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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (20/12/04)

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USA: l’indice dei prezzi al consumo Usa di novembre ha registrato una variazione mensile in linea con le attese. In termini tendenziali il dato generale ha raggiunto il livello massimo (+3,5%) dalla metà del 2001. L’indice core a sua volta si è posizionato al 2,2%, il valore massimo dalla fine del 2002. Vi sono interessanti elementi di attenzione con riferimento alle prospettive della spesa per consumi. In particolare sono stati piuttosto marcati i rialzi delle sottocomponenti energetiche relative al settore case: più in dettaglio il combustibile da riscaldamento e l’elettricità.

Il gas naturale ad esempio ha segnato un rialzo del 5,4%, l’incremento più elevato dal mese di marzo 2003, con un tendenziale pari al 17,1%. Non a caso, l’attenzione degli operatori si è recentemente spostata in modo più marcato sulle sottocomponenti del settore energetico maggiormente consumer sensitive soprattutto nell’ambito della stagione invernale.

Se si analizza ad esempio il diverso andamento delle tre principali sottocomponenti del settore energetico si osservano le seguenti variazioni: 1) benzina +20%; 2) petrolio +37%; 3) combustibile da riscaldamento +53%. E’ soprattutto quest’ultima componente ad essere minacciosa per il potenziale effetto erosivo sui redditi reali. I dati consuntivi stanno confermando tali timori: i redditi settimanali reali di novembre, sono risultati in calo dell’1,6% in termini tendenziali, il livello più basso dagli inizi del ’96. Pertanto, il progressivo e graduale incremento delle pressioni inflative sta anche impattando in modo significativo sui redditi reali e potenzialmente in ultima analisi sulla spesa per consumi.

La settimana presenta dati macro di rilievo: in particolare il deflatore PCE core, parametro di riferimento della Fed sui prezzi. Anche oggi i leading indicators assumono una rilevanza particolare, dopo 5 variazioni mensili negative consecutive.

Europa: a sorpresa l’indice Ifo per il mese di dicembre ha registrato un incremento significativo salendo a 96,2, da 94,1. In disaggregato è emerso un recupero sia della sottocomponente relativa alle condizioni correnti che quella relativa alle aspettative future. L’andamento potrebbe essere giustificato dal maggior ottimismo a seguito del rallentamento del prezzo del greggio che ha più che bilanciato l’apprezzamento dell’euro in particolare contro $. Si tratta comunque della prima inversione di tendenza da inizio anno e quindi necessiterà di ulteriori conferme nei prossimi mesi prima di poter affermare di essere di fronte ad un punto di svolta.

In Italia deludono i dati sul fatturato e sugli ordinativi industriali di ottobre, quest’ultimi penalizzati sia dal forte rallentamento degli ordinativi esteri che dalla contrazione di quelli interni. Secondo quanto riportato dal quotidiano Wall Street Journal venerdì scorso la Bce, per la prima volta nella sua storia, avrebbe reso nota una lista di decisioni amministrative. Secondo il quotidiano la mossa sarebbe un primo passo verso la diffusione delle minute delle riunioni di politica monetaria che da adesso in poi verranno rese note una volta al mese. Pochi i dati degni di nota durante la settimana ad eccezione delle prime indicazioni sull’inflazione a dicembre, con i dati relativi alle città campione italiane e quelli dei laenders tedeschi.

Asia-Pacifico: per lo più positive, oggi, le maggiori borse della regione, con gli indici delle borse di Shanghai e Shenzen, invece, in calo dell’1,16% e dell’1,1% rispettivamente. L’indice Nikkei225 ha guadagnato lo 0,23%, mentre l’indice generale Topix ha chiuso in lieve ribasso, con la penalizzazione dei titoli dei comparti farmaceutico e dell’ICT. Il governo nipponico ha ufficialmente reso note le proprie previsioni di crescita per l’anno fiscale che inizia il prossimo aprile, attendendosi un aumento del PIL reale, calcolato con la nuova metodologia che impiega indici dei prezzi a catena, dell’1,6%, al di sopra dell’attesa mediana degli economisti non-governativi, pari quest’ultima all’1,2%, mentre la crescita attesa per l’anno fiscale in corso è stata rivista al 2,1%.

Nel budget per il prossimo anno fiscale sono inoltre presenti piani per la riduzione della spesa e delle emissioni di titoli del debito pubblico, con spese generali come lavori pubblici e welfare attese scendere nel complesso dello 0,7%, mentre la sperata ripresa e la rimozione di alcune agevolazioni fiscali sui redditi da lavoro e sugli immobili dovrebbero far aumentare il gettito. La proposta del governo è attesa venir approvata dal parlamento, con minori emendamenti, all’inizio del prossimo anno. In risposta al budget, i mercati si sono mossi poco, visto che i dati avevano già cominciato a girare informalmente sugli organi di stampa venerdì scorso.

Commodity: in rialzo il prezzo del greggio sulla speculazione che le rigide temperature nella zona nord est degli Usa possano incrementare la domanda di combustibile da riscaldamento. Inoltre durante il fine settimana è giunta una minaccia da parte di al Qaeda che ha rinnovato i timori di un attacco terroristico ai pozzi in Arabia Saudita, facendo temere per le quotazioni dell’oro nero. Sul greggio e sul gas naturale hanno pesato anche le notizie giunte dalla Russia dove il governo ha venduto ad un compratore anonimo il core business della Yukos. Secondo indiscrezioni di mercato dietro a tale operazione potrebbe esserci la Gazprom o la Surgut, due compagnie russe operanti nel settore.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)