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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (13/4/05)

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USA: il deficit di bilancia commerciale Usa ha raggiunto a febbraio il nuovo record storico di 61Mld$, determinato principalmente da un incremento delle importazioni a fronte di esportazioni sostanzialmente stabili. La componente petrolio ha inciso sull’incremento delle importazioni in valore, in seguito al rialzo del prezzo del greggio. Anche al netto di tale componente il deficit è risultato comunque in rialzo.

Il deficit verso la Cina si è contratto grazie soprattutto al buon andamento delle esportazioni di aerei civili Usa, mentre invece il settore tessile ha continuato a registrare un incremento delle importazioni pari a oltre il 9% su base mensile. Il settore aereo è però spesso molto volatile rendendo possibile immaginare che la contrazione del deficit verso la Cina possa essere temporanea.

Dopo la pubblicazione del dato, diversi analisti hanno provveduto a rivedere al ribasso le stime di crescita per il primo trimestre, che in precedenza si attestavano al 4%. Le attese minute del Fomc del 22 marzo hanno evidenziato toni meno forti rispetto a quanto temuto in tema di possibile accelerazione della fase restrittiva. In particolare, il dibattito sui prezzi ha evidenziato una netta maggioranza di coloro che si attendono che l’inflazione nel suo complesso “tenderà a diminuire e che ogni eventuale rialzo sull’indice core dovrebbe essere limitato”.

Inoltre gli stessi fautori di tale tesi hanno evidenziato un’aspettativa di parziale rientro del prezzo del greggio oltre che di contenimento dei salari. Molto dibattuto invece il tema della cancellazione del termine measured, che, secondo alcuni, potrebbe vincolare eccessivamente la Fed.

Nel complesso le minute confermano l’attesa di un rialzo di 25bps il maggio p.v. con il mantenimento invariato dello statement. Il Fomc più rilevante dovrebbe invece essere il successivo del 30 giugno.

Europa: secondo le indiscrezioni di alcuni ufficiali del governo tedesco, il Fmi avrebbe tagliato le stime di crescita dell’intera area Euro per l’anno in corso portandole intorno all’1,6%. Relativamente ai conti pubblici, ieri il commissario europeo Almunia ha dichiarato che, nell’anno in corso, l’Italia rischia di vedere il rapporto deficit/Pil al di sopra della soglia del 3% per il secondo anno consecutivo e questo potrebbe condurre la commissione a lanciare la procedura di deficit eccessivo.

La commissione, entro giugno, preparerà un report sui conti pubblici italiani che dovrà poi essere giudicato dall’Ecofin. Lo studio potrebbe rappresentare la base per l’inizio della procedura anche se, visti i precedenti nei confronti di Germania e Francia, e alla luce dell’annacquamento del Patto di stabilità e Crescita è difficile immaginare che l’Ecofin (organo politico europeo) dia il via libera alla procedura, che quasi certamente sarà proposta dalla commissione, nei confronti del governo italiano.

Va comunque tenuto presente che, anche con la nuova riforma, l’Italia ha un aggravante rispetto alla situazione di Germania e Francia, ovvero l’elevato livello di debito su Pil (al 105,8%, rispetto al 65.5% e al 64.8% di Germania e Francia rispettivamente) che potrebbe spostare l’ago della bilancia.

Asia-Pacifico: il recupero degli indici azionari nordamericani, il giorno precedente, così come il deciso movimento al ribasso del prezzo del petrolio, hanno sostenuto le quotazioni azionarie delle aziende esportatrici della regione, consentendo a molti indici di muoversi intorno o poco sopra la parità.

Le buone notizie dall’estero non sono bastate, invece, all’indice Nikkei 225 che, chiudendo in calo dello 0,28%, ha portatto a tre le sedute negative consecutive, sotto il peso dei timori per una possibile contrazione dei margini di profitto delle aziende. I prezzi pagati dalle aziende per l’acquisto di beni sono aumentati in marzo dello 0,3%, più di quanto atteso dal mercato ed in accelerazione rispetto al mese precedente, portando la variazione tendenziale annua a +1,4%, tredicesima variazione tendenziale positiva consecutiva, da contrapporre a quasi sette anni di deflazione dei prezzi al consumo.

Metà dell’incremento tendenziale dei prezzi pagati da Corporate Japan in marzo può essere attribuito ai rialzi del costo della benzina e di altri derivati del petrolio, a fronte della sostanziale impossibilità di scaricare gli aumenti a valle del processo distributivo, soprattutto per le aziende più vicine al consumatore finale.

Commodity: scende il prezzo del petrolio dopo che l’IEA nel suo ultimo rapporto ha tagliato le stime della domanda mondiale di petrolio per la prima volta in due anni. Secondo il rapporto, per l’anno in corso la domanda di greggio si attesterà a 84,3 Mln b/g, 50.000 in meno rispetto alla stima precedente.

L’Organizzazione inoltre ha affermato che i timori che hanno spinto a livelli record i prezzi petroliferi stanno rallentando ed i picchi toccati nei primi mesi dell’anno sono stati determinati soprattutto dalle basse temperature, dal basso livello delle scorte di distillati e da una domanda più consistente.

Con l’arrivo della primavera questi fattori dovrebbero venire meno, a questo si aggiungerebbe poi il rallentamento della domanda cinese, l’incremento della produzione Opec ed il ripristino dei livelli delle scorte.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C.Pace (Economista)