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(WSI) – USA: le minute del meeting della Fed dell’1 novembre, hanno evidenziato come alcuni membri abbiano segnalato il rischio di eccedere nella fase di rimozione dell’accomodamento monetario, pur ribadendo complessivamente l’intenzione di continuare per ora in tal senso. Inoltre è emerso anche il dibattito sul possibile cambiamento del comunicato successivo agli incontri, in particolare nella parte relativa all’orientamento di politica monetaria attualmente caratterizzato da un approccio graduale.
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Le minute hanno comunque continuato ad evidenziare i rischi di trasmissione delle spinte inflative agli indi core. Successivamente alla pubblicazione delle minute è intervenuto anche Lacker, membro votante dalla Fed il quale ha puntualizzato che al momento è prematuro ipotizzare la fine della fase di rialzo dei tassi da parte della Fed. Ne emerge pertanto un dibattito piuttosto animato su tale tema all’interno della Fed che però per ora verosimilmente continuerà a rialzare i tassi di 25bps nei prossimi due incontri (gli ultimi presieduti da Greenspan) con possibilità che già nel prossimo meeting venga eliminata la menzione dell’approccio graduale, esplicitando però al contempo i rischi sui prezzi.
In questo modo Bernanke avrebbe maggiore libertà di azione nel meeting di fine marzo per decidere se continuare o meno la fase di rialzo dei tassi. I mercati obbligazionari hanno reagito con un calo dei tassi più marcato sulla parte a breve. Il dollaro, ha ripreso ad indebolirsi a fine giornata verso le principali valute superando la soglia di 1,18 verso Euro. Infine le borse hanno accentuato i guadagni, grazie al contributo positivo soprattutto di alcuni settori come quello energetico e quello dei semiconduttori.
Europa: in seguito alle parole di Trichet, Quaden, membro del consiglio direttivo di Francoforte, ha ribadito la necessità di innalzare i tassi di interessi al fine di riportare la politica monetaria al livello neutrale ed azzerare i tassi reali, attualmente negativi. Quaden ha anche espresso cautela nella rimozione dell’eccessivo accomodamento monetario, fugando i timori di coloro che stavano anticipando una fase restrittiva prolungata come quella messa in atto dalla Fed.
L’ipotesi di una sostanziale gradualità delle decisioni di politica monetaria, ipotesi già emersa lunedì dal discorso di Trichet e caldeggiata anche ieri da Wellink, ha generato un ritracciamento dell’Euro in particolare contro $, con un cross che ieri ha toccato il minimo di 1.1686. La valuta ha comunque recuperato terreno continuando il minirally iniziato il 17 novembre. La necessità di azioni graduali è stata confermata anche dai dati macro. Il disaggregato del Pil tedesco del terzo trimestre 2005, sebbene il dato complessivo abbia registrato un‘accelerazione, ha evidenziato un calo dei consumi delle famiglie, il terzo consecutivo, con una crescita che è giunta dalle esportazioni, dagli investimenti e dalla spesa pubblica.
L’andamento dei conti pubblici tedeschi non soddisfa la Commissione che, a febbraio, chiederà un avanzamento della procedura per deficit eccessivo nei confronti del paese, procedura che dovrà poi ottenere l’approvazione dei ministri economico-finanziari dell’unione. Migliore la situazione in Francia dove, malgrado il deficit/Pil sfori anche per quest’anno il 3%, le autorità del paese, a giudizio della commissione, si sono fermamente impegnate nel consolidamento dei conti pubblici.
Asia-Pacifico: in una giornata priva di pubblicazioni di dati macroeconomici rilevanti in Asia, la borsa di Tokio è chiusa per la festività nazionale nipponica del Labour Thanksgiving Day. Sempre per il Giappone, domani avremo i dati per ottobre della bilancia merci, alcuni dati riguardanti il commercio al dettaglio e, interessante al fine di cercare di divinare tempi e modalità della futura rimozione del quantitative easing come strategia di politica monetaria, le minute del comitato di politica monetaria della Banca del Giappone tenutosi l’11 e 12 ottobre scorsi.
Commodity: il calo delle temperature in Europa ed Usa e l’aumento dei consumi di petrolio da riscaldamento hanno continuato a spingere le quotazioni petrolifere verso l’alto ad un massimo di 59$/b. Oggi l’attenzione sarà rivolta ai dati sulle scorte petrolifere statunitensi che il consensus di mercato stima in rialzo. Tocca il massimo degli ultimi 18 anni invece il prezzo dell’oro che ha raggiunto i 495 $/oncia, dietro la speculazione di un rallentamento del mercato immobiliare che ha portato gli investitori ad indirizzare i loro acquisti sul lingotto.
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