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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (26/05/04)

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USA: l’attenzione degli operatori, è stata interamente concentrata sull’andamento del prezzo del petrolio che ieri ha segnato un lieve calo dopo la brusca risalita dello scorso lunedì. Le minori tensioni sul fronte prezzi energetici, hanno consentito alle borse di realizzare una buona performance. Diversi analisti stanno tenendo conto dell’eventuale impatto negativo del prezzo del greggio sulla crescita Usa. Così ad esempio dopo JPMorgan, anche BofA ha rivisto al ribasso (dal 4,8 al 4%) le stime per il Pil del trimestre in corso.

Il dato sul consumer confidence in questo contesto è passato in secondo piano. Il dato di maggio ha registrato un lieve incremento (da 93 a 93,2). E’ migliorata la componente prospettica (da 94,8 a 95,2) mentre invece è rimasta praticamente ferma la componente corrente (da 90,4 a 90,3). Da un lato, è sensibilmente aumentato il numero di coloro che percepiscono più arduo trovare un nuovo posto di lavoro (da 28 a 30,6%), dall’altro è aumentato il numero di coloro che percepiscono un’abbondanza nell’offerta di lavoro (da 15,6 a 16,6%). Su un orizzonte temporale a 6 mesi, le condizioni del mercato del lavoro vengono viste in miglioramento dal 19,2% vs. il 18,3% del mese precedente.

Nel complesso riteniamo piuttosto rilevante il livello raggiunto dall’hard to get job index: il dato si è attestato al di sopra dell’importante livello del 30% raggiungendo il livello più elevato dallo scorso mese di dicembre. Tale dato presenta una buona correlazione con l’andamento sia del tasso di disoccupazione che dei non farm payrolls. Negli ultimi mesi il miglioramento della percezione delle condizioni del job market si è spesso associato anche ad un miglioramento del consensus a favore della politica economica dell’attuale amministrazione. In tal caso rileviamo che nel corso dell’ultimo sondaggio effettuato da ABC News, il livello di favore verso la politica economica di Bush si è attestato sul record minimo assoluto del 47%.

Euro: deludenti le ultime indicazioni giunte dagli indicatori anticipatori tedeschi sia dal lato del consumo che dal lato della produzione, a conferma della debolezza della domanda interna. L’indice Ifo, che riporta la fiducia delle aziende, a maggio è sceso a 96,1 dal 96,3 di aprile. Il dato è stato penalizzato da un calo della sottocomponente relativa alle condizioni correnti, mentre sono rimaste pressoché stabili le aspettative future.

Il clima di fiducia dei consumatori diffuso dall’istituto Gfk a giugno è sceso al 4,5%, dal 4,7%. Secondo quanto riportato dagli stessi ricercatori che curano l’indagine, il dato è stato penalizzato dalla debolezza del mercato del lavoro e dalle attese di possibili tagli alla spesa, ai fini di consolidare il bilancio pubblico.

Dopo le anticipazioni sui dati relativi ai laenders tedeschi, i dati preliminari sull’inflazione della Germania hanno confermato una decisa accelerazione del tendenziale (a 2,1% a/a, dall’1,6% di aprile). Sul dato ha pesato il prezzo del greggio, che continua a mantenersi elevato, malgrado i vari appelli per un incremento di produzione giunti dal G7 durante lo scorso fine settimana. Le autorità monetarie non sembrano preoccupate dagli effetti negativi che il rialzo dei prezzi del greggio potrebbero avere sull’inflazione e sulla crescita. Alex Weber, il neo governatore della Bundesbank, ha dichiarato che la banca centrale lascia aperta ogni possibilità sulle prossime mosse monetarie, ribadendo che i recenti rialzo del greggio non dovrebbero minare la ripresa economica.

Jap: si rafforzamento lo Yen dopo il buon dato sulla bilancia commerciale che ha registrato un calo del surplus rispetto al mese precedente, grazie ad un incremento record delle importazioni (+1,1% m/m) a fronte di un recupero molto più contenuto dell’export (+0,5%). La crescita delle importazioni evidenzia un miglioramento della domanda interna che potrebbe continuare a supportare la crescita del paese.

Commodity: oggi sono molto attesi i dati sulle scorte di benzina Usa. Il dipartimento dell’Energia ha segnalato come in termini annui la domanda di benzina sia salita del 3,5% a fronte invece di un incremento dell’offerta del 2,3%. Sarà importante anche verificare l’andamento del tasso di utilizzo delle raffinerie.

Lo scorso anno, al 30 maggio si raggiunse il picco record di 97,3%, Se fossero confermate le attese di un incremento dello 0,5%, il tasso di utilizzo impianti attualmente si situerebbe al 95,8%. Ieri il presidente venezuelano Chavez ha dichiarato che all’interno dell’Opec vi è una larga maggioranza contraria ad un aumento della produzione. Al momento i paesi espressamente contrari sono Venezuela, Nigeria ed Iran. La discussione è destinata ad intensificarsi con l’avvicinarsi della prossima riunione Opec del 3 giugno.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)