USA: L’attenzione oggi è focalizzata sul discorso di Greenspan che è atteso confermare la view ottimista sull’economia, secondo anche quanto riportato dall’autorevole editorialista John Berry. Tale ottimismo è stato già anticipato da alcuni esponenti della Fed tra cui ieri McTeer, presidente della Fed di Dallas e membro non votante, secondo cui la fase di rallentamento (c.d. soft patch) dovrebbe già essere alle spalle.
Nel frattempo aumenta il numero degli analisti che stanno procedendo ad un taglio delle stime di crescita per il semestre in corso. Ieri Morgan Stanley ha portato le previsioni al 4,2% annualizzato da 4,8%, a causa dell’effetto penalizzante esercitato dal rialzo del prezzo del petrolio che potrebbe incidere sulle decisioni di spesa dei consumatori.
La stessa Morgan Stanley ha però rivisto al rialzo le stime per il prossimo anno (da 3,4 a 3,8%), ipotizzando un marcato calo del greggio ed una continuazione della ripresa della domanda e della spesa per investimenti. In questo contesto continua ad essere forte la domanda di titoli corporate da parte degli investitori, come evidenziato dalla buona accoglienza dell’emissione di un totale di 2MLd$ di bond da parte di General Motors.
Il Congressional Budget Office ieri ha rivisto al ribasso le stime di deficit per il 2005 portandole da 363 a 348MLd$. Precisiamo però che tali stime sono effettuate sull’ipotesi di costanza di legislazione. Al momento, entrambi i candidati, si sono espressi a favore di un aumento della spesa pubblica che pertanto potrebbe condurre a deficit più elevati rispetto a quelli stimati dal CBO. Nell’ambito dei paesi emergenti anche Moody’s dopo S&P ha rivisito al rialzo di due notches il rating sul debito del Venezuela.
Europa: continuano i segnali di debolezza economica dell’area euro. La prima lettura del Pil del secondo trimestre ha evidenziato un rallentamento della crescita (0,5% t/t da 0,6%), ed in particolare un calo della spesa per consumi (+0,3% t/t da +0,6%). A guidare la crescita sono state invece le esportazioni cresciute del 3,7% t/t dall’1,4%.
La commissione europea ha inoltre confermato le stime di crescita per il terzo e quarto trimestre dell’anno comprese nel range 0,3-0,7%. Secondo le prime anticipazioni dell’outlook che il Fmi presenterà ai primi di ottobre, le stime di crescita dell’area euro saranno riviste al rialzo insieme a quelle del Giappone mentre un taglio sarà apportato a quelle statunitensi. Vi sono poi state le dichiarazioni di Quaden, membro della Bce, secondo cui un taglio dei tassi non sarebbe più tra le ipotesi prese in esame dalla Bce, che ora è “ottimista sebbene non euforica” sulla crescita.
In Germania il dato preliminare sulla produzione industriale di luglio ha registrato su base mensile la maggiore variazione degli ultimi 9 mesi, mentre su base annuale la produzione ha rallentato del 2,2% a/a dal 2,6%. Le difficoltà economiche del paese sono state evidenziate anche dal primo ministro Eichel che, durante la presentazione della finanziaria 2005, si è mostrato piuttosto preoccupato del fatto che la ripresa del paese sia legata principalmente alla domanda estera mentre quella interna resta debole. Sono state infine rese note le stime di crescita comprese tra l’1,5-2%, con un 2004 più vicino alla parte bassa del range ed un 2005 in prossimità della parte alta.
Relativamente ai paesi emergenti la Turchia ha tagliato i tassi di interesse di 200 bps portandoli al 20% dal 22%, il primo taglio da marzo.
Asia-Pacifico: chiusura in calo per il Nikkei, guidato in particolare dai titoli legati ai semiconduttori. Il calo è da attribuire al taglio delle stime di crescita dei profitti del settore, evidenziato anche dalle perdite registrate dal Philadelphia Semiconductor Index, sceso al livello più basso da giugno 2003 che potrebbe indicare quindi una diminuzione della domanda globale di chip. Oggi si concluderà la riunione delle autorità monetarie che tuttavia non dovrebbero apportare modifiche al livello dei tassi ed alla loro politica monetaria. Malgrado alcuni segni di miglioramento economico, il paese continua ad essere gravato dallo spettro della deflazione che condiziona le decisioni della Banca Centrale.
Commodity: ancora in calo il prezzo del greggio dopo la verifica che l’uragano France non ha ostacolato l’attività produttiva degli oleodotti del golfo del Messico e dopo l’annuncio del taglio dei prezzi sulle esportazioni di greggio dall’Arabia Saudita, principale esportatore mondiale, verso Europa e Usa.
Il ministro degli Emirati Arabi, ha dichiarato che l’Opec discuterà dell’aumento della produzione all’incontro di Vienna del 15 p.v., aggiungendo comunque che l’Organizzazione ha già fatto il possibile per raffreddare i prezzi. Secondo il ministro, la produzione di greggio dei paesi del Cartello ha superato il tetto ufficiale dei 26 Mln b/g.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)