Società

MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (15/09/04)

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USA: il dato sulle vendite al dettaglio di agosto è risultato sostanzialmente in linea con le attese con una lieve revisione al rialzo del dato del mese precedente. I due settori che hanno particolarmente penalizzato le vendite sono stati quello automobilistico (-1,9%) e quello relativo all’abbigliamento (-1,4%).

Le deludenti vendite concomitanti con il c.d. back to school period hanno manifestato il loro effetto negativo sulla componente “General merchandise”, in calo dello 0,4%. Il dato potrebbe essere stato penalizzato dal minor contributo del picco di vendite in genere collocato in prossimità della festività del Labor Day che quest’anno è caduta il 6 settembre, a differenza invece del 2003 quando invece si collocò al primo giorno dello stesso mese. Pertanto probabilmente l’effetto Labor Day sulle vendite, dovrebbe quest’anno essere riferito alla rilevazione di settembre.

A tal proposito evidenziamo che i dati settimanali all’11 settembre forniti dall’indice Redbook, hanno evidenziato un andamento leggermente al di sopra delle attese (+1% m/m). I rivenditori hanno esplicitamente dichiarato che l’effetto del Labor Day è stato sostanzialmente in linea con le attese. In ogni caso, il dato di oggi evidenzia una continuazione del trend calante dell’indice tendenziale core (da 8,1 a 7% a/a). Nel complesso il dato non è stato in grado di fugare i dubbi sulla fine della fase di rallentamento dell’economia Usa.

Il deficit delle partite correnti del secondo trimestre ha raggiunto il livello record di 166,2Mld$, pari al 5,7% del Pil dal 5,1% del trimestre precedente. In tal caso ha inciso negativamente soprattutto il record raggiunto dal deficit commerciale che a giugno ha segnato il livello record mensile di 55Mld$. L’entità del deficit di parte corrente evidenzia la necessità da parte degli Usa di attrarre mediamente capitali per 1,8Mld$ al giorno per pareggiare il deficit stesso ed evitare ripercussioni negative sul Dollaro. Positiva la trimestrale di Oracle che ha guadagnato circa il 4% nell’after hour, dopo aver riportato utili trimestrali superiori alle attese.

Europa: in calo l’indice Zew penalizzato dal caro petrolio e dalla deludente situazione del mercato del lavoro. L’indice relativo alla Germania è sceso a 38,4, dal 45,3 di agosto toccando il minimo degli ultimi 15 mesi. Il capo dell’ufficio statistico che ne redige le stime ha dichiarato che il dato ha risentito di un ridimensionamento delle prospettive di crescita dell’economia globale che potrebbero impattare negativamente sulle esportazioni del paese oltre ad una domanda interna ancora molto debole.

Anche la Banca Centrale francese nel suo bollettino mensile ha dichiarato che la crescita rallenterà nel terzo trimestre dell’anno ribadendo di attendersi un incremento dello 0,6% t/t, rispetto allo 0,8% registrato nei primi due trimestri dell’anno a causa di un ridimensionamento dei nuovi ordinativi industriali.

Per l’anno in corso la crescita dovrebbe comunque mantenersi sostenuta le autorità monetarie si aspettano infatti un incremento del 2,5% a/a, rispetto al +0,5% registrato nel 2003. Dal lato societario Vivendi ha rilasciato i risultati del secondo trimestre annunciando perdite trimestrali per 1,85 Mld Euro rispetto ai 313 Mln registrati nello stesso periodo dell’anno precedente.

Asia-Pacifico: in calo il Nikkei che ha chiuso la sessione cedendo l’1,21%. Tra i titoli maggiormente penalizzati vi sono società esportatrici come Toyota Motor Corp. e Fuji Photo Film, che hanno risentito dell’incremento del prezzo del greggio alimentando i timori di un rallentamento economico del paese. Il calo del mercato azionario ha favorito il mercato dei bond. Il rendimento del titolo governativo a 30 anni ha registrato il più basso livello degli ultimi tre mesi. Il declino dell’azionario potrebbe, inoltre, favorire gli acquisti di bond nell’asta che si terrà domani per un ammontare di 600 Mld Yen di bond a 20 anni.

Commodity: sale oltre i 44 $/b il prezzo del greggio dopo che l’uragano Ivan ha costretto la British Petroleum e Royal Dutch/Shell a diminuire la produzione negli stabilimenti del golfo del Messico.

Oggi è attesa la riunione Opec da cui non dovrebbe emergere nulla di nuovo rispetto a quanto già ampiamente annunciato nei giorni scorsi. L’organizzazione dovrebbe infatti procedere ad un aumento delle quote formali di produzione, ovvero legalizzare la maggiore produzione reale attualmente immessa sul mercato. Si stima che il cartello produce circa 1,5 Mln b/g in eccesso rispetto alla quota produttiva ufficiale di 15 Mln b/g. In discussione vi sarà anche la possibile modifica al rialzo dell’attuale banda di oscillazione dei prezzi (22-28 dollari al barile). Tuttavia non mancheranno le opposizioni da parte di alcuni membri come Iran e Venezuela.

Una maggiore indicazione sullo stato di salute delle scorte statunitensi giungerà infine dai dati del Dipartimenti dell’Energia in pubblicazione nel pomeriggio.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)