USA: il dato sulle scorte all’ingrosso Usa ha registrato una variazione mensile a luglio dell’1,3%, un valore pari al doppio rispetto alle attese. Allo stesso tempo il rapporto scorte/vendite è salito ad 1,16, il massimo dal mese di febbraio.
L’aumento delle scorte è stato determinato in gran parte dal settore auto (+2,3% m/m) che sia a luglio e soprattutto ad agosto ha registrato un andamento non favorevole delle vendite. Pertanto il rialzo delle scorte potrebbe essere sintomatico di un accumulo indesiderato.
Guynn, membro non votante della Fed, ha ieri dichiarato che un ulteriore rialzo dei tassi di 50bps non altererebbe il carattere accomodante della politica monetaria. In ogni caso, secondo Guynn, i tassi di interesse negli Usa andrebbero portati su livelli più elevati per evitare effetti indesiderati.
L’asta sul Treasury decennale da 9MLd$ ha registrato un rapporto di copertura della domanda di 2,12, il livello minimo dal mese di marzo. Si è registrato un drastico calo della domanda da parte di investitori esteri che hanno sottoscritto appena il 3% del totale, a fronte di percentuali che spesso si sono attestate oltre il 40% in passato.
In Brasile, per la prima volta dal 2000, l’agenzia di rating Moody’s ha alzato di un notch il rating sul debito estero del paese portandolo a B1, in seguito al miglioramento registrato dalle esportazioni. Il rating di Moody’s è pertanto allineato a quello di S&P.
Europa: il bollettino mensile della Bce, come atteso, ha confermato quanto Trichet ha dichiarato durante la conferenza stampa della scorsa settimana. Relativamente alla crescita, la Bce indica che in base agli ultimi dati la ripresa economica continua, sebbene si presenterà più solida il prossimo anno.
Qualche perplessità è stata manifestata sull’andamento dei prezzi che potrebbe essere destabilizzato dall’andamento del prezzo del greggio. Tuttavia, aggiungono le autorità monetarie, al momento le prospettive restano in linea con la stabilità di medio periodo. Sul patto di stabilità l’istituto non ritiene necessario modificare il testo del Patto di Stabilità e crescita.
Intanto l’istituto di ricerca tedesco IFW ha alzato le stime di crescita per l’intera area euro portandole all’1,9% dall’1,8% per il 2004, mentre le ha abbassate per il 2005 all’1,9% dal 2% quando si sentiranno maggiormente gli effetti del caro petrolio.
In Germania si restringe il surplus commerciale a 12,8 Mld$ dai 13,4 di giugno. All’interno si evidenzia il forte rialzo delle esportazioni cresciute su base mensile del 3,6% dal –5%, con un tendenziale in rialzo dell’11% dal 10%, il livello più alto degli ultimi due anni. Il dato conferma la dipendenza dell’economia tedesca dalla domanda estera.
Asia-Pacifico: la seconda pubblicazione del dato del pil del secondo trimestre ha ampiamente deluso le attese che stimavano una variazione doppia su base annua rispetto a quanto pubblicato in precedenza. L’atteso miglioramento della spesa per investimenti (da +8 a +10,1% a/a) è stato più che bilanciato da una revisione al ribasso sia della spesa pubblica (da –1,8% a –2,4% a/a) che delle scorte (da +0,4% a 0% a/a). Tale andamento potrebbe essere la conseguenza di un atteggiamento di maggiore prudenza da parte dei produttori nipponici per il timore di una domanda estera in calo, dopo aver sperimentato un calo delle esportazioni su base mensile a giugno e luglio. Il governo nipponico ha confermato le stime di crescita al 3,5% per l’anno fiscale 2004.
Commodity: il report settimanale del Dipartimento dell’Energia ha evidenziato, un contemporaneo calo delle scorte sia di benzina che di petrolio. Il dipartimento dell’Energia ha precisato che il calo di settembre rientra nel normale andamento stagionale e pertanto le scorte di petrolio potrebbero aver raggiunto i livelli minimi dopo l’incremento di produzione da parte delle raffinerie.
Notizie confortanti giungono dall’Agenzia Internazionale per l’Energia, che nel suo rapporto sul mercato del greggio, afferma che, per la prima volta dopo molti mesi, l’offerta di greggio sul mercato supera la domanda. Secondo l’agenzia infatti i prezzi non dovrebbero rimanere nel lungo termine al di sopra dei 40 dollari a barile. L’annuncio però non ha influenzato le quotazioni petrolifere salite oltre i 44 $/b.Secondo quanto riportato dal WSJ il prossimo incontro Opec del 125 settembre potrebbe portare ad un incremento dei soli obiettivi di produzione, senza però comportare un aumento effettivo dell’output.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)