USA: In assenza di dati macro di rilievo l’attenzione è stata ieri concentrata soprattutto sull’andamento del mercato valutario e su quello azionario. Nel primo caso continua il dibattito sulla possibilità di pressioni più forti sulla Cina affinché proceda ad una rivalutazione dello Yuan, in vista del G-7 del 4-5 febbraio.
Ieri il presidente Bush ha richiamato l’attenzione sulla necessità che la Cina ed altri paesi lascino la determinazione del tasso di cambio alla libera interazione delle forze di mercato. Sul mercato azionario si è assistito ad un buon recupero dell’indice Nasdaq, in seguito anche alla positiva accoglienza riservata alla trimestrale di Texas Instruments che ha guadagnato oltre il 7%.
Sul mercato dei tassi, l’asta sul 2 anni Treasury ha evidenziato un calo delle sottoscrizioni degli investitori esteri, pari a circa il 30% del totale dal precedente 34%. Un articolo di Greg Ip sul WSJ ha segnalato come nel corso il prossimo 2 febbraio, la banca centrale Usa potrebbe essere discutere il tema della fissazione di un target di inflazione.
Secondo alcuni esponenti della Fed l’adozione di tal target consentirebbe agli operatori di comprendere meglio le possibili mosse future della banca centrale. Greenpsan però a più riprese ha dichiarato di non essere d’accordo in quanto limiterebbe la discrezionalità della Fed nelle sue decisioni. Nel complesso, le discussioni sulla Fed e sul G-7 (prossimi eventi salienti) lasciano immaginare un mese di febbraio piuttosto movimentato soprattutto sul fronte forex, con possibilità che si instauri anche l’aspettativa di una Fed più aggressiva nella fase di rialzo dei tassi, ipotesi che però per ora riteniamo inverosimile.
Europa: sale l’indice di fiducia delle imprese tedesco, che ha registrato il valore più alto degli ultimi 11 mesi, grazie all’indebolimento dell’euro e ad un migliore ottimismo sulla ripresa della domanda interna. Sale anche la componente relativa alle aspettative future (97,6 da 96,5). Nerb, analista dell’istituto dichiara che le aspettative sui consumi sono migliorate segnalando l’attesa da parte delle aziende di un rialzo della domanda interna che dovrebbe compensare il rallentamento delle esportazioni. Nerb ha inoltre aggiunto che per il 2005 l’istituto si attende una crescita dell’1,2% inferiore all’1,6% del governo.
Il dato comunque, come affermato anche dal capo dell’istituto Sinn, necessiterebbe di ulteriori conferme, in quanto i segnali di ripresa risultano ancora piuttosto deboli. Tra i settori si è registrato un sensibile miglioramento nel settore edile e nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, mentre resta pressoché invariato il giudizio relativo al settore manifatturiero. Oggi sono attesi i primi dati sui laenders tedeschi che forniranno un’indicazione sull’andamento del tasso di inflazione e l’indice sulla fiducia delle imprese italiane.
Asia-Pacifico: contrastate stamani le borse della regione, con l’indice azionario principale della borsa di Sydney in rilazo dell’1,23% dopo la chiusura per festività di ieri. Nonostante le due chiusura consecutive in rialzo di Wall Street, a Tokio l’indice Nikkei 225 ha ceduto lo 0,31%, sull’onda dei rinnovati timori che l’andamento dello Yen ed il rallentamento della domanda di elettronica dall’estero possano impattare sugli utili delle aziende dell’arcipelago.
Il produttore di giochi per computer Nintendo (-2,4%) ha visto i propri utili netti nei primi nove mesi del corrente anno fiscale, terminati il 31 dicembre, quasi raddoppiare rispetto all’anno precedente, ma ha altresì ridotto le proprie previsioni di utili e vendite per l’intero anno fiscale citando esplicitamente l’effetto dello Yen forte. Non sorprendendo nessuno, Sony (-0,52%) ha pubblicato utili trimestrali in calo del 13% a/a, riducendo le proprie previsioni di spesa per investimenti per l’anno fiscale corrente del 10%.
Sembra comunque continuare l’afflusso netto di fondi dall’estero nell’azionario nipponico, con un saldo di ¥155,5Mld nella settimana conclusasi venerdì scorso, a seguito di un saldo in ingresso di ¥218Mld la settimana precedente. Sempre in Giappone, il dato preliminare per dicembre delle vendite al dettaglio ha inaspettatamente registrato un calo dello 0,5% sul mese, su base destagionalizzata, secondo calo mensile consecutivo, portando la variazione rispetto allo stesso mese del 2003 a –0,7%.
Sempre in via preliminare, in dicembre le vendite della grande distribuzione sono diminuite del 4,2% a/a, più delle attese. Alcuni economisti hanno però ribadito la loro fiducia in un aumento delle spese per consumi personali, in relazione ai recenti moderati segnali positivi provenienti dal mercato del lavoro e dall’andamento dei redditi delle famiglie di lavoratori dipendenti.
Commodity: salgono marginalmente le quotazioni del greggio, con il corso del futures sul greggio WTI a New York che ieri ha chiuso in rialzo a $48,87 al barile, dopo che i dati sulle scorte petrolifere statunitensi hanno fatto registrare, nella settimana conclusasi il 21 gennaio, un forte calo dei distillati, diminuiti di 2,3 milioni di barili. Diminuiscono a sorpresa le scorte di benzine, che si collocano così sotto la parte alta dell’intervallo medio di periodo.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)