USA: i dati relativi alle spese e ai redditi personali hanno evidenziato incrementi maggiori delle attese (+0,7% m/m e +0,6% m/m rispettivamente). E’ comunque importante chiarire che i dati depurati dall’inflazione hanno mostrato incrementi molti più contenuti e pari allo 0,3% ed allo 0,2% m/m rispettivamente. Inoltre sulla lettura di ottobre hanno influito effetti transitori dovuti al passaggio degli uragani e per questo destinati a rientrare nei prossimi mesi. Ad esempio i redditi personali derivanti da canoni di affitto sono cresciuti di 26,8 Mld$ in ottobre rispetto al calo di 22,8 Mld di settembre. In miglioramento l’indice Ism relativo all’attività manifatturiera che a novembre è salito al 57,8, dal 56,8 di ottobre con la componente occupazionale cresciuta al 57,6, dal 54,8 di ottobre.
Invariato il Pce core che ad ottobre è risultato pari all’1,5%, confermando spinte inflative sostanzialmente sotto controllo e tali da permettere alla Fed di procedere con moderazione nella fase di incremento dei tassi. Il Beige Book dalla Fed ha evidenziato che 11 distretti su 12 hanno segnalato un miglioramento della crescita dell’economia, grazie anche al contributo positivo del mercato del lavoro. Inoltre è stato evidenziato come alcuni produttori stanno recuperando potere sui prezzi, riuscendo a trasmettere gli incrementi dei costi sui clienti finali.
Un articolo di Greg Ip sul WSJ, segnala come un numero crescente di membri della Fed ritenga che stiano aumentando i rischi di spinte inflative, il che potrebbe portare la Fed a rialzi continui dei tassi nei prossimi Fomc, senza pause intermedie. A tal fine sarà importantissimo il report sul mercato del lavoro in pubblicazione domani. Attese oggi le stime preliminari sull’andamento del quarto trimestre da parte di Intel.
Europa:in calo l’indice Pmi di novembre che per l’intera area Euro è sceso al 50,4 dal 52,4 di ottobre. In disaggregato il dato ha evidenziato una flessione della sottocomponente relativa ai nuovi ordini e di quella occupazionale. Merita attenzione il dato italiano che ha registrato un calo molto più marcato (a 48,1 da 51,4 di ottobre). In particolare spicca in Italia la flessione della componente occupazionale (a 46,1 da 47,9) ed il calo della produzione di beni di consumo (a 45,6, da 53) entrambi ad evidenziare una spesa delle famiglie che potrebbe ulteriormente peggiorare nei prossimi mesi.
Il rallentamento della crescita dovrebbe portare la Bce in occasione della riunione di oggi a rivedere al ribasso le proprie stime sul Pil per il 2005. Una fonte anonima vicina alla Bce ha dichiarato a Bloomberg che la banca centrale abbasserà dello 0,4% le stime di crescita per il 2005 con un rialzo del Pil dell’1,9%, rispetto al 2,3% precedente e con un’inflazione al 2%, dall’1,8% precedente.
Malgrado la revisione al rialzo dell’inflazione e le dichiarazioni rilasciate ieri da un membro della Bce Liebscher, secondo cui l’inflazione potrebbe sperare il tetto del 2% sia nel 2005 che nel 2006, continuiamo a ritenere che la riunione si concluderà con un nulla di fatto. Oltre ad una crescita debole, anche l’apprezzamento dell’Euro dovrebbe rappresentare un deterrente per eventuali rialzi dei tassi.
Asia-Pacifico: in rialzo oggi le maggiori borse della regione, con l’eccezione di Shanghai (-0,3%), spinte dalle chiusura positive delle borse nordamericane il giorno prima. A guadagnarne, naturalmente, sono stati i titoli delle grandi aziende esportatrici, come le giapponesi Tokyo Electron (+2,12%) e Toyota (+1,57%) e la sudcoreana LG Electronics (+2,25%). A Tokio, dopo il sostanziale calo di ieri, l’indice azionario Nikkei 225 ha guadagnato il 1,75%.
Bene i settori della gomma, dei servizi finanziari e delle telecomunicazioni, con NTT DoCoMo in rialzo del 3,45%. In prossimità dei minimi degli ultimi 5 anni il Dollaro/Yen Watanabe, viceministro delle finanze nipponico, ha ribadito la propria preoccupazione per la volatilità della valuta nazionale. Il ministro delle finanze Tanigaki ha però evidenziato che al momento non è da immaginare la possibilità di un intervento congiunto con l‘Europa.
Sul medesimo tema, l’annuncio del rilassamento di alcuni controlli sui movimenti di capitali operati da individui a partire dal prossimo anno, comunicato dalla People’s Bank of China, ha aumentato le attese di una rivalutazione dello Yuan nei confronti del biglietto verde in un futuro non troppo remoto.
Commodity: il report settimanale del DoE ha evidenziato, nella settimana al 26 novembre, un rialzo superiore alle attese delle scorte di petrolio, insieme a quelle di di benzine, posizionatesi nella parte alta della media del periodo. Le scorte di distillati restano invece ancora inferiori alla media del periodo.
I dati migliori delle attese hanno determinato un calo delle quotazioni petrolifere di oltre il 7%. L’Opec ha comunicato che se i prezzi petroliferi continueranno a mantenersi elevati, tollererà nel primo trimestre 2005 una produzione superiore alle quote stabilite da parte dei paesi membri.
Ricordiamo che ad ottobre i paesi Opec ex-Iraq hanno prodotto 900.000 b/d oltre il limite imposto in vigore dal primo novembre. La dichiarazione risulta discordante con alcune precedenti, secondo cui il continuo aumento delle scorte potrebbe portare ad un taglio della produzione.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)