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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (13/12/04)

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USA: i prezzi alla produzione del mese di novembre hanno evidenziato un rialzo al di sopra delle attese con riferimento all’indice generale, mentre invece è risultato in linea con le attese in termini core. Il rialzo dell’indice complessivo è stato determinato soprattutto dalla componente energetica, con un rialzo della componente gas naturale (+6,2% m/m) particolarmente sostenuto.

Significativo il rialzo dell’indice core dei beni intermedi che in termini tendenziali ha segnato una variazione di +8%, il livello più elevato dal 1981. Il dato nel complesso evidenzia tensioni sui prezzi sotto controllo nella parte core. Occorre però considerare che, in base al contenuto dell’ultimo Beige Book, alcune aziende stanno evidenziando una maggiore capacità di trasferimento dei rialzi dei costi sui clienti finali. Pertanto vi potrebbe essere una parte del Board preoccupata anche dagli incrementi della componente relativa alle materie prime, sebbene nel frattempo l’indice Crb abbia evidenziato da inizio dicembre un calo di circa il 5%.

La riunione di domani pertanto dovrebbe concludersi con un rialzo dei tassi di 25bps. Notizie più incoraggianti sul fronte fiducia dei consumatori dove l’indice preliminare di dicembre dell’università del Michigan ha evidenziato un miglioramento sia della componente corrente che di quella prospettica. Quest’ultima ha evidenziato il primo rialzo dopo tre mesi consecutivi di calo. La settimana in corso si presenta densa di dati macro tra cui segnaliamo la bilancia commerciale di ottobre e l’indice dei prezzi al consumo di novembre.

Europa:il dato finale sul Pil italiano del terzo trimestre è stato confermato a 0,4% t/t, con il tendenziale fermo all’1,3%. Hanno contribuito in positivo la domanda estera (1%) ed i consumi delle famiglie (0,1%), mentre la spesa della pubblica amministrazione ha fornito un contributo negativo per lo 0,1% e gli investimenti dello 0,2%. Il dato, malgrado l’apporto positivo delle esportazioni cresciute su base annua del 3,1%, conferma la debolezza dell’economia che presenta una debole domanda interna (i consumi sono cresciuti dello 0,7% a/a dall’1,1%) e degli investimenti (2,4% a/a da 2,9%).

In Francia rallenta la produzione industriale registrando ad ottobre un incremento dell’1,4% a/a dal 2,9% di settembre. Il rallentamento è stato piuttosto generalizzato in tutti i settori. In particolare, nel settore automobilistico, la produzione è cresciuta del 9,2% dall’11,5%, mentre in quello dei beni di consumo del 2% dal 3,1%. Relativamente ai prezzi scende il cpi tedesco di novembre (1,8% a/a da 2%) e quello francese (2% a/a da 2,1%), confermando al momento la mancanza di pressioni derivanti dall’aumento delle quotazioni petrolifere sui prezzi. In settimana pochi sono i dati di rilievo, ad eccezione della produzione industriale italiana e dei dati sui prezzi al consumo dell’intera area euro.

Asia-Pacifico: il dato finale sulla produzione industriale di ottobre, sebbene ad un ritmo meno sostenuto, ha evidenziato un calo scendendo dello 0,8% a/a da –1,1%. In particolare si è registrato un calo del settore manifatturiero (-0,8% a/a da +4,1%), dei metalli non ferrosi (-3,1% a/a da +1,9%) e metalli fabbricati (-6,5% a/a da 0,1%). Malgrado i recenti dati macroeconomici poco ottimisti, Fukui, governatore della Banca Centrale, durante una conferenza stampa si è mostrato piuttosto positivo per la ripresa economica futura del paese. Secondo Fukui, la deflazione dovrebbe iniziare a mostrare segni di miglioramento già il prossimo anno, continuando a ritenere possibile una crescita dei prezzi dello 0,1% e confermando quindi le stime diffuse ad ottobre.

Relativamente alla crescita il governatore ha affermato che la revisione del Pil del terzo trimestre non ha modificato le loro aspettative di crescita che presenta buone probabilità di continuare sul suo sentiero di espansione. In settimana è atteso il dato sul Tankan, che potrebbe fornire alcune indicazioni sulla salute economica del Giappone, e che il mercato vede in peggioramento.

Commodity: il vertice Opec si è concluso con il mantenimento delle attuali quote produttive di 27 Mln b/g con il taglio però della sovrapproduzione che ammonterebbe a 1 Mln b/g. Il vertice si è aggiornato fissando una riunione straordinaria per fine gennaio a Vienna. La notizia era stata anticipata anche dal ministro del petrolio saudita, che avanzava il timore che una ricostituzione troppo forte delle scorte avrebbe potuto ripercuotersi in negativo sui prezzi.

Intanto l’IEA ha abbassato le previsioni della domanda di petrolio nel 2005, stimando un calo di 70.000 b/g su un totale di 83,7 Mln b/g sul mercato mondiale. La crescita della domanda registrata quest’anno è stata la più alta degli ultimi 28 anni.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)