USA: i prezzi all’importazione del mese di novembre hanno segnato un tendenziale annuo di +9,5% da +9,9%. Al netto della componente petrolio il dato tendenziale ha raggiunto il 3,4%, il valore più elevato degli ultimi 9 anni. Il dato evidenzia come la svalutazione del Dollaro stia impattando sulla parte core dei prezzi alle importazioni. Occorre però precisare tali dati non sono aggiustati per gli effetti stagionali, come invece ad esempio il Ppi in pubblicazione oggi. Pertanto potrebbero non esservi effetti diretti sul Ppi e di conseguenza verrebbero meno i timori di pressioni sui prezzi, in considerazione anche del fatto che nel frattempo il comparto delle commodity ha registrato un sensibile ridimensionamento (circa il 5% da inizio mese in termini di indice Crb).
Le scorte all’ingrosso di ottobre sono risultate in rialzo al di sopra delle attese. Il rapporto scorte/vendite è però rimasto invariato per il quinto mese consecutivo, evidenziando ancora un’estrema prudenza dal lato dei produttori. La riapertura del T-note decennale da 9Mld$, ha visto una sottoscrizione molto bassa (circa il 10%) da parte degli indirect bidders. Si tratta di un andamento già registrato sul medesimo segmento nel mese di settembre. Evidentemente le banche centrali estere stanno diventando più selettive evitando di sottoscrivere titoli a lungo termine in riapertura.
Oggi è attesa la pubblicazione del dato preliminare dell’indice di fiducia dei consumatori del mese di dicembre. Sarà importante verificare soprattutto l’andamento della componente prospettica, che negli ultimi mesi sta impattando negativamente sugli indici complessivi, indicando da parte dei consumatori una sfiducia sul carattere strutturale della ripresa.
Europa:il bollettino mensile della Bce non aggiunge molto a quanto già dichiarato da Trichet nella conferenza stampa successiva alla riunione delle autorità monetarie. Preoccupazioni emergono sulla dinamica dei prezzi ed in particolare l’impatto su di essi dei prezzi petroliferi. La crescita, sebbene debole, continuerà il suo percorso di espansione anche nei prossimi anni, con possibile rialzo dei consumi pubblici.
Maggiore enfasi è stata attribuita alla situazione dei conti pubblici. Nel 2004, Italia, Olanda e Portogallo dovrebbero registrare un rapporto deficit/Pil prossimo al 3%, situazione che dovrebbe rimanere invariata anche nel 2005. Migliore delle attese il dato sulla produzione industriale tedesca che, secondo i primi dati preliminari, ad ottobre è cresciuta dell’1,9% a/a rispetto ad un’attesa dell’1,7%.
Tra i settori si evidenzia una crescita del settore manifatturiero del 3,1% a/a, mentre il settore delle costruzioni è sceso 9,3% a/a dal 10,3%. Desta preoccupazione il dato relativo al settore dei beni di consumo che ha registrato un calo dello 0,8% a/a dal +1,9%, a conferma della debolezza della domanda interna. Positivo invece il commento dell’istituto Diw, secondo cui nel quarto trimestre l’economia tedesca crescerà dello 0,5% t/t grazie ad un aumento delle esportazioni, dei consumi privati e degli investimenti, che costituirebbero una buona premessa per il prossimo anno, sebbene qualche rischio potrebbe emergere dal rafforzamento dell’euro.
Asia-Pacifico: contrastate le maggiori borse della regione, con l’indice Kospi 100 che ha perso il 2,06% e l’indice azionario Nikkei 225 che ha ceduto lo 0,18%. Sull’azionario giapponese si è prolungato l’effetto della delusione per gli ordinativi di macchinari industriali, pubblicati ieri, nonché ha pesato il timore di una debole lettura per gli indici trimestrali Tankan, attesi per mercoledì prossimo: particolarmente penalizzati i titoli dei servizi finanziari e quelli relativi ai macchinari industriali. Sempre in Giappone, i prezzi dei beni acquistati dalle imprese sono cresciuti del 2% a/a in novembre, mentre la fiducia dei consumatori nello stesso mese è sorprendentemente salita a 47,9, dalla precedente lettura di 47,7. Lo Yen ha proseguito il recentissimo movimento di indebolimento nei confronti del Dollaro, arrivando a superare la soglia psicologica di 105.
In Cina, i prezzi al consumo in novembre sono cresciuti del 2,8% a/a, ben meno di quanto atteso dagli economisti ed in decelerazione rispetto al 4,3% a/a di ottobre, soprattutto grazie al rallentamento dei prezzi del grano e dei beni alimentari: il calo dell’inflazione dal massimo degli ultimi sette anni, registrato in agosto e pari al 5,3% a/a, starebbe dissipando i timori degli operatori di una serie di rialzi nei tassi ufficiali di interesse, visti come possibile fattore di rischio per il soft landing dell’economia.
Commodity: sale il prezzo del greggio in attesa della riunione Opec di oggi che secondo alcune indiscrezioni potrebbe tagliare la produzione ed aumentare il prezzo di riferimento del paniere Opec. Secondo il ministro del Kuwait la sovrapproduzione potrebbe essere calcolata nell’ordine di 1 Mln b/g e quindi non è escluso che il taglio sia proprio di tale entità.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)