USA: il dato relativo agli ordinativi di beni durevoli di marzo ha evidenziato un valore triplo rispetto alle attese (+3,4% vs attese di +0,7%) con una sensibile revisione al rialzo del dato di febbraio (da +2,5% a +3,8%). Anche depurando il dato generale dalle componenti volatili si ottengono valori piuttosto positivi. Così ad esempio la spesa in beni durevoli al netto della componente difesa ed aerea ha segnato un +2,4% m/m, confermando pertanto il buon risultato di febbraio (+2,8%).
Il settore auto ha ancora una volta evidenziato una buona performance (+3,6%). Inoltre anche le consegne (dato quest’ultimo rilevante per il computo del pil del primo trimestre) ha segnato un +3,2% da +1,7% m/m. Infine gli ordini inevasi al netto della componente aerea e difesa hanno continuato a segnare un incremento dell’1%, così come nel mese di febbraio. Quest’ultimo elemento risulta rilevante in quanto tende ad incrementare il portafoglio ordini che a sua volta tende a proiettare al rialzo le aspettative sull’andamento del fatturato delle corporate Usa. Di conseguenza, non sono poche le case d’investimento a proiettare fino al 6% il valore atteso del Pil del primo trimestre negli Usa in pubblicazione il prossimo giovedì.
Gli altri due principali market movers della settimana sono rappresentati da: 1) fiducia dei consumatori, un dato molto importante che rappresenterà la base per il fine tuning delle stime relative al prossimo dato sul mercato del lavoro della prossima settimana; 2) Chicago Pmi; 3) il dato sul Pce core pubblicato in concomitanza con quello sui redditi personali, un dato quest’ultimo rilevante per verificare l’impatto sui prezzi della fase di crescita.
Nel complesso, ci attendiamo la possibilità di un lieve calo della fiducia dei consumatori, a causa principalmente dell’effetto negativo rappresentato dal recente rialzo della benzina. In tal caso però la componente rilevante da monitorare sarà quella occupazionale. Notizie positive potrebbero invece arrivare dal dato sul Pil. In tal caso sarà interessante verificare l’apporto delle scorte come indice del sentiment dei produttori.
Euro: in accelerazione la dinamica inflativa in Germania. In base al dato preliminare giunto in seguito all’andamento dei laenders tedeschi, ad aprile l’inflazione è salita all’1,6% a/a, dall’1,1% di marzo, toccando il livello più alto degli ultimi due anni. Hanno pesato sul dato i rincari delle benzine conseguenti all’aumento del prezzo del greggio.
Malgrado l’accelerazione delle spinte inflative, le organizzazioni internazionali continuano a richiamare l’area Euro affinché le autorità decidano un allentamento monetario. In occasione del G7 del fine settimana è stato fatto un nuovo riferimento alla politica monetaria, chiedendo alla Bce un allentamento monetario ritenuto necessario per stimolare la crescita. Dal canto suo la Bce ha ribadito per voce di Garganas, membro votante del consiglio direttivo, che le autorità monetarie non sono intenzionate al momento a modificare i tassi di intersesse.
Questa mattina inaspettatamente è giunto un segnale abbastanza incoraggiante dall’indice Ifo, che ad aprile, grazie alle migliorate attese sulla domanda estera dopo il ridimensionamento dell’Euro verso Dollaro, ha registrato un incremento, posizionandosi a 96,3, da 95,4.
Infine, durante il fine settimana, il referendum a Cipro, che avrebbe dovuto dare il via libera al piano dell’Onu per porre fine alla divisione dell’isola che va avanti da trent’anni, ha avuto esito negativo. Il risultato blocca il piano di riunificazione a pochi giorni dell’allargamento dell’unione fissato per il prossimo 1° maggio.
Jap: il Nikkei ha raggiunto i nuovi massimi dall’agosto 2001, superando i 12 mila punti, sostenuto soprattutto dalle attese di risultati societari positivi in particolare tra le blue chips. Gli acquisti si sono concentrati nel settore automobilistico, che continua a beneficiare dell’effetto cambi con lo yen che resta pressoché stabile nei confronti del biglietto verde. Nissan Motor ha infatti dichiarato che i profitti sono saliti del 28%, mentre le vendite del 9,3% dal 3,54% dello scorso anno.
Durante la settimana, sono attesi importanti dati macroeconomici, come la produzione industriale di marzo, il tasso di disoccupazione ed i prezzi al consumo di marzo attesi in rialzo.
Commodity: il rafforzamento del dollaro, legato alla speculazione che la Fed dovrebbe rialzare i tassi di interesse entro l’anno, ha determinato un calo delle quotazioni del rame che nell’ultima settimana ha perso il 7,1%. Il rafforzamento del dollaro ha infatti reso gli acquisti del metallo da parte delle società europee più costosi. Restano invece sostenute le quotazioni petrolifere influenzate dalle notizie poco positive provenienti dal fronte geopolitico.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)