Società

MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (05/04/04)

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USA: i dati sul mercato del lavoro Usa di marzo hanno nettamente sorpreso in positivo le attese. In termini di numero di posti di lavoro creati si è registrata la più alta variazione positiva (+308.000) dall’aprile del 2000.

L’aumento del numero di posti di lavoro ha interessato soprattutto il settore dei servizi (+230.000), mentre nel settore manifatturiero per la prima volta dopo 43 mesi si è arrestata la distruzione di posti di lavoro. Ancora una volta, l’andamento del tasso di disoccupazione non ha rappresentato il vero indicatore dello stato di salute del mercato del lavoro. Il dato infatti, ha registrato un rialzo (da + 5,6 a +5,7%), ma in tal caso è stato influenzato dalla dinamica della forza lavoro.

Nel complesso il dato può essere considerato positivo e ben augurante per il trimestre che si è appena aperto. Occorre però fare alcune considerazioni al riguardo. L’improvvisa forte escursione al rialzo del numero di occupati alimenta il sospetto che la ripresa non sia strutturale.

Alcuni elementi sono alla base di tale perplessità: la durata media della disoccupazione, sebbene in calo (da 20,3 a 20,1 settimane), rimane ancora prossima al livello massimo dall’84 ad oggi. Inoltre il tasso di partecipazione (forza lavoro/forza attiva) è rimasto invariato al 65,9%, pari al livello minimo dall’88 ad oggi.

Infine il numero di ore medie settimanali di lavoro ha registrato una lieve diminuzione (da 33,8 a 33,7). Vi sono poi alcuni elementi che rendono più difficile immaginare la continuazione del trend di espansione degli occupati sul livello visto a marzo: 1) la fine dello sciopero di alcuni lavoratori californiani; 2) il buon contributo del settore delle costruzioni che a febbraio era stato particolarmente penalizzato dalle avverse condizioni metereologiche.

In settimana sarà importante verificare l’andamento della domanda per le aste statunitensi: in tal caso gli operatori temono un possibile calo della domanda asiatica dopo la diminuzione degli interventi sul mercato forex da parte della BoJ.

Euro: allarme da parte della Commissione europea sui conti pubblici italiani. Secondo alcune anticipazioni, il rapporto di primavera, che sarà reso noto mercoledì prossimo, prevede che nel 2004 per la prima volta il nostro paese supererà il tetto del 3% di deficit/Pil previsto dal patto di stabilità, attestandosi tra il 3,2-3,3%.

Inoltre, Bruxelles invita l’Italia a tenersi pronta a considerare la possibilità di intraprendere ulteriori provvedimenti, mostrandosi contraria ai tagli fiscali senza riduzione delle spese. La settimana macroeconomica si presenta scarna di dati macro di rilievo. Per oggi è attesa la pubblicazione del Pmi servizi e le vendite al dettaglio per il mese di febbraio per l’intera area euro.

Dal lato crescita giovedì saranno resi noti i dati preliminari sulla produzione industriale della Germania attesi in rialzo. Tra gli eventi ricordiamo la pubblicazione delle previsioni primaverili della Commissione Europea ed il bollettino mensile della Bce di aprile in cui non dovrebbero emergere indicazioni diverse da quelle ottenute dall’ultima riunione delle autorità monetarie.

Jap: l’ottimismo innescato dai buoni dati Usa sul mercato del lavoro e l’idea che la ripresa economica mondiale è ormai alle porte hanno penalizzato i bond i cui rendimenti sul 10 anni sono saliti in prossimità dell’1,5%. Ottima la performance del mercato azionario con il Nikkei salito in prossimità dei 12 mila punti.

Sul mercato dei cambi resta forte lo Yen nei confronti del dollaro. Tuttavia il premier giapponese Junichiro Koizumi ritiene che uno yen forte potrà essere tollerato fino a un certo livello ovvero fino a che il cross rifletterà i fondamenti economici.

Commodity: lo scetticismo da parte degli operatori circa il rispetto del taglio delle quote produttive da parte dei paesi membri dell’Opec hanno mantenuto pressoché invariate le quotazioni petrolifere rimaste intorno ai 34 $/b. i buoni dati sul mercato del lavoro di venerdì hanno determinato un rafforzamento del dollaro ed un lieve calo delle quotazioni aurifere che tuttavia restano superiori ai 420 $/oncia sostenute anche dalle tensioni geopolitiche.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)