USA: continuano le dichiarazioni da parte dei vari esponenti della Fed. Ieri Yellen, membro non votante della Fed, ha dichiarato di attendersi ancora un approccio di tipo graduale da parte della Fed nella conduzione della politica monetaria. La stessa Yellen ha aggiunto di essere contraria all’adozione di un inflation targeting. Nel frattempo aumenta il numero degli analisti che sta procedendo ad un rialzo delle stime dei Fed funds target a fine anno che si spostano sempre più verso il 4%.
Oggi inizia la settimana da un punto di vista macro con un denso numero di pubblicazioni attese. Tra queste ultime segnaliamo gli acquisti netti di asset Usa da parte di investitori stranieri oltre alle vendite al dettaglio. E’ atteso anche un intervento di Greenspan davanti allo Special Committee on Aging al Senato: il capo della Fed dovrebbe ribadire il suo favore per una riforma previdenziale basata sul sistema dei private accounts.
Europa: nel discorso di fronte alla commissione economica e degli affari monetari del parlamento europeo, Trichet ha dichiarato che l’andamento dei prezzi del greggio rappresenta un rischio per la crescita economica e per la stabilità dei prezzi nel medio periodo, tanto da spingere le autorità monetarie a rimanere vigili. Nel breve periodo comunque l’inflazione dovrebbe fluttuare intorno al 2%, senza rappresentare una minaccia, dal momento che non sussistono spinte che giungono dalla domanda interna. Per questo Trichet ha ribadito che l’attuale livello dei tassi di interesse rimane appropriato ed in linea con la definizione di stabilità dei prezzi della Bce.
La prossima mossa di politica monetaria sarà comunque quella di un rialzo, non certo di un taglio del costo del denaro che in tale fase avrebbe un effetto deleterio sulla crescita, anche se continuiamo a ritenere probabile un nulla di fatto fino a fine anno. Un monito è giunto anche per i governi nazionali. Trichet ha infatti ribadito l’importanza di modificare il Patto in modo però da non indebolire la procedura di implementazione delle misure correttive per il rientro del deficit.
L’unico dato degno di nota in pubblicazione oggi è lo Zew tedesco che a marzo potrebbe registrare una lieve flessione a causa del sensibile rialzo del prezzo del greggio.
Asia-Pacifico: chiusura negativa per i maggiori indici azionari della regione, stamani, con la sola eccezione di Wellington (+0,27%): a tenere banco, il tema della difficoltà delle aziende legate al comparto dei semiconduttori a sostenere i prezzi per i propri prodotti ed a impedire effetti negativi sulla crescita degli utili.
L’indice Nikkei 225 ha ceduto lo 0,25% a Tokio, seconda chiusura negativa consecutiva, con le preoccupazioni per i rialzi del prezzo del petrolio che sono state affiancate da quelle sul prezzo dell’acciaio. Secondo un articolo comparso oggi sul quotidiano Nihon Keizai, i produttori di acciaio sarebbero riusciti a negoziare un aumento del prezzo praticato ai propri clienti, come aziende di cantieristica navale e di elettronica, fino al 20%, il che ha spinto al rialzo i sottoindici del Topix relativi a materie prime ed acciaio, deprimendo al contempo il resto del listino.
Andamento al rialzo dei corsi obbligazionari governativi, considerati investimenti poco rischiosi in prossimità della chiusura dei bilanci il prossimo 31 marzo. Sempre per il Giappone, dopo la revisione al rialzo del PIL reale del quarto trimestre 2004, si attende per domani la decisone di politica monetaria della Banca del Giappone, che quasi certamente lascerà la propria strategia invariata, nonché la Bank’s View mensile ed il mensile rapporto sull’economia del governo.
In Cina, la produzione industriale per i primi due mesi di quest’anno, considerati assieme per evitare le distorsioni derivanti dal capodanno lunare, è cresciuta del 16,9% rispetto ad un anno prima, più di quanto atteso dagli economisti, a conferma della forza dell’espansione economica del paese.
Commodity: le quotazioni petrolifere chiudono la sessione in rialzo dell’1%, dopo che ieri le dichiarazioni del ministro del petrolio saudita relative alla possibilità di un aumento della quota produttiva di 500.000 Mln b/g a 27,5 Mln b/g nella riunione di domani, ha portato i prezzi sotto i 54 $/b. Difficilmente però un incremento della produzione spingerebbe le quotazioni petrolifere sotto i 50 $/b.
I rialzi sono stati guidati in particolare dai flussi speculativi, che secondo i dati diffusi dalla Commodity Futures Trading Commission, hanno registrato posizioni nette lunghe in rialzo per la quarta settimana consecutiva, raggiungendo i livelli dello scorso maggio.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C.Pace (Economista)