USA: l’attenzione degli operatori rimane focalizzata sulle mosse future della Fed, in particolare sulla possibilità di accelerazione del processo di politica monetaria restrittiva. In tale contesto assume un ruolo particolarmente importante l’andamento del prezzo del petrolio per i possibili effetti sui prezzi al consumo.
Alcune ultime dichiarazioni di esponenti della Fed (Poole e Moskow, quest’ultimo membro votante della Fed) hanno richiamato l’attenzione sui timori inerenti la possibile ripresa di spinte inflative significative. Si comprende pertanto l’attenzione rivolta al discorso di Greenspan via satellite atteso oggi proprio sul tema dell’energia.
Il capo della Fed al momento, pur prendendo atto del riemergere di possibili spinte inflative, è sembrato essere maggiormente preoccupato dalla gradualità del processo di riposizionamento dei tassi di mercato verso valori più elevati rispetto a quelli presenti solo qualche mese fa.
In tal senso potrebbe essere spiegata la permanenza, nel comunicato post-Fomc, del riferimento all’atteggiamento misurato di politica monetaria.
Il mercato valutario sta risentendo in modo marcato dell’aspettativa di un allargamento più netto del differenziale dei tassi tra Usa ed Europa; ne è testimonianza il rafforzamento del Dollaro verso Euro. Il tema dei deficit gemelli, che aveva rappresentato motivo di preoccupazione soprattutto negli ultimi mesi del 2004, sembra essere passato in secondo piano soprattutto dopo i dati del più recente TIC report.
Europa: l’aumento dei prezzi delle materie prime in particolare del petrolio ha spinto al rialzo anche i prezzi alla produzione. Il dato per l’intera area Euro è salito al 4,2%, dal 3.9% di gennaio, evidenziando un incremento della componente energetica pari al 9,7% a/a.
La Commissione Europea ha abbassato le stime di crescita per l’intera area Euro portandole all’1,6% nel 2005 e al 2,1% nel 2006 dal 2 % e 2,4% precedentemente attesi rispettivamente. Tra i principali paesi, il taglio più consistente è stato effettuato nei confronti delle stime di crescita tedesche abbassate allo 0,8%, dall’1,5% ed a seguire di quelle italiane portate all’1,2%, dall’1,8%.
In controtendenza la Spagna, l’Irlanda, la Finlandia ed il Lussemburgo le cui stime sono state riviste al rialzo. Relativamente all’Italia, la Commissione ha aggiunto che, in assenza di misure correttive, il rapporto deficit/Pil giungerà al 3,6% nel 2005 e al 4,6% nel 2006. Secondo la Commissione infatti il finanziamento delle nuove spese e del taglio alle tasse inserito nella finanziaria sarebbe insufficiente rispetto a quanto ufficialmente stimato.
Asia-Pacifico: il recedere del prezzo del petrolio dai massimi nominali di sempre, il buon recupero di Wall Street il giorno prima e il rafforzamento del Dollaro nei confronti dello Yen, con il mercato stamattina prossimo a quota 108,8, hanno contribuito a sospingere al rialzo gli indici della borsa di Tokio, con il Nikkei 225 che ha guadagnato lo 0,92%, in una seduta che ha visto la chiusura per festività delle borse di Hong Kong, Seoul e Taipei.
In Giappone, le spese per consumi delle famiglie sono diminuite dell’1,8% in febbraio, su base reale e destagionalizzata, con una variazione tendenziale annua di –3,7%, registrando una contrazione sul mese inferiore alle attese, in ogni caso coerente con la percepita debolezza del momento della ripresa nipponica e con le comunque presenti possibilità di un suo irrobustimento nei mesi a venire.
Commodity: dopo aver toccato il record storico di 58,2 $/b il prezzo del petrolio ha chiuso la sessione di ieri a 57$/b. Il ridimensionamento è attribuibile non tanto all’annuncio Opec di aver iniziato le consultazioni per un ulteriore aumento della produzione di 500.000 b/g, quanto alle vendite di realizzo. La decisione dovrebbe giungere entro due settimane con l’aumento che scatterebbe a maggio.
L’incremento delle quote produttive non dovrebbe infatti cambiare significativamente le condizioni del mercato petrolifero dato che i paesi Opec stanno già producendo oltre le loro quote e la loro capacità è ridotta ai minimi.
Record anche per i future benzine. Si teme che i problemi tecnici accusati da diverse raffinerie potrebbero influire sui dati delle scorte Usa che saranno pubblicati domani. Si sta infatti avvicinando la stagione estiva in cui i consumi di benzine sono particolarmente elevati e si teme che la domanda non riesca ad essere soddisfatta dall’offerta.
Il Dipartimento dell’Energia ha già reso noto che, nonostante gli attuali prezzi, gli automobilisti hanno utilizzato nel primo trimestre il 2,2% di benzina in più rispetto allo scorso anno.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C.Pace (Economista)