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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (01/10/04)

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USA: il dato su redditi e spesa personale di agosto ha evidenziato in termini reali un andamento dicotomico su base mensile tra reddito disponibile reale (+0,4% da +0,2% m/m) e spesa reale (0% da +1,1%). L’andamento moderato della spesa è da attribuire soprattutto al non positivo andamento delle vendite di auto ad agosto. Infatti sono stati penalizzati soprattutto i consumi di beni durevoli (-1,1% m/m).

Proiettando il dato reale sui consumi su base trimestrale annualizzata ed ipotizzando una variazione nulla a settembre, il dato segnala la possibilità che il personal consumption del Pil per il terzo trimestre si posizioni ben al di sopra del 4%. Il dato sul Chicago Pmi di settembre è risultato migliore delle attese, grazie ad un buon contributo della componente nuovi ordinativi e di quella occupazionale.

Alcuni esponenti della Fed ieri hanno ribadito la fiducia nella capacità di ripresa dell’economia. In particolare Susan Bies, membro votante del Fomc, ha confermato la tesi di Greenspan secondo cui l’economia Usa sta evidenziando qualche segnale di recupero implicando una politica monetaria misurata. Allo stesso tempo Mcteer, membro non votante del Fomc, ha dichiarato che il rallentamento potrebbe perdurare più delle attese senza però estendersi al 2005. In sintesi, diversi fattori segnalano la possibilità di un clima più ottimista tra gli operatori e gli analisti sulle prospettive del ciclo. Di conseguenza i tassi decennali hanno registrato un sensibile rialzo fino a quota 4,15% con scambi notevoli (circa 1Mln di contratti sul future sul T-note decennale).

Europa: nuovo rialzo dei prezzi alla produzione italiani che ad agosto sono saliti al 3,5%, dal 3,3% toccando così il livello più alto dall’aprile 2001. Il dato evidenzia come rimangono sostenuti gli effetti dei rincari del greggio sui costi delle aziende che però in questo contesto di debolezza della domanda interna non riescono a traslare le pressioni sui costi ai prezzi al consumo, con il relativo indice che ieri mattina è stato confermato dall’Istat in rallentamento al 2,1%, dal 2,3% di agosto.

Dalle prime stime di Eurostat in rallentamento anche l’inflazione dell’area Euro è scesa al 2.2% a settembre dal 2,3% di agosto. Poco variati gli indicatori anticipatori sia dal lato dei consumatori che da quello delle imprese dell’area Euro anche se meritano attenzione i diversi andamenti all’interno dei paesi. In Francia il business confidence di settembre è cresciuto con un incremento consistente delle aspettative di produzione. In calo marcato invece il business confidence italiano che a settembre è sceso al 95,9, da 98,1 a sua volta rivisto al ribasso.

Relativamente alle aree emergenti ieri è circolata una bozza informale del report che la commissione europea pubblicherà il 6 ottobre prossimo circa i progressi fatti dalla Turchia per un eventuale inizio dei negoziati da cui emerge un giudizio positivo nei confronti del paese. Positivo anche il giudizio dell’agenzia di rating Moody’s che ha portato a B2 da B3 il merito creditizio del paese sul debito interno mantenendo l’outlook stabile per quello estero.La Turchia nel frattempo ha emesso 1Mld$ di titoli con scadenza 2015.

Asia-Pacifico: in Giappone, l’indice azionario Nikkei ha guadagnato l’1,49%, dopo che l’indice trimestrale Tankan è salito registrando il livello più alto degli ultimi tredici anni (26 da 22 del secondo trimestre). Tuttavia l’indagine rivela aspettative tra le imprese manifatturiere in calo a fine anno. L’indice Tankan, unito ai buoni dati sul mercato del lavoro (tasso disoccupazione a settembre è sceso al 4,8%, da 4,9%), ha confermato che, malgrado alcuni segnali di indebolimento, continua la ripresa economica del paese.

Se da un lato si è registrato un aumento della fiducia delle imprese manifatturiere, dall’altro continua a persistere il problema della deflazione. Il cpi di settembre è, infatti, sceso dello 0,2% a/a dallo 0,1%. Resta invece stabile a –0,2% il dato core.

Commodity: poco variate le quotazioni del petrolio dopo la notizia che la produzione del Golfo del Messico, rimasta ferma per diversi giorni a causa dell’arrivo dell’uragano Ivan, continua a rimanere sotto il livello di normalità. Le principali compagnie petrolifere hanno, infatti, annunciato che la loro produzione è inferiore a quella precedente all’uragano. British Petroleum che normalmente produce 350.000 b/g, al momento ne produce 200.000.

Relativamente al mercato dei metalli, ieri le quotazioni del rame a Londra hanno toccato il massimo degli ultimi cinque mesi, a causa di timori di scioperi nelle principali società produttrici. Scioperi sono stati annunciati anche dalle principali società produttrici di platino.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)