USA:la variabile petrolio diventa sempre più al centro dell’attenzione degli operatori. Il forte recupero del greggio di ieri, malgrado le dichiarazioni rassicuranti dell’Arabia Saudita, risulta ora temibile non solo in chiave prezzi ma anche in termini di potenziale effetto negativo sulla crescita. JPMorgan ha ad esempio rivisto al ribasso le stime del Pil per il trimestre in corso portandole dal 5 al 4%. La notizia di sabotaggi presso oleodotti in Irak ha indebolito il Dollaro.
Allo stesso tempo si è verificato un recupero dei prezzi dei bond. Si tratta di elementi che potenzialmente potrebbero preludere ad una maggiore preoccupazione sull’evoluzione futura della crescita in un contesto di prezzi energetici strutturalmente elevati.
In tale contesto si inquadra il dato sulla fiducia dei consumatori Usa di maggio. Tale dato risulta essere importante non solo per verificare lo stato di salute del mercato del lavoro, ma anche per monitorare l’impatto eventuale sui consumi derivante dall’aumento del prezzo del greggio. A tal fine sarà importante ad esempio monitorare l’eventuale andamento dicotomico tra condizioni correnti (attese in rialzo visto il supporto offerto dai rimborsi fiscali oltre che dal miglioramento congiunturale del mercato del lavoro), e quelle prospettiche (potenzialmente più sensibili all’effetto negativo dell’aumento della componente energetica).
Un dato che evidenziasse un peggioramento sensibile della componente aspettative senza un bilanciamento da parte della componente occupazionale potrebbe essere penalizzante sia per i mercati azionari che per il Dollaro. Al momento però, tale ipotesi sembra da escludere per le seguenti considerazioni:1) il dato si riferisce alle rilevazioni fino alla metà del mese di maggio quando ancora vi era l’attesa di una decisione Opec informale su un eventuale aumento di produzione; 2) gli ultimi dati sull’indice della Fed di Filadelfia sul settore manifatturiero lasciano ben sperare sull’andamento del mercato del lavoro in questo particolare settore.
Euro: in Germania i dati relativi ai prezzi diffusi dai primi laenders hanno evidenziato un’accelerazione dell’inflazione. Gli stati di Assia, Nord Reno-Westfalia e Sassonia hanno infatti mostrato a maggio un inflazione all’1,9% a/a rispetto all’1,4-1,5% del mese precedente registrando così il maggiore incremento degli ultimi due anni. Più marcata l’accelerazione dei prezzi in Baviera dove il tendenziale è salito al 2,2%. Tra oggi e domani giungerà il dato preliminare sul Cpi tedesco che dovrebbe confermare un sensibile rialzo dovuto in gran parte alle spinte derivanti dal prezzo del greggio.
L’andamento del petrolio è stato anche il fattore principale del rialzo dell’inflazione in Francia, dove il dato finale sul Cpi di aprile ha evidenziato una crescita del 2,1% a/a, dall’1,7%. Malgrado l’accelerazione dell’inflazione, il governo francese è rimasto ottimista sulla crescita del paese. Ieri il primo ministro Raffarin ha dichiarato che presto l’esecutivo potrebbe innalzare al 2%, dall’1,7% precedente, la stima di crescita inserita nella finanziaria del 2004.
Sempre relativamente alla crescita, il Pil tedesco nel primo trimestre ha confermato la stima preliminare crescendo dell’1,5% su base tendenziale, rispetto allo 0,2% del quarto trimestre 2003.
Relativamente ai conti pubblici, l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha confermato che entro fine anno prenderà una decisione sul rating italiano. Ricordiamo che attualmente l’outlook di S&P sul debito pubblico italiano è negativo.
Jap: le minute relative alla riunione dell’8-9 aprile, evidenziano come la decisione di lasciare invariata la politica monetaria sia stata unanime. I membri del board infatti ritengono che finché nel paese sussisterà il problema della deflazione non sarà apportato alcun cambiamento al livello dei tassi di interesse.
Chiusura negativa per il Nikkei (-1,25%) dietro i timori che l’elevato prezzo del petrolio possa impattare negativamente sull’economia del paese. Il calo del mercato azionario ha favorito l’obbligazionario in cui l’asta sul 20 anni ha registrato un rialzo della domanda (bid-to-cover 3,19 da 2,66) e solo il 27% dei titoli collocati al prezzo più basso.
Commodity: continua a salire il prezzo del petrolio (oltre 41$/b). Le dichiarazioni dell’Arabia Saudita di voler procedere ad un rialzo dell’output indipendentemente dalla decisione dei rimanenti membri Opec, non ha rassicurato i mercati che temono la mancanza di accordo tra i paesi del Cartello e l’incapacità dell’Arabia di sostenere un elevato livello di produzione. I timori inoltre sono legati al fatto che il petrolio dell’Arabia non è adatto alla trasformazione in benzine, la cui domanda è destinata a crescere a causa dell’arrivo della stagione estiva. Sono infine attesi per domani i dati sulle scorte petrolifere statunitensi del Dipartimento dell’Energia.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)