USA: le vendite al dettaglio di settembre, sono risultate al di sopra delle attese anche nella parte core, beneficiando del buon andamento del settore auto (+4,2% m/m) a sua volta sostenuto dalla generosa politica di incentivi praticata dai due principali produttori General Motors e Ford. Dall’altro lato rilevante è stato anche il contributo del settore edilizio (+1,4%, la migliore performance mensile dell’ultimo semestre), conseguenza dei danni provocati dai numerosi uragani nel periodo di riferimento. Le vendite sono state sostenute anche dal ponte del Labor Day, che quest’anno è caduto il 6 settembre e non agli inizi del mese come di consueto.
Sotto le attese invece il dato sulla produzione industriale di settembre nell’ambito del quale ha contribuito in modo positivo il settore utilities, grazie al sensibile incremento di produzione di energia elettrica (+6,7%) conseguenza di un maggiore uso dei condizionatori in seguito a temperature più elevate della norma. Debole invece il settore auto (-0,5%), in linea con i tagli alla produzione annunciati da Ford e General Motors per il secondo semestre.
Invariato il tasso di utilizzo impianti rispetto ad agosto.
Tale dato ha evidenziato una continuazione del trend calante nel settore dei semiconduttori, raggiungendo il livello minimo da oltre un anno. I prezzi alla produzione hanno evidenziato un dato core leggermente più elevato rispetto alle attese. In tal caso segnaliamo il sensibile rialzo del settore auto (+1,1%), probabile conseguenza del forte rialzo delle materie prime.
Il modesto potere sui prezzi da parte dei produttori, rende arduo il trasferimento dei rincari sui prezzi finali, con conseguente contrazione dei margini di profitto, come già ad esempio denunciato da General Motors nell’ultimo trimestre. Particolarmente deludente è risultata la fiducia dei consumatori di ottobre rilevata dall’indice preliminare elaborato dall’università del Michigan, attestatosi sui livelli minimi dall’aprile del 2003. In tal caso, ha pesato il rialzo del prezzo del petrolio che questa volta ha inciso non solo sulle condizioni correnti (ai minimi del 2004) ma anche su quelle prospettiche (anch’esse ai minimi dall’aprile del 2003).
Rassicuranti le dichiarazioni di Greenspan sull’effetto del caro greggio. Secondo il capo della Fed non dovrebbero esservi conseguenze negative simili a quelle sperimentate agli inizi degli anni ’70 sia sui prezzi che sulla crescita, grazie soprattutto alla tecnologia che dovrebbe ulteriormente diminuire la dipendenza dal petrolio.
Europa: in un’intervista tenutasi a Berlino il capo della Bce Trichet ha affermato che i rialzi del prezzo del greggio aumentano i rischi per una crescita economica anche se la crescita acquisita negli ultimi 4 trimestri, pari al 2,1% a/a, sarà mantenuta anche nei prossimi mesi. Sulla crescita comunque prevalgono le revisioni al ribasso. La stessa commissione europea avrebbe già ridotto le stime di crescita per il 2005 portandole al 2,1%, dal 2,3% precedentemente anticipato. Il report definitivo sarà diffuso il 26 ottobre. Relativamente all’Italia l’Isae ha mantenuto invariate le stime di crescita per il 2004, mentre ha abbassato all’1,8%, dal 2% le stime di crescita per il 2005.
Poco incoraggiante la situazione dei conti pubblici con il deficit/Pil leggermente al di sotto della soglia del 3% (al 2,9% nel 2004 e al 2,8% nel 2005), con un debito/Pil in lieve calo sia per l’anno in corso che per il prossimo. Il rapporto dovrebbe infatti attestarsi al 105,8% nel 12004, dal 106,1 nel 2003 e al 104,5% nel 2005. Sempre sui conti pubblici, il neo premio nobel Prescott ha dichiarato l’importanza per il Patto di stabilità di legare il deficit al debito e quindi rendere più stringenti i dettami del Patto per quei paesi con debito elevato.
Asia-Pacifico: le maggiori borse asiatiche iniziano la settimana in rosso, con le eccezioni di Cina e Corea del Sud, patendo i nuovi record del prezzo del petrolio ed i dubbi sulla tenuta della ripresa globale. In Giappone, l’indice Nikkei 225 ha chiuso in calo dello 0,16%, settima sessione negativa consecutiva, con i titoli delle aziende minerarie, petrolifere e bancarie tra i più venduti: su titoli come Nippon Mining (-3,11%), JFE Holdings (-3,1%) e Nippon Steel (-2,72%) pesano sicuramente i timori circa l’entità del rallentamento della crescita della Cina, con il relativo PIL per il terzo trimestre ed il valore aggiunto dall’industria in settembre previsti in pubblicazione il prossimo venerdì.
Male anche molti titoli del settore bancario nipponico, dopo che nella tarda serata di venerdì gli analisti di CSFB avevano tagliato il proprio giudizio sul settore, valutando come ormai sfumata la speranza di una ripresa giapponese sostenuta dalla crescita della domanda interna.
Commodity: salgono sopra i 55 $/b le quotazioni petrolifere su timori inerenti l’andamento delle scorte il gasolio da riscaldamento che già nell’ultima settimana hanno registrato un calo del 2,3%. Poco variate le quotazioni del rame dopo che è stato raggiunto un accordo con i lavoratori della Codelco, principale società cilena, in sciopero dalla scorsa settimana.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)