Società

MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (09/5/05)

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USA: i dati sul mercato del lavoro di aprile hanno evidenziato un recupero della dinamica occupazionale con una variazione dei non farm payrolls pari a +274.000, oltre ad una sensibile revisione al rialzo dei dati di febbraio (da 243k a 300k) e marzo (da 110 a 146k). Il dato pertanto è risultato ampiamente sopra le attese, smentendo alcune indicazioni opposte segnalate principalmente dalla sottocomponente occupazionale dell’indice Ism servizi.

Alla buona dinamica del mercato del lavoro hanno contribuito pressoché tutti i settori ad eccezione di quello manifatturiero. Il settore dei servizi è stato ancora una volta il protagonista con un incremento di 229.000 unità. In recupero anche il tasso di partecipazione (da 65,8 a 66%) grazie anche ad un sensibile incremento della forza lavoro, aumentata di circa 600.000 unità, il valore più elevato dal gennaio del 2003. Infine si è registrato anche un incremento delle ore medie settimanali lavorate passate da 33,7 a 33,9, il livello record dal settembre del 2002. Quest’ultimo dato viene monitorato in modo particolare in quanto generalmente gli incrementi futuri di nuovi occupati sono spesso preceduti da un aumento delle ore medie lavorate.

In sintesi, tenendo conto anche delle revisioni al rialzo di febbraio e marzo, il dato rappresenta un elemento importante a favore della tesi di una fase di rallentamento dell’economia confinata al solo mese di marzo.

Rimane nel frattempo sempre più marcata la divergenza tra le indicazioni meno favorevoli evidenziate in chiave prospettica da taluni indicatori anticipatori ed i dati consuntivi che sembravano essersi maggiormente riallineati a tali segnali nel corso del mese di marzo. Pertanto, prendiamo atto del favorevole dato sui non farm pay rolls di aprile ma allo stesso tempo, la perdurante divergenza tra dati consuntivi e prospettici ci induce ad essere cauti nel rivedere l’ipotesi base di arresto della fase di rialzo dei tassi da parte della Fed nel secondo semestre dell’anno.

La settimana in corso presenta due dati di rilievo: bilancia commerciale e vendite al dettaglio. Inoltre vi saranno diverse emissione da parte del Tesoro che interesseranno il segmento a 3, 5 e 10 anni.

Europa: i dati sugli ordinativi industriali tedeschi hanno evidenziato a marzo un incremento mensile del 2.2%, grazie ad un recupero sia degli ordinativi domestici (+2%) che di quelli esteri (+2.4%). Il dato non rappresenta un’inversione di tendenza e conferma la situazione di debolezza dei nuovi ordini.

In lieve miglioramento il dato sul deficit pubblico francese. Nei primi tre mesi dell’anno lo squilibrio è stato di 24,82 Mld Euro, dai 25, 96 Mld dello stesso periodo dell’anno precedente. In disaggregato il dato ha evidenziato entrate sostanzialmente invariate ed uscite in moderazione.

La debolezza congiunturale continua ad avvalorare tassi fermi da parte della Bce. A tale proposito questa mattina Garganas ha dichiarato di non vedere motivi per un inasprimento della politica monetaria dal momento che le spinte inflative rimangono ben contenute. Relativamente alla crescita il membro del consiglio direttivo della Bce ha dichiarato che l’andamento del prezzo del greggio ha impattato negativamente sulla crescita, ma le prospettive per il medio periodo sono incoraggianti.

Secondo Garganas infatti un incremento del Pil nell’ordine dell’1,6% nel 2005 rimane ancora raggiungibile. Durante la settimana, avremmo le prime anticipazioni sulla crescita del primo trimestre dell’anno per Germania, Italia ed area Euro.

I dati dovrebbero evidenziare un tendenziale in rallentamento, anche se un quadro completo sulla situazione congiunturale in area Euro giungerà quando saranno disponibili i disaggregati per analizzare le cause del rallentamento in atto, disponibili a partire dal 24 maggio.

Asia-Pacifico:in calo le borse asiatiche guidate soprattutto dalle principali società esportatrici, dopo i dati migliori delle attese del mercato del lavoro Usa che porterebbe a pensare ad un continuo rialzo dei tassi. Il Nikkei ha chiuso la seduta cedendo lo 0,2%, l’Hang Seng lo 0,11% e lo Shanghai il 2,4%. A penalizzare la borsa cinese è stata la decisione dell’organismo di controllo del paese (China Securities Regulatory Commission) di concedere la vendita delle azioni possedute dallo stato in quattro grandi compagnie industriali.

La Cina era stata obbligata ad abbandonare la vendita delle compagnie di stato nel 1999 e 2001, nel timore che questo potesse penalizzare i mercati. Adesso il governo sta pensando di vendere le azioni di stato per raccogliere denaro per i fondi pensione ed aumentare l’efficienza del mercato.

In Giappone, l’agenzia di rating Fitch ha alzato l’outlook del paese a stabile da negativo portandosi sullo stesso livello di Moody’s e S&P, mentre il rating sul debito a lungo termine in valuta locale rimane a AA-. L’agenzia cita il miglioramento nel settore privato ed ad una crescita media attesa al 2%.

Dalle minute relative all’ultima riunione è emerso da parte delle autorità l’intenzione di continuare a mantenere l’attuale target sulle riserve considerato appropriato. Fuori dal coro invece un solo esponente, secondo cui potrebbe essere ragionevole pensare ad un cambiamento della politica monetaria.

Commodity:restano pressoché stabili le quotazioni petrolifere dopo che i dati migliori delle attese sul mercato del lavoro statunitense hanno fatto pensare che il rallentamento della crescita Usa, principale consumatore di greggio, potrebbe non essere così pronunciato come atteso. Le quotazioni sono rimaste sostenute anche per i timori che la produzione delle raffinerie potrebbe non essere sufficiente a soddisfare la domanda.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C.Pace (Economista)