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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (11/8/05)

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USA: il deficit di bilancio Usa del mese di luglio si è attestato a 52,8Mld$ da 69,2, risultando inferiore sia alle aspettative mediane degli analisti sia alle previsioni del Congressional Budget Office (pari a 58Mld$).

In termini assoluti il deficit di luglio è risultato il più basso dal 2002. Tale andamento è stato reso possibile dal buon andamento delle entrate fiscali che nei primi 10 mesi dell’anno fiscale 2005 hanno registrato un recupero del 15,1% rispetto allo stesso periodo del precedente anno fiscale.

L’asta del Treasury a 5 anni da 13Mld$ si è conclusa con un buon rapporto di copertura dell’offerta (2,92) a fronte però di una bassa quota di sottoscrizione (21,8%, il secondo valore più basso da quando viene pubblicato il dato in esame) da parte degli indirect bidders tra cui sono incluse le banche centrali estere.

Anche nel corso della precedente asta sul 3 anni si era verificata una bassa partecipazione da parte di tale categoria di investitori (28%). Si tratta di un trend che si era già manifestato nelle precedenti emissioni ma che assume una rilevanza maggiore dopo il recente annuncio della Cina di avviare la rivalutazione dello Yuan che potrebbe comportare una minor domanda di Treasuries.

Europa: deludenti i dati relativi al Pil tedesco. Nel secondo trimestre dell’anno il Pil è rimasto invariato rispetto al primo trimestre, dopo essere cresciuto dello 0,8% t/t nei primi tre mesi dell’anno, a sua volta rivisto al ribasso.

L’ufficio statistico ha dichiarato che la crescita delle importazioni ha più che bilanciato l’accelerazione delle esportazioni, con il comparto estero che ha contributo negativamente alla crescita, andando a cancellare completamente il recupero della domanda interna.

A tale proposito sarà interessante analizzare il disaggregato per quantificare l’incremento della domanda interna dopo due trimestri consecutivi di crescita negativa e pari al –0.1%. Oggi sarà diffuso il dato sul Pil europeo ed italiano. Entrambi dovrebbero evidenziare un rallentamento della crescita tendenziale.

Sempre in Germania, più alto delle attese il dato relativo all’inflazione armonizzata di luglio che si è attestata all’1.9%, dall’1.8% anticipato. Il dato avvalora l’ipotesi di un’accelerazione dell’inflazione europea che potrebbe portarsi al 2.3%, dal 2.1% di giugno.

Dal lato societario la trimestrale di Deutsche Telecom ha evidenziato un incremento dei guadagni del 6%, ma l’elevata imposizione fiscale ha impattato negativamente sui profitti netti generando timori sui prossimi dividendi.

Asia-Pacifico: incurante dell’andamento del prezzo del greggio e di quello delle borse nordamericane, l’indice azionario Nikkei 225 ha oggi chiuso a Tokio in rialzo dell’1,37%, a 12.263,32 punti, massimo da quattro anni a questa parte, sembrando consolidare il superamento della soglia psicologica di 12.000, già testata invano nei giorni passati, con forti acquisti sui titoli bancari ed assicurativi.

Gli investitori internazionali sembrano negli ultimi tempi essersi convinti della robustezza della ripresa nipponica, come evidenziato dai dati diffusi oggi dal Ministero delle Finanze secondo cui gli acquisti netti di azioni nipponiche da parte di stranieri sono stati pari a ¥1.370Mld solo in luglio, portando gli acquisti netti nei primi sette mesi dell’anno a ¥3,750Mld, mentre la scorsa settimana dagli stranieri sono stati acquistati, al netto, ¥495Mld.

Lo Yen si è apprezzato nei confronti del Dollaro, arrivando ad essere brevemente scambiato sotto 111,2, tra i buoni dati macroeconomici dei giorni scorsi, gli ulteriori sondaggi che mostrano la popolarità del primo ministro Koizumi in crescita, ed un saldo di parte corrente che in luglio è aumentato del 4,4% sul mese, a ¥1,503Mld, su base destagionalizzata, mentre il dato non destagionalizzato ha registrato un calo, mostrando di aver ceduto il 15,3% rispetto allo stesso mese del 2004, in parte per via di esportazioni cresciute meno di quanto sperato, ma soprattutto per via dell’inflazione del valore delle importazioni per il caro-petrolio.

Commodity: supera i 65 $/b il prezzo del greggio dopo la diffusione della notizia dell’aumento del consumo di benzine negli Usa e dopo che l’Iran ha deciso di continuare il suo programma nucleare rischiando sanzioni Usa. I consumi di benzine nell’ultima settimana sono cresciuti dell’1,4% a/a alimentati da una crescita economica statunitense piuttosto sostenuta.

I dati sulle scorte migliori delle attese non sono riusciti a rallentare la corsa dell’oro nero. Nella settimana conclusasi il 5 agosto le scorte di greggio sono cresciute di 2,8 Mln di barili, quelle di distillati di 2,6 Mln, mentre sono scese quelle di benzine (-2,1 Mln di barili).

L’aumento delle scorte dimostra che sul mercato non c’è carenza di petrolio e che l’Opec continua ad aumentare la sua produzione.
Purtroppo però la quantità aggiuntiva continua ad essere di qualità pesante poco adatta ad essere trasformata in benzine.