USA: Alan Greenspan, ieri, in occasione della sua 35-esima e quasi certamente ultima testimonianza semestrale di fronte al Congresso degli Stati Uniti, ha dichiarato come le prospettive per l’economia a stelle e strisce siano quelle di una crescita sostenuta e di pressioni inflazionistiche contenute, ma ha altresì chiaramente segnalato come, per la realizzazione di tali previsioni, la Federal Reserve sia chiamata a continuare la rimozione dell’accomodamento monetario.
Greenspan non ha, naturalmente, fortino indicazioni su quale possa essere l’effettiva cadenza del processo di aumento dei tassi ufficiali di interesse, che di per sé non esclude la possibilità di pause, ma non ha detto nulla in contrasto con la diffusa aspettativa di un ulteriore rialzo di un quarto di punto percentuale alla prossima riunione dei Federal Open Market Committee, il 9 Agosto.
Per il ritmo dei rialzi, sarà interessante la consultazione delle minute dell’ultimo FOMC, del 30 giugno scorso. Nel rapporto presentato, il FOMC ha lievemente rivisto al ribasso la previsione centrale per la crescita del PIL reale nel 2005, portandola al 3,5% nel quarto trimestre, rispetto allo stesso trimestre del 2004, dal 3,75%-4% contenuto nel rapporto di Febbraio, così come ha limato al ribasso la crescita nel 2006, mentre, sul fronte prezzi, la previsione centrale per la crescita del PCE core, sempre per ultimo trimestre 2005 su ultimo 2004, è stata lievemente aumentata a 1,75%-2%, con medesima previsione per il 2006.
Per quel che riguarda i rischi che potrebbero far deviare da tale scenario, Greenspan ha citato quello che il prezzo del petrolio possa evolvere diversamente da quanto correntemente atteso nei prezzi dei contratti futures a più lunga scadenza, ha espresso preoccupazione per il recente andamento in crescita del costo unitario del lavoro nel paese, e si è soffermato sull’andamento dei tassi di interesse a lungo termine. Dietro gli attuali tassi a lunga, probabilmente, vi sarebbero i concomitanti fenomeni di un eccesso di risparmio su scala globale e di una riduzione nel ritmo degli investimenti delle aziende, quest’ultimo di particolare interesse alla luce del forte cashflow di cui le imprese statunitensi si trovano a beneficiare.
Il capo della Fed si è espresso nel senso dell’insostenibilità, nel più lungo andare, degli attuali bassi tassi, ed ha sottolineato i rischi che la recente bassa volatilità delle variabili dei mercati finanziari e di quelle macroeconomiche possano aver indotto una falsa sensazione di sicurezza in molti, e questo possa essere dietro ai bassi premi per il rischio di credito, all’attuale situazione del mercato dei mutui immobiliari, ed all’andamento del prezzo delle case, fenomeno quest’ultimo comunque limitato ad alcune aree del paese.
Europa: in calo l’avanzo commerciale di Eurolandia, avanzo che a maggio si è attestato a 3,2 mld di euro, su base destagionalizzata, in calo rispetto ai 4,2 miliardi, rivisti al rialzo del mese precedente.
Secondo l’Ifo, in rallentamento anche il ritmo di crescita delle esportazioni tedesche a causa di una diminuzione della domanda mondiale. In Italia, l’Istat ha diffuso i dati sul fatturato dell’industria, che ha registrato a maggio un calo dell’1,6% rispetto al mese precedente, mentre su base annua tale fatturato è salito del 5,1%.
Asia-Pacifico: buone notizie dal Giappone, dove, in giugno, l’avanzo di partite visibili è sì calato per il terzo mese consecutivo, portandosi a ¥873,1Mld, ma il calo è risultato minore delle attese e, aspetto ancor più importante, a fronte dell’inflazione del valore delle importazioni per il caro-greggio, le esportazioni sono tornate a dare segni di vita, soprattutto quelle verso la Cina, dissipando parte dei timori che uno dei tradizionali motori di crescita dell’arcipelago, il commercio estero, possa risultare seriamente compromesso nei mesi a venire.
Commodity: il corso del contratto uniforme a termine sul greggio light sweet al Nymex per il primo mese di consegna ha chiuso la sessione regolare in ribasso di 74 centesimi, a $56,72 al barile, anche grazie ad un calo minore delle attese, sia pur terzo calo consecutivo, nelle scorte statunitensi di petrolio per la settimana conclusasi lo scorso 15 Luglio, con le scorte di distillati che sono invece aumentate di 2,3 milioni di barili.
A cura di A. Cesarano (Responsabile Market Research), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C. Pace (Economista).