USA: i leading indicators Usa del mese di novembre hanno registrato un incremento mensile superiore alle attese a fronte di una revisione al ribasso del dato precedente. Sei componenti su dieci hanno contribuito positivamente al dato. La variazione mensile positiva ha interrotto la sequenza negativa dei 5 mesi precedenti.
Il tasso tendenziale ha però continuato a seguire il trend calante arrivando a quota 0,9% da 1%. Ken Goldstein, economista del Conference Board, istituto che pubblica il dato, ha dichiarato che l’indicatore suggerisce una perdita di forza relativa dell’economia agli inizi del 2005, sebbene dovrebbe essere registrato un miglioramento in primavera.
In generale, il trend calante dell’indice tendenziale mantiene aperta la discussione in merito alla sostenibilità della ripresa Usa. Recentemente, le rilevazioni di alcune sottocomponenti dell’indice hanno evidenziato un potenziale apporto positivo al dato di dicembre.
Così ad esempio il miglioramento delle condizioni di fiducia prospettiche dei consumatori secondo le rilevazioni preliminari dell’indice dell’università del Michigan, insieme all’andamento del mercato azionario che, nel caso ad esempio dell’indice S&P500, hanno segnato il livello massimo dall’agosto del 2001.
Il dato di dicembre potrebbe risentire dell’eventuale buon andamento delle vendite natalizie. Lacker, presidente della Fed di Richmond ed attualmente membro non votante della Fed, ha dichiarato che, nel caso di un ulteriore calo della produttività che dovesse riflettersi in un incremento dei costi per la clientela finale, la fase di rialzo dei tassi potrebbe registrare un’accelerazione.
Secondo Lacker, la variabile chiave per la conduzione della politica monetaria sarà comunque l’andamento della produttività, anche nel caso in cui non si registrassero variazioni significative dei prezzi.
Europa: forte calo dei prezzi alla produzione tedeschi: il dato di novembre, in corrispondenza di un calo mensile dello 0,5%, ha evidenziato un tendenziale al 2,8%, dal 3,3% di ottobre, confermando come ormai le spinte derivanti dal caro-petrolio sui prezzi alla produzione si stiano esaurendo.
Relativamente alla crescita economica in Eurolandia, la Commissione Europea ha confermato le proprie previsioni per l’anno in corso e per il 2005, attendendosi un incremento del prodotto interno lordo in prossimità del 2%.
La Commissione ha comunque ammesso come il forte apprezzamento dell’Euro stia impattando negativamente sulle esportazioni, e come la crescita dei consumi delle famiglie rimanga anemica ed insufficiente per una crescita sostenuta dell’intera area.
L’apprezzamento dell’Euro sta comunque impattando positivamente sull’inflazione, che secondo la Commissione dovrebbe scendere sotto il 2% già nel secondo trimestre del 2005. Infine, la banca centrale tedesca ha annunciato che per il 2005 venderà meno del 7% di riserve di oro, limite previsto dall’accordo tra le banche dell’area.
In Turchia, la banca centrale turca ha tagliato i tassi di riferimento portandoli dal 20 al 18%, annunciando che saranno anche ripristinati gli acquisti giornalieri di Dollari. La banca centrale turca inoltre ha dichiarato che nel 2006 si passerà all’adozione di una politica monetaria orientata sulla base di un target d’inflazione.
Asia-Pacifico: poco mosse le borse della regione, con l’eccezione di quelle di Tokio e di Sydney, la quale ultima ha superato il livello dei 4000 punti per la prima volta. L’indice Nikkei 225, con un rialzo dello 0,2%, ha raggiunto il livello massimo da un mese a questa parte, mentre l’indice generale Topix ha registrato un incremento dello 0,59%, con buoni guadagni per i comparti bancario e dei servizi finanziari, e con perdite per i comparti farmaceutico, minerario e del petrolio e carbone.
Il comparto bancario è stato trascinato al rialzo dalla notizia che Shinsei Bank, prima banca nipponica ad essere acquisita da investitori stranieri, ha realizzato utili netti nel primo semestre fiscale, terminato il 30 settembre scorso, per ¥40,8 Mld, rispetto ai ¥34Mld nello stesso periodo del 2003, soprattutto grazie al successo della sua espansione nel business del credito al consumo e del risparmio gestito.
Le grandi e medie banche del paese, sulla strada di completare la risoluzione del problema dei crediti incagliati, hanno cominciato a focalizzarsi sull’aumento della profittabilità, approfittando del rilassamento della regolamentazione da parte del governo per espandersi verso nuove aree di business, mentre più incerta rimane la situazione, corrente e prospettica, dei bilanci delle banche regionali e di quelle di piccole dimensioni.
Oggi, il primo ministro Koizumi, ha riconosciuto come la crescita economica del paese abbia raggiuno un plateau, a causa di una serie di aggiustamenti nell’economia nazionale e globale, ribadendo altresì l’esigenza e l’impegno per l’introduzione delle riforme strutturali tese ad aiutare il Giappone a raggiungere un sentiero di crescita autosostenentesi attraverso l’aumento del livello di attività nel settore privato.
Commodity: battuta di arresto per il prezzo del greggio che ieri ha chiuso la seduta a 45,70 $ al barile dopo il forte recupero dei giorni precedenti. Prosegue il rialzo del prezzo del rame, ormai ininterrotto dal 9 dicembre scorso. Ad aiutare il recupero la speculazione di un ulteriore indebolimento del dollaro e l’annuncio effettuato il 10 dicembre scorso dall’International Copper Study secondo cui a settembre la domanda globale sarebbe stata superiore all’offerta per oltre 73 mila tonnellate.