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(WSI) – USA: la bilancia commerciale di ottobre ha registrato un sensibile allargamento del deficit che è passato al nuovo record di 68.9 Mld di $ rispetto ai 66 Mld$ di settembre, dato quest’ultimo rivisto al rialzo rispetto alla precedente lettura. Sul dato ha pesato un incremento delle importazioni di petrolio, di automobili ed di oggetti elettronici, aumento che ha più che bilanciato l’accelerazione delle esportazioni cui a sua volta ha contribuito in modo determinante il fortissimo incremento del settore aerei ad uso civile.
A seguito della diffusione dei dati alcune case di investimento, tra cui Morgan Stanley, hanno rivisto al ribasso le loro stime di crescita statunitensi per l’ultimo trimestre del 2005. L’ulteriore incremento del deficit commerciale ad ottobre ha spinto nuovamente al ribasso il Dollaro nei confronti delle principali valute in particolare dello Yen. L’indice S&P 500 ha continuato a registrare una chiusura positiva, posizionandosi ai livelli massimi degli ultimi quattro anni supportato anche dalle notizie positive arrivate sul fronte prezzi, in seguito al calo superiore alle attese dell’indice sui prezzi delle importazioni su base non destagionalizzata.
In tal caso è stato determinante il sensibile calo del prezzo del petrolio che è atteso comportare una variazione mensile negativa anche per l’indice sui prezzi al consumo di novembre in pubblicazione oggi. Tali indicazioni supporterebbero l’ipotesi di una Fed prossima alla fine della fase di rialzo dei tassi. Importante sarà verificare inoltre l’eventuale posizionamento al di sotto del 2% della variazione tendenziale dell’indice core. L’attenzione degli operatori sarà focalizzata anche sul dato sugli acquisti netti di asset Usa da investitori esteri di ottobre.
Europa: i dati finali di Germania ed Italia relativi all’inflazione di novembre avvalorano l’ipotesi di un dato complessivo per l’intera area Euro in rallentamento al 2,4%, dal 2,5% di ottobre. Presentando il rapporto Italia, l’agenzia di rating S&P ha dichiarato che nel caso in cui vengano applicate misure strutturali che assicurino la ripresa di un chiaro e sostenibile trend calante del debito potrebbe essere decisa una revisione dell’outlook a positivo dall’attuale negativo.
Nel caso in cui, dopo le elezioni di aprile, non emergano chiare intenzioni in tal senso entro la fine del 2006 l’agenzia potrebbe abbassare il suo giudizio sul merito creditizio del paese attualmente ad AA-. Relativamente alla Francia, S&P ha dichiarato che non è escluso un abbassamento dell’outlook a negativo da stabile se il paese non effettuerà un consolidamento dei conti pubblici. Il paese comunque, secondo le stime dell’Insee, dovrebbe registrare un’accelerazione della crescita nel 2006 con un Pil tra il 2 ed il 2,5%, rispetto all’1,6% dell’anno in corso.
Asia-Pacifico: è proseguito durante la notte il movimento di rafforzamento dello Yen nei confronti di Dollaro e, in parte, di Euro, movimento innescato dalla composizione delle notizie dei gironi scorsi relative all’ultimo FOMC ed ad un rapporto Tankan comunque positivo, e ulteriormente supportato dal saldo commerciale statunitense.
In tal senso, grande attesa si sta sviluppando per il rapporto mensile della Banca del Giappone, in pubblicazione domani, per cercare di divinare modalità e tempistica della rimozione del quantitative easing. L’apprezzamento dello Yen ha, naturalmente, penalizzato le azioni delle grandi aziende esportatrici, il cui calo ha guidato la prosecuzione del movimento ribassista del Nikkei 225, indice che in due giorni ha ceduto il 3,32%, dalle alte valutazioni raggiunte così rapidamente nel recente passato.
Commodity: i dati sulle scorte petrolifere statunitensi hanno registrato un incremento delle scorte di greggio (+892.000 barili) e di quelle di benzine (+1,7 Mln di barili). Il calo delle temperature ha invece penalizzato le scorte di distillati scese di 88.000 barili.
Le quotazioni petrolifere, dopo aver toccato un massimo di 61,75 $/b, hanno chiuso la sessione a 60,46$/b. Le vendite speculative continuano a condizionare il prezzo dell’oro che da inizio settimana ha ceduto il 4%.
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