USA: la scorsa settimana si è conclusa con la pubblicazione di dati macro che hanno evidenziato un inatteso calo dei prezzi alla produzione di agosto ed una contrazione del deficit di bilancia commerciale a luglio, passato a 50Mld$ da 55.
Il calo del PPI è risultato in linea con la view di Greenspan secondo cui per ora, malgrado i rialzi del prezzo del petrolio, l’inflazione e le aspettative d’inflazione sono risultate addirittura in calo. Su questo punto il dato sul Cpi atteso il prossimo giovedì, offrirà ulteriori indicazioni utili.
Nel frattempo l’insieme delle dichiarazioni da parte di diversi esponenti della Fed hanno offerto un quadro più chiaro del possibile orientamento di politica monetaria. In particolare segnaliamo le recenti dichiarazioni di Susan Bies, membro votante del Fomc, secondo cui l’indirizzo di politica monetaria è restrittivo ma senza urgenza. La stessa Bies ha precisato che l’obiettivo è il posizionamento dei tassi a breve termine al di sopra del tasso d’inflazione. Un articolo di John Berry, ha evidenziato che il soft patch dell’economia non costituisce per ora motivo sufficiente per far immaginare una pausa nel processo di rialzo dei tassi.
Su tale punto riteniamo che la Fed procederà ad un rialzo di 25bps il prossimo 21 settembre, onde evitare di lanciare segnali contraddittori rispetto all’ottimismo dichiarato da Greenspan. Successivamente, qualora il rallentamento si prolungasse nel tempo, in uno dei prossimi Fomc di novembre e dicembre la Fed potrebbe optare per tassi invariati. Nel corso della settimana, oltre al citato Cpi, le vendite al dettaglio di agosto rappresenteranno un importante dato atteso dagli operatori.
Sui mercati azionari si evidenziato un buon recupero nel comparto dei semiconduttori, dopo dichiarazioni più incoraggianti sullo stato della domanda da parte di importanti aziende come Texas Instruments e Motorola. Inoltre Corning, il maggior produttore al mondo di vetro utilizzato per flat screen, ha migliorato le stime di fatturato per il terzo trimestre.
Europa: il dato finale sul Pil italiano del secondo trimestre ha registrato una crescita dello 0,3% t/t dal rivisto 0,5% del primo trimestre. La crescita del secondo trimestre è stata alimentata da un buon andamento delle esportazioni mentre sono scese, rispetto ai tre mesi precedenti, i consumi interni, con un calo soprattutto delle spese effettuate dalle famiglie. Rallentano gli investimenti (1,4% t/t da 2,6%), mentre recuperano le esportazioni (4,7% t/t da –1,1%). Stabile il leading indicator dell’area euro che a luglio si è confermato a 105,8. In calo il superindice per l’Italia, passato a 97,7 punti da 97,9 di giugno.
In settimana sono attesi i dati sulla produzione industriale di Francia, Italia ed area euro che forniranno un’indicazione sulla crescita economica delle principali economie. Indicazioni in tale senso giungeranno anche dall’indice anticipatore Zew, in pubblicazione domani. Relativamente alla fiducia dei consumatori sarà interessante verificare il dato belga, buon anticipatore della fiducia dell’intera area.
La settimana inoltre sarà molto intensa sul fronte delle emissioni governative dove saranno attese le emissioni di Italia, Francia, Grecia ed Olanda.
Asia-Pacifico: sale il Nikkei (+1,53%) dopo quattro giorni di calo sulla scia della chiusura positiva di Wall Street e dopo le dichiarazioni positive di Texas Instruments circa la domanda di semiconduttori. L’attenzione degli operatori, dopo la revisione al ribasso del Pil del secondo trimestre, è ora concentrata sulla pubblicazione finale della produzione industriale di luglio in calendario domani che dovrebbe fornire ulteriori dettagli sulla crescita economica del paese.
In Cina il tasso di inflazione di agosto resta fermo al 5,3%, il livello più alto degli ultimi sette anni. Pesano i rialzi dei prezzi dei beni energetici ed alimentari. Il dato aumenta le attese di una stretta monetaria da parte delle autorità monetarie che tuttavia hanno dichiarato che ogni decisione a riguarda sarà presa solo dopo la visione di tutti i dati macro del mese di agosto.
Commodity: l’avvicinarsi dell’uragano Ivan ed i timori legati alla possibilità di un blocco dell’attività petrolifera del Golfo del Messico, che conta per un quarto della produzione statunitense, sostengono le quotazioni del greggio. Intanto cresce l’attesa della riunione Opec di mercoledì, durante la quale è molto probabile che venga rivista la banda di riferimento del prezzo, attualmente compresa tra i 22-28$, e deciso un incremento di 1 Mln b/g della produzione giornaliera di greggio. Non è esclusa tuttavia la possibilità che alcuni dei membri si rifiutino di procedere ad un ulteriore incremento delle quote. L’Iran ha infatti già dichiarato che il Cartello già producendo troppo.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)