USA: gli acquisti netti di asset Usa da parte di investitori stranieri sono stati pari a 59Mld$ ad agosto, il livello più basso dall’ottobre del 2003, in seguito ad una diminuzione degli acquisti netti di Treasuries (da 22,4 a 14,6Mld) e di azioni Usa (da 9,7 a –2Mld$). Il valore del dato in esame si è così avvicinato al deficit commerciale dello stesso mese che è risultato pari a 54Mld$, aumentando pertanto i timori sui potenziali effetti negativi sul biglietto verde derivanti dal crescente livello del deficit di partite correnti.
Ieri Olson, membro votante della Fed, ha dichiarato che il principale mover di politica monetaria per i prossimi meeting sarà rappresentato dalla verifica dell’andamento della crescita dell’economia Usa, lasciando pertanto intendere la possibilità di un rallentamento nel processo di rialzo dei tassi, alla stregua di quanto era emerso già nelle dichiarazioni recenti di Bernanke. Accolte positivamente le trimestrali di Ibm e Texas Instruments.
Nel caso di Ibm, la reazione nell’after hour ha portato ad un rialzo di circa il 2%, in seguito al notevole incremento del fatturato (+8,9%) e utili per azione migliori delle attese.Il Cfo si è inoltre dichiarato fiducioso circa la possibilità di rispettare le attuali stime degli analisti su fatturato e utili del quarto trimestre. Ancora migliore l’accoglienza riservata a Texas Instruments (+5%) nell’after hour dopo che la società ha evidenziato il livello record di fatturato degli ultimi 9 anni ed un Eps superiore alle attese. Secondo quanto rilevato dall’istituto Gartner, le consegne di Pc del terzo trimestre sono cresciute al ritmo del 9,7%, un livello inferiore rispetto alle precedenti stime di +12,1%.
Europa: scende il tasso di inflazione della zona euro registrando a settembre il 2,1% a/a dal 2,3% di agosto, confermando l’assenza di spinte inflative derivanti dal caro greggio. Tra le sottocomponenti si evidenzia in particolare un calo di quella alimentare e abbigliamento, mentre cresce leggermente quella relativa ai trasporti (4% a/a da 3,9%).
In Germania la Bundesbank, nel suo report mensile, ha dichiarato di attendersi un calo della crescita nel terzo trimestre rispetto al +0,5% del secondo trimestre, dovuto ad un rallentamento delle esportazioni e ad una domanda interna ancora debole. Sebbene le stime di crescita per il 2004 restano poco inferiori al 2%, nella seconda parte dell’anno si potrebbe assistere ad una crescita più debole rispetto alla prima parte.
Relativamente ai prezzi petroliferi, l’istituto, li considera un rischio per l’economia globale. Un prezzo del greggio superiore ai 50 $/b nel lungo periodo, porterebbe i prezzi al consumo ad un livello di tre quarti superiore alle stime attuali, ed una crescita di Pil reale più bassa di tre quarti. Sempre in Germania l’indagine condotta ogni quattro mesi dalle camere di commercio ed industria (DINK), ha evidenziato per il 2005 un rallentamento della crescita attribuibile alla debolezza della domanda interna che non riuscirà a compensare il rallentamento dell’export.
L’indagine riporta per il 2005 una crescita dell’1,5% dal 2% del 2004. Oggi infine sarà reso noto il rapporto semestrale di autunno dei sei principali istituti di ricerca tedesca, che secondo le prime anticipazioni, vedono per il prossimo anno un rapporto deficit/Pil al 3,5%, che risulterebbe il quarto anno di sforamento del paese del tetto Ue del 3%.
Asia-Pacifico: tutte positive le maggiori borse della regione, con la sola eccezione di Wellington, anche grazie all’andamento del prezzo del greggio, calato per la seconda sessione a New York.
In Giappone, l’indice azionario Nikkei 225 ha chiuso in rialzo dello 0,91%, interrompendo una serie negativa di sette sedute, sostenuto anche dai titoli tecnologici, dopo che alle buone notizie dalle statunitensi IBM e Texas Instruments si è andato ad aggiungere il risultato positivo nel secondo trimestre fiscale di Fujitsu (+4,06%), tornata in nero rispetto ad un anno prima grazie alla sostenuta domanda per i suoi chip e per le sue basi a terra per la comunicazione mobile.
Con i guadagni dei titoli delle aviolinee e le perdite di quelli dei settori minerario, del trasporto marittimo e del ferro e dell’acciaio, si evidenzia ancor di più il momento di volubilità degli investitori, pronti a reagire alle notizie più recenti sposando di volta in volta, forse con un po’ troppa forza, i due scenari alternativi di sostenibilità della ripresa globale e del suo venir meno.
In assenza, oggi, di dati macroeconomici di rilievo, si attende domani il dato sulle vendite dei convenience store a settembre, anche per cercare di avere qualche ulteriore indizio sull’andamento della domanda interna nipponica.
Commodity: scende il prezzo del greggio dietro i timori che un aumento dei prezzi possa ridurre la domanda dei prodotti petroliferi. A fare da calmiere ai prezzi è stata anche l’Opec che, nel suo bollettino mensile, ha rivisto al rialzo la crescita media dei consumi mondiali per l’anno in corso portandola a 2,6 da 2,49 Mln b/g, mentre per il 2005 le previsioni sulla domanda sono state riviste al ribasso del 7,5%. Restano comunque alti i timori che si accentui nei prossimi mesi la carenza di petrolio da riscaldamento, elemento che potrebbe spingere nuovamente al rialzo le quotazioni petrolifere. Relativamente ai metalli, poco variate le quotazioni del rame dopo che i lavoratori della cilena Codelco hanno raggiunto un accordo ponendo fine ad uno sciopero di 10 giorni.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)