Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – USA: i dati sui prezzi alla produzione di settembre hanno evidenziato una variazione mensile molto elevata in termini assoluti (+1,9%, la maggiore degli ultimi 15 anni) e superiore rispetto alle stime degli analisti, riflettendo in gran parte l’effetto negativo del rincaro dei prezzi energetici. La parte core è risultata relativamente più contenuta sebbene anche essa lievemente superiore alle attese. Il dato arriva dopo quello sul cpi dello stesso mese che aveva segnalato l’assenza di effetti sull’indice core.
Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER
Il dato sugli acquisti netti da parte di investitori esteri di asset a lungo termine detenuti da residenti Usa, ha evidenziato ad agosto un incremento del saldo positivo arrivato a quota 91,3MLD$ da 87,5. In dettaglio il dato ha evidenziato come l’afflusso di capitali verso gli Usa interessi al momento soprattutto i titoli corporate e quelli governativi. La ragione risiede da un lato nella ricerca di rendimenti addizionali e dall’altro nel più generale fenomeno di ricomposizione dei portafogli (in particolare da parte dei fondi pensione) tendente a privilegiare i bond rispetto all’equity. Yellen (membro Fed non votante) ha richiamato l’attenzione sulla dinamica dei prezzi segnalando come il livello neutrale dei tassi di riferimento si collocherebbe nel range 3,5-5,5%.
Ferguson (membro votante) ha invece sottolineato maggiormente gli effetti negativi sulla crescita derivanti dal rialzo del prezzo del petrolio, stimati nell’1% nel 2005 ed in 0,5% nel 2006. I mercati azionari hanno chiuso in netto calo penalizzati dal settore energetico. Nell’after hour, deludente la trimestrale di Intel che ha stimato un fatturato per il trimestre in corso inferiore alle attese.
Europa: i dati relativi all’inflazione europea di settembre hanno evidenziato un dato al 2,6% a/a, rispetto al 2,5% della stima flash ed al 2,2% di agosto. Sul dato ha pesato soprattutto il caro petrolio, tanto che il dato core depurato dalle componenti volatili è rimasto invariato all’1,3% evidenziando la mancanza di second round effects. Malgrado la sostanziale stabilità dell’inflazione core, prosegue la sequenza di esponenti della Bce che dichiarano la maggiore attenzione della banca centrale sulla dinamica dei prezzi. Ieri è stata la volta di Liikanen, Gonzales-Paramo, Caruana e questa mattina ancora Issing, sicuramente il più diretto.
Quest’ultimo, in un’intervista per un quotidiano di Helsinki, ha dichiarato che l’affermazione di Trichet secondo cui la Bce non avrebbe preso in considerazione la possibilità di un taglio dei tassi è un chiaro segnale della preoccupazione delle autorità monetarie per la dinamica inflattiva. In lieve miglioramento l’indice Zew per il mese di ottobre. Il dato ha risentito positivamente dell’indebolimento dell’Euro e della stabilizzazione del prezzo del greggio, rispetto ai massimi registrati in agosto. La presentazione del programma di governo in Germania attesa per la metà di novembre potrebbe pesare sulle prossime letture dell’indice a causa del possibile annacquamento delle riforme promesse in campagna elettorale dalla Merkel, che dovrà tener conto del volere dei ministri Socialdemocratici.
Asia-Pacifico: con chiusure negative per le borse statunitensi, ieri, e i cali delle altre borse asiatiche, oggi, l’indice azionario Nikkei 225 ha terminato la seduta di stamattina in flessione dell’1,67%, sesta seduta consecutiva in rosso, mettendo quindi a segno ben nove cali nelle dieci sessioni da quella del 4 ottobre scorso, quando l’indice raggiunse il massimo da più di due anni. La delusione per Intel ha pesato sui titoli delle aziende tecnologiche nipponiche, che solo da poco sembrano aver finito di smaltire l’eccesso di scorte che per lungo tempo le ha tenute sotto pressione, mentre i prezzi alla produzione statunitensi, con i relativi timori di Federal Reserve aggressiva e rallentamento della domanda USA, hanno fatto scendere i prezzi dei titoli degli esportatori.
Se a questo si aggiunge la continuazione dell’interesse degli investitori giapponesi per i titoli a reddito fisso esteri, si capisce la prosecuzione del movimento di indebolimento dello Yen nei confronti del Dollaro, in barba ai fondamentali relativi al commercio internazionale, con la valuta del Sol Levante che ha toccato un nuovo minimo da poco più di due anni nei confronti del biglietto verde, mentre solo modesto è stato l’indebolimento nei confronti dell’Euro, essendo l’interesse per il Dollaro il driver di questo mercato.
Commodity: scendono le quotazioni del petrolio e delle benzine dopo che è stato confermato lo spostamento della tempesta tropicale Wilma verso la Florida allontanandosi dall’area con la maggior concentrazione di piattaforme petrolifere ovvero la Luisiana ed il Texas.
Secondo il Centro Nazionale Uragani, Wilma dovrebbe raggiungere la Florida nel fine settimana. Oggi sono attesi i dati sulle scorte petrolifere statunitensi che il consensus mediano stima in rialzo rispetto alla scorsa settimana.
A cura di A. Cesarano (Responsabile Research and Strategy), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C. Pace (Economista).