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(WSI) – USA:ieri è sono stati numerosi i discorsi tenuti da autorevoli esponenti della Fed che, nel complesso sono risultati in linea con quanto già emerso dal comunicato successivo al Fomc del 20 settembre: l’attenzione rimane focalizzata soprattutto sulle potenziali spinte inflattive ed i danni causati dai recenti uragani non alterano le buone prospettive per l’economia.
In tal senso sono state orientate le dichiarazioni di Moskow (membro votante Fed) secondo cui l’inflazione ha toccato la parte alta del range ritenuto tollerabile dalla Fed. Hoenig (membro non votante della Fed) ha espresso le medesime preoccupazioni sottolineando come i fattori che spingono a monitorare più attentamente i prezzi sono 3: 1) i prezzi energetici; 2) il costo del lavoro unitario; 3) il progressivo incremento del tasso di utilizzo della capacità produttiva.
Greenspan ha infine tenuto un discorso concentrato soprattutto sul settore immobiliare, a proposito del quale il capo della Fed ha richiamato l’attenzione sui rischi derivanti da un calo dei prezzi delle case i cui effetti negativi sulla spesa personale dovrebbero però essere contenuti dal notevole margine (in termini di incremento di valore degli immobili) a disposizione dei proprietari. La conferma della maggiore attenzione della Fed sulla componente prezzi con le relative possibili conseguenze in termini di politica monetaria (proseguimento del ritmo misurato di rialzo dei tassi) ha supportato il Dollaro comportando una continuazione della fase di rialzo dei tassi di mercato.
Europa: i dati relativi alla prima lettura dell’inflazione tedesca a settembre hanno confermato l’accelerazione delle spinte inflattive con un tendenziale che si è posizionato al 2,5%, dall’1,9% di agosto.
Da un’analisi dei due laender più importanti per peso all’interno dell’indice generale è emerso che le maggiori pressioni sono giunte dalla sottocomponente trasporti ed abbigliamento, mentre continuano a rallentare i prezzi del comparto alimentare. Bisognerà attendere i dati italiani ma il dato tedesco getta già un’ipoteca sull’inflazione dell’intera area Euro che dovrebbe posizionarsi tra il 2,3% ed il 2,4% a/a, dal 2,2% di agosto.
In Italia gli ordinativi industriali a luglio hanno registrato un’accelerazione grazie agli ordinativi esteri che sono cresciuti del 13% a/a. Deludenti le vendite che hanno rallentato il ritmo di crescita (+0,6%, dal +1,5% di giugno), a causa della flessione del fatturato domestico (-0,4% a/a, dal +0,5%). Secondo i dati diffusi da Eurostat, il rapporto deficit-Pil dell’Italia per il 2003 e il 2004 é stato pari al 3,2%, ovvero dello 0,1% più alto rispetto alla previsione diffusa lo scorso maggio. Si tratta di dati abbondantemente al di sopra della media europea. Secondo Eurostat il defici/Pil nel 2004 è sceso al 2,7%, dal 3,0% del 2003. Otto i paesi il cui debito è superiore alla soglia del 60% del Pil: Grecia, Italia, Belgio,Malta, Cipro, Germania, Francia e Austria.
Asia-Pacifico:prese di beneficio alla borsa di Tokio sono probabilmente i fattori che hanno oggi spinto al ribasso l’indice azionario Nikkei 225, indice che ha chiuso stamattina in calo dello 0,62%.
La possibile liquidazione dei guadagni sulla piazza giapponese da parte di investitori stranieri, con il Nikkei 225 che ha appunto guadagnato più del 23% dalla metà dello scorso maggio, non ha potuto che andarsi ad aggiungere alle dichiarazioni di ieri dei banchieri centrali statunitensi nell’indebolire lo Yen nei confronti sia del Dollaro sia dell’Euro, con il tasso di cambio contro il biglietto verde che stamattina si muove intorno a 112,85.
L’interesse per l’azionario nipponico da parte degli investitori esteri si è rivelato cospicuo, nel recente passato, con gli acquisti netti per la settimana conclusasi il 17 settembre scorso rivelatisi una volta di più sostanzialmente positivi, pari a ¥460Mld, così come reso noto ieri dal Ministero delle Finanze. L’indice dei prezzi pagati dalle imprese nipponiche per l’acquisto di servizi da altre imprese, per quanto poco seguito, sembra anch’esso suggerire un’estate meno brillante del previsto per l’economia del Sol Levante, con un calo in agosto dello 0,8% a/a, in accelerazione dal –0,6% a/a rivisto al rialzo di luglio.
Commodity:torna a salire il prezzo del petrolio e delle benzine dopo che alcune raffinerie danneggiate dall’uragano Rita hanno dichiarato che i lavori potrebbero richiedere più tempo del previsto. Valero Energy Corp, la più grande raffineria del paese ha detto che il suo impianto a Port Arthur in Texas potrebbe essere chiuso per le prossime quattro settimane. Sei altre raffinerie nell’area colpita da Rita potrebbero rimanere chiuse per la mancanza di elettricità.
Secondo il Mineral Management Service, la produzione di petrolio nel golfo del Messico dopo l’uragano Katrina e Rita è completamente ferma, mentre la produzione di gas naturale è attiva al 22%. In particolare 14 raffinerie tra Louisiana e Texas sono chiuse a causa di Rita e 4 a causa dei danni provocati da Katrina lo scorso mese. Il presidente Bush ha dichiarato che la fornitura di greggio sarà nuovamente garantita grazie al ricorso alle Riserve Strategiche.
A cura di A. Cesarano (Responsabile Research and Strategy), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C. Pace (Economista)