo andamento delle esportazioni facciano pensare ad una ripresa dell’economia tedesca, la domanda interna resta debole e penalizzata dall’elevato tasso di disoccupazione. Nerb, capo economista dell’istituto, ha inoltre aggiunto che il rialzo delle stime di crescita, pubblicate la scorsa settimana, sono attribuibili ad un buon andamento della crescita registrato nel primo trimestre.
Relativamente alla politica monetaria della Bce, Nerb ha commentato che al momento è opportuno che l’istituto non apporti alcun cambiamento. La settimana sarà caratterizzata dall’attesa della riunione della Bce che, considerando l’attuale livello dei prezzi e gli ultimi dati macroeconomici, nonché le dichiarazioni delle autorità monetarie, non dovrebbe apportare variazione al livello dei tassi, preferendo attendere maggiori indicazioni a riguardo. Attenzione sarà inoltre rivolta ai dati sui prezzi al consumo francesi e delle 13 città campione italiane, che dopo la pubblicazione dei prezzi tedeschi, forniranno un’indicazione sul cpi dell’intera area euro.
Asia-Pacifico: in forte calo le vendite al dettaglio nipponiche del mese di maggio. Il governo ha imputato il calo alle cattive condizioni metereologiche che hanno scoraggiato gli acquisti e spinto molte persone a lavorare anche nei giorni di festività pubbliche. Il dato tuttavia non preoccupa le autorità in quanto ha risentito anche di un effetto confronto negativo dovuto alla diffusione della SARS che aveva rallentato gli acquisti lo scorso anno, e quindi considerato episodico.
La borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo, al termine di una seduta caratterizzata dalla carenza di investitori istituzionali in vista di eventi chiave previsti per la fine della settimana, tra cui la pubblicazione di giovedì del Tankan report della BoJ. Secondo quanto riportato da FT l’Unione Europea rifiuterà di riconoscere la Cina come economia di mercato a causa della debolezza del sistema legislativo e della scarsa corporate governance.
Commodity: scendono le quotazioni petrolifere dopo che il governo norvegese ha posto fine allo sciopero in atto da oltre una settimana. Lo sciopero, legato ai temi della pensione ed alla sicurezza al lavoro, aveva interrotto la produzione di 375 mila b/g su una produzione totale pari a 3 Mln b/g.
Al calo ha inoltre contribuito il ripristino in Iraq dell’attività produttiva degli oleodotti nel Golfo Persico. Restano invece sostenute le quotazioni aurifere in attesa di nuovi sviluppi dal fronte geopolitico e dal fronte economico.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)