Società

MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (23/09/04)

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USA: l’attenzione degli operatori ieri è stata focalizzata interamente sull’ennesimo rialzo del prezzo del petrolio, che ha fornito ulteriore supporto al mercato obbligazionario che ora è arrivato sull’importante livello del 4% in termini di decennale governativo. Sul mercato azionario ha inciso negativamente non solo il rialzo del prezzo del greggio ma anche la negativa trimestrale di Morgan Stanley e la notizia di irregolarità contabili da parte di Fannie Mae, la maggiore agenzia sui mutui statunitense che ha chiuso perdendo in borsa circa il 7%.

Il vero motivo di attenzione degli operatori continua però ad essere il rally sul mercato obbligazionario. Il timore è che, al di sotto di certi livelli di tasso, possano innestarsi gli acquisti da parte delle agenzie sui mutui. A tal proposito evidenziamo che ieri Fannie Mae ha dichiarato che il livello del duration gap di agosto è stato pari a –2 mesi da 0 di luglio. Si tratta di un livello che si posiziona all’interno del range ritenuto tollerabile di +/- 6 mesi.

Oggi è attesa la pubblicazione dei dati settimanali sui disoccupati. Particolarmente atteso anche il discorso di Gramlich, membro votante del Fomc. La discesa dei tassi sta favorendo le emissioni da parte di paesi emergenti. Dopo il Venezuela, ieri anche il Messico ha annunciato l’imminente emissione di un titolo a 30 anni in Dollari.

Europa: Trichet in occasione dell’audizione alla Commissione economico-monetaria del Parlamento europeo, ha confermato per l’area euro le ultime stime di crescita (1,6-2% nel 2004 e 1,8%-2,8% nel 2005) e di inflazione (2,1-2,3% nel 2004 e 1,3-2,3% nel 2005). Il capo della Bce ha ribadito ancora una volta che, malgrado l’elevato prezzo del greggio, le condizioni per il proseguimento della crescita nell’area rimangono e che al momento non ci sono segnali che facciano intravedere la formazione di pressioni inflative.

Tuttavia il presidente della Bce ha affermato che se i prezzi petroliferi raggiungessero livelli più elevati di quelli attesi, potrebbero avere effetti negativi sia sulla domanda estera che interna, anche se i rischi attuali non possono assolutamente essere comparati con quelli dei due choc petroliferi degli anni ’70 e ’80”. Ferma la posizione di Trichet sulla non necessità di modificare il patto di stabilità. Dal lato macro sale ai massimi del 2004 la fiducia dei consumatori italiani di settembre, con un miglioramento della componente relativa alla situazione corrente, mentre resta stabile quella relativa ai mesi futuri.

In crescita anche la spesa per consumi francese relativa al mese di agosto. I rialzi sono da imputare alle misure intraprese dai due governi, italiano e francese, che hanno fatto pressione sulle grandi catene distributive affinché controllino i prezzi delle merci. In Germania salgono gli ordinativi industriali per il mese di luglio. All’interno si evidenzia un forte incremento degli ordinativi esteri del settore manifatturiero cresciuti dell’11% a/a dal 5,9% di giugno, mentre quelli domestici sono cresciuti del 3,9% a/a dal 3%, confermando come la crescita tedesca sia sostenuta principalmente dalla domanda estera. Nell’intera area euro scendono invece gli ordinativi industriali di luglio, con un particolare calo del settore chimico e dei metalli di base.

Asia-Pacifico: in Giappone oggi i mercati sono rimasti chiusi per festeggiare l’equinozio di autunno, mentre dal lato macroeconomico non si segnalano dati in uscita. Le restanti borse asiatiche si trovano quasi tutte in territorio negativo, patendo anche il nuovo movimento del prezzo del petrolio verso i massimi storici, registrati in agosto. In calo i titoli delle compagnie aeree, come Singapore Airlines (-0,88%) e Cathay Pacific (-0,74%), i cui bilanci sono sostanzialmente esposti all’aumento del costo del carburante, così come i titoli di molti grandi esportatori, come la coreana Samsung Electronics (-1%), nel timore di un impatto del costo dell’energia sulla crescita della domanda estera e, quindi, sugli utili aziendali nei prossimi trimestri.

Commodity: come nelle attese i danni provocati dall’uragano Ivan e d il successivo blocco della produzione negli oleodotti del Golfo del Messico hanno avuto come effetto il calo delle scorte petrolifere Usa. Il report settimanale redatto dal Dipartimento dell’Energia ha infatti registrato un calo di 9,1 Mln di barili dopo che nella scorsa settimana erano scese di altri 7,1 Mln. Si tratta dell’ottava settimana consecutiva di calo delle scorte, la sequenza più lunga dal 1988. In calo anche le scorte di benzine e distillati.

Il dato unito ai timori di un aumento della domanda invernale ha generato una forte spinta dei prezzi petroliferi che hanno superato i 47 $/b. L’heating oil ha raggiunto il nuovo record storico. A questo inoltre si aggiunge la richiesta ufficiale di 2 raffinerie statunitensi di ricorrere ad un prestito di petrolio attingendo alle scorte strategiche Usa che attualmente ammontano a 670Mln/b. Un provvedimento in tal senso era già stato adottato nell’ottobre del 2002, per far fronte ai danni provocati dall’uragano Lili.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)