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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (13/10/04)

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USA: la trimestrale di Intel ha evidenziato profitti del terzo trimestre in rialzo del 15% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con un incremento anche del fatturato (+8%), grazie a vendite record in Asia. Il livello delle scorte è stato ridotto di circa l’1%.

I margini di profitto sono risultati invece al di sotto delle stime della società, posizionandosi al 55,7%, con una proiezione al 56% per il trimestre in corso. Prima della pubblicazione della trimestrale, l’attenzione degli analisti si era focalizzata soprattutto sulle eventuali azioni che la società avrebbe posto in essere per il rientro dell’accumulo indesiderato di scorte preannunciato in precedenza. Le più confortanti notizie in tal senso hanno supportato il titolo nell’after hour che ha guadagnato circa il 3%. In ogni caso, il CEO Craig Barrett ha dichiarato che la crescita del settore non è stata in linea con le attese a causa di 2 fattori: 1) processo di aggiustamento delle scorte da parte della clientela primaria; 2) domanda di Pc meno forte del previsto.

In sintesi, la reazione degli operatori sembra essere stata determinata soprattutto da un rientro delle aspettative piuttosto pessimistiche, nell’ambito però di una fase di rallentamento del settore che ha interessato la stessa Intel. Continuano intanto le ipotesi sui tempi della rivalutazione dello Yuan da parte della Cina. Secondo quanto dichiarato da JPMorgan, la Cina potrebbe procedere a rivalutare la divisa locale entro un anno verso un basket di valute.

Europa: nuova discesa dell’indice Zew che ad ottobre ha toccato il minimo da quasi un anno e mezzo passando a 31,3, da 38,4. Si tratta della terza flessione consecutiva che potrebbe anticipare una lettura deludente anche dell’indice Ifo, in calendario per il 25 ottobre p.v. Il dato sarebbe particolarmente deludente e punterebbe ad un rallentamento, nei prossimi mesi, sia dell’attività economica tedesca che dell’intera area Euro.

In calo la produzione industriale francese che ad agosto, secondo l’indice aggiustato per i giorni lavorativi e per la stagionalità, è sceso dell’1,9% m/m, il calo maggiore degli ultimi 16 mesi. All’interno del dato è emerso una sensibile flessione della produzione del settore automobilistico (-14,4%).

Anche per settembre i dati sulle vendite del settore automobilistico europeo non sono incoraggianti. Le auto acquistate sono infatti scese dello 0,6% m/m, penalizzate dalla debolezza del mercato del lavoro che rallenta la domanda per il settore.

Asia-Pacifico: l’indice Nikkei 225 ha oggi chiuso sostanzialmente invariato, mentre l’indice generale Topix ha perso lo 0,3%, quarto calo consecutivo: la parziale ritirata del prezzo del petrolio ha dato un po’ di fiato a titoli come Japan Airlines (+1,7%), con la compagnia che si è imegnata a ridurre i costi per ulteriori ¥15Mld al fine di relaizzare gli obiettivi reddituali per l’anno fiscale in corso, mentre ha penalizzato Nippon Oil (-1,34%) e Nippon Mininig (-2,34%).

La Banca del Giappone ha ribadito il suo ottimismo circa l’espansione nipponica, segnalando un continuo miglioramento della fiducia delle imprese, sia pure in decelerazione, comunque rimanendo impegnata nell’accomodamento monetario al fine di mantenere l’economia all’attuale ‘velocità di crociera’. Il dato finale per agosto della produzione industriale si è attestato a +9,7% a/a, con l’utilizzo della capacità produttiva manifatturiera cresciuto dello 0,4% sul mese. Ha sorpreso positivamente il saldo delle partite correnti in agosto, aumentato del 25%, su base destagionalizzata, grazie ad un buon andamento delle esportazioni verso USA e Cina.

Commodity: in calo il prezzo del greggio dopo che ieri aveva toccato i 54,45 $/b aiutato dalla pubblicazione dell’AIE, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, che ha rivisto al rialzo la domanda di petrolio del 2004 portandola a 82,4 Mln b/g da 82,16 Mln diffusa a settembre. Per il 2005 è attesa una domanda di 83,9 Mln b/g da 83,92 Mln, calo che potrebbe far pensare ad un rallentamento della crescita globale. A questo si aggiungono i danni provocati dagli uragani che secondo alcune stime avrebbero ridotto la produzione nel Golfo del Messico di 17 Mln b/g ed alle incertezze legate a Yukos, alla Nigeria e Norvegia.

In Nigeria lo sciopero proclamato dai sindacati contro gli aumenti del prezzo della benzina di quattro giorni potrebbe essere protratto oltre giovedì. Lo sciopero tuttavia, al momento non ha avuto alcun impatto sulla produzione petrolifera, anche se molti sono i timori di un rallentamento dell’attività. Il calo dai livelli massimi toccati ieri è da imputare al probabile rallentamento della domanda cinese attribuibile in parte alla possibilità che le centrali elettriche del paese si indirizzino verso altri combustibili. La Cina infatti, ad agosto e settembre ha già ridotto le importazioni di petrolio. Infine sono attese per domani i dati sulle scorte petrolifere statunitensi.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)