USA: i sussidi settimanali per la disoccupazione sono risultati in lieve calo. L’attenzione degli operatori è stata però focalizzata su due elementi: da un lato il dato sul mercato del lavoro di oggi e dall’altro il nuovo rialzo del prezzo del petrolio dopo la notizia del blocco dell’accesso ai fondi bancari per la russa Yukos.
Il timore diffuso è quello di un prolungamento della fase di rallentamento dell’economia, sulla scia dei dati macro di giugno risultati spesso al di sotto delle attese. In tale contesto ha contribuito ad alimentare i timori anche la pubblicazione dei dati relativi all’andamento delle vendite di Wal-Mart (una delle principali catene di distribuzione Usa) di luglio. In tale periodo le vendite hanno registrato un incremento del 3,2% e per il mese in corso le stime sono per una crescita compresa tra il 2 ed il 4%. Si tratta di valori inferiori a quelli segnati lo scorso anno sotto cui si potrebbero celare i primi effetti della fine di parte del supporto della politica fiscale (ad esempio quest’anno non vi saranno i c.d. child credit checks che lo scorso anno hanno supportato le vendite in prossimità della riapertura delle scuole) insieme con le ripercussioni sui consumi del continuo rialzo del prezzo del greggio. Non a caso nell’ambito dei 24 sub indici del S&P500, a registrare il maggior calo è stato quello relativo al settore retail con una perdita del 2,9%.
Oggi l’attenzione è interamente focalizzata sui non farm payrolls. Segnaliamo che il consensus di mercato potrebbe essere più basso di quello pubblicato a causa delle sensibili revisioni al ribasso operate nelle ultime giornate da diverse case d’investimento dopo il brusco calo della componente occupazionale dell’Ism relativo al settore dei servizi. L’impressione è che, per fugare (almeno nel breve termine) i timori presenti tra gli operatori, occorrerebbe un dato al di sopra delle 200.000 unità.
Europa: la riunione della Bce si è conclusa come nelle attese a tassi invariati, evidenziando un atteggiamento cauto in attesa di avere nuove indicazioni dal lato macro. Malgrado l’accelerazione dell’inflazione, che a maggio ha toccato il picco del 2,5% a/a, le spinte sui prezzi sembrano destinate a rientrare. I recenti rialzi del prezzo del greggio potrebbero infatti avere solo modesti effetti sulla dinamica inflativa a causa di una domanda interna ancora molto debole.
L’immobilismo della Bce è anche giustificato, oltre che dalla mancanza di preoccupazioni dal lato prezzi, dalla necessità di constatare gli eventuali effetti negativi che il caro petrolio rischia di avere sulla crescita. La fase di recupero del ciclo, infatti, non si è ancora consolidata e rimane guidata dalla domanda estera e per questo maggiormente suscettibile di inversioni di tendenza. A tale proposito meritano attenzione i dati sugli ordinativi del settore manifatturiero tedesco. A giugno il dato ha registrato la contrazione più marcata degli ultimi 18 mesi (-3,5% m/m).
In disaggregato è emersa una marcata discesa degli ordinativi esteri (-6,5% m/m), mentre quelli domestici sono scesi dello 0,8%. Sebbene si tratti solo della prima lettura e considerando che, come preannunciato dal ministro dell’economia, la prossima revisione potrebbe essere al rialzo, la flessione del tendenziale ha evidenziato una correzione dai massimi di maggio, lasciando aperta la questione della sostenibilità di tale ritmo di crescita.
Asia-Pacifico: alle 8:30 le borse dell’area si presentavano in calo, sull’onda della chiusura decisamente negativa di Wall Street del giorno prima, con le azioni delle grandi imprese esportatrici e delle compagnie aeree particolarmente penalizzate alla luce di un prezzo del petrolio che continua a salire: i recenti dati sulle spese personali statunitensi hanno mostrato come il rincaro delle benzine cominci a pesare sul comportamento del consumatore americano, ingenerando il timore di un brusco rallentamento dell’economia USA, maggiore mercato di sbocco per i prodotti della regione.
In Giappone, l’indice Nikkei 225 ha chiuso in calo dello 0,8%. L’indice MSCI Asia-Pacifico ha registrato la sesta consecutiva settimana in calo, la sequenza più lunga degli ultimi 12 anni. Il dato destagionalizzato per giugno della spesa delle famiglie giapponesi ha fatto registrare un calo del 4% m/m, peggiore delle attese e secondo declino mensile consecutivo, anche a seguito di stipendi più bassi e di una maggiore perdita di posti di lavoro di quanto precedente atteso per il periodo.
Commodity: nuovo record del prezzo del greggio. Il timore degli operatore è soprattutto relativo alla scarsa capacità produttiva residua a livello mondiale. Di conseguenza eventi meno rilevanti in altre circostanze assumono ora un peso maggiore. Così ad esempio l’annuncio di un incendio nella terza raffineria statunitense o ancora la notizia del blocco dell’accesso ai fondi bancari per la russa Yukos.
Si aggiungono i timori di scioperi in Venezuela e Nigeria oltre le ormai consuete tensioni geopolitiche ed il timore di altri sabotaggi che potrebbero interrompere le esportazioni irachene. I fattori di tensione pertanto sono tanti, ma si riconducono al comun denominatore rappresentato dalla preoccupazione sull’assenza di mosse possibili per frenare il rally del greggio.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)