USA: l’indice della Fed di Filadelfia relativo al settore manifatturiero di maggio è passato da 32,5 a 23,8. Il calo è stato determinato in parte dall’indisponibilità di materie prime che ha portato ad un rallentamento della produzione: in tal senso si è espresso il 56% degli interpellati. Allo stesso tempo sono calati gli ordinativi (da 26,1 a 18,3). Molto forte invece la componente occupazionale passata da 27,7 a 20,2, il livello più elevato da 31 anni. E’ risultato in rialzo la componente prospettica a 6 mesi dell’indice, passata da 33,6 a 42,3.
L’atteso discorso di Bernanke (membro votante della Fed), ha evidenziato toni meno preoccupati sul tema inflazione rispetto alle attese. L’esponente della Fed ha dichiarato infatti che l’inflazione core dovrebbe mantenersi in una zona considerata stabile fino al 2005. Secondo Bernanke il rialzo delle materie prime rappresenta un rischio per l’economia ma che ancora non sta impattando in modo negativo. L’esperienza passata suggerirebbe un livello neutrale dei Fed funds compreso tra il 3,7-4,7% in corrispondenza di un cpi core compreso tra 1-2%. Bernanke ha anche aggiunto che la Fed si muoverà in modo graduale, ma, qualora l’inflazione dovesse accelerare, gli interventi saranno più aggressivi.
Nel complesso le dichiarazioni di Bernanke sono state più tiepide rispetto a quanto era lecito attendersi da un esponente particolarmente attento alla dinamica dei prezzi e fautore della tesi della fissazione di un target sui prezzi stessi per la conduzione della politica monetaria. Di conseguenza si è registrato un recupero dei mercati obbligazionari ed un indebolimento del Dollaro. A questo punto l’attenzione si sposta sempre più sui dati sul mercato del lavoro del 4 giugno. In tale ottica il primo dato rilevante sarà quello sul consumer confidence del prossimo martedì. Fino ad allora il calendario macro è piuttosto scarno di dati.
Nell’ambito dei paesi emergenti segnaliamo come il real brasiliano si sia posizionato sui livelli minimi degli ultimi 13 mesi vs. Dollaro, in seguito alla decisione della banca centrale di mantenere i tassi fermi al 16%.
Euro: in calo la fiducia dei consumatori italiani che a maggio è passata a 97,1, da 101,6 di aprile toccando il minimo dal novembre 1993. Sul dato hanno inciso negativamente l’inasprirsi delle tensioni in medio oriente ed i timori relativi alle prospettive di crescita economica future, che potrebbero condizionare la situazione del mercato del lavoro.
Poco incoraggianti anche i segnali che giungono dall’industria. Il fatturato e gli ordinativi industriali hanno registrato sensibili incrementi su base annua solo grazie ad un effetto confronto positivo. La variazione mensile in termini aggiustati per la stagionalità è infatti scesa registrando un –0,6% ed un –0,8% per gli ordinativi e per le vendite industriali rispettivamente.
Ieri Garganas membro votante della Bce ha dichiarato che la ripresa economica è gia iniziata anche se il recupero sarà molto graduale. Il principale rischio per la ripresa rimane l’elevato prezzo del petrolio. In un’intervista per il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung Louekoski, altro membro del consiglio direttivo della Bce, ha dichiarato che il prezzo del greggio rappresenta una minaccia per l’inflazione, anche se al momento la Bce non ha nessun orientamento di politica monetaria facendo trasparire l’intenzione della banca centrale di rimanere cauta sui tassi.
Jap: continuano i segnali di miglioramento economico del Giappone. A marzo l’indice che raggruppa tutte le attività economiche è cresciuto dell’1,1% m/m dopo che a febbraio si era contratto del 3,6%.
Migliora anche l’indice dell’industria terziaria (1% m/m da –3,9%). I buoni dati macroeconomici supportano le dichiarazioni del Fmi, intenzionato ad alzare le stime di crescita del paese nell’outlook che sarà pubblicato a settembre. L’Organizzazione, malgrado pensi che l’elevato prezzo del petrolio ed il rallentamento economico della Cina, possano essere un ostacolo per il paese, ritiene che l’economia nipponica si stia allontanando dalla fase di stagnazione dell’ultimo decennio e che possa registrare nel 2004 una crescita prossima al 4% dalle precedenti stime del 3,4%.
Sul mercato azionario il Nikkei è tornato sopra quota 11 mila grazie agli acquisti di titoli bancari e retail.
Commodity: in lieve calo il prezzo del greggio in attesa della riunione informale Opec di Amsterdam del fine settimana. I membri dell’organizzazione si sono mostrati preoccupati per i recenti rialzi dei prezzi del greggio, affermando inoltre che il prezzo obiettivo del paniere continua ad avere come range 22-28 $/b e facendo così pensare ad un rialzo dell’output.
Tuttavia i margini di manovra dell’Opec restano molto limitati, in quanto i paesi stanno già producendo con ritmi superiori alla quota fissata nell’ultima riunione. Intanto il presidente Bush ha dichiarato che, malgrado le riserve petrolifere siano ad un livello molto basso, al momento non vi è alcun motivo per ricorre alle Riserve Strategiche.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)