Società

MERCATI FINANZIARI:
L’ OUTLOOK (11/03/04)

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USA: il deficit commerciale Usa ha raggiunto a gennaio il record storico mensile di 43,10Mld$. Sono risultate in calo sia le esportazioni (-1,2%) che le importazioni (-0,5%). Nell’ambito delle esportazioni è stato particolarmente marcato il calo della componente alimentare (-7,9%), in seguito soprattutto al calo delle esportazioni di carne e pollame (-40,2%) come conseguenza della scoperta del primo caso di “mucca pazza” negli Usa.

Nell’ambito delle importazioni la componente energetica ha avuto un impatto rilevante: al netto di quest’ultima infatti la variazione delle importazioni passa da -0,5% a -1,4% m/m. Nel mese di gennaio il prezzo del petrolio aveva raggiunto il livello massimo dal mese di marzo 2003. Tra le importazioni segnaliamo anche il sensibile calo della componente auto (-5,4%). Dal confronto rispetto ai principali partner commerciali, emerge che il deficit con la Cina si è allargato passando a 11,5Mld$ dal precedente 9,9, mentre invece si è quasi dimezzato il disavanzo verso l’unione europea rispetto al mese di dicembre (da -10,29 Mld$ a -5,94Mld$).

La politica del Dollaro debole pertanto non sta portando effetti positivi in termini di bilancia commerciale. Infatti la fase di deprezzamento del Dollaro può considerarsi iniziata agli inizi del 2002, quando il deficit commerciale si aggirava intorno ai 30Mld$ su base mensile rispetto agli oltre 40Mld$ mensili dall’inizio del 2003.
Nel frattempo, emerge ancora un atteggiamento di prudenza dal lato business dove le scorte all’ingrosso hanno segnato a gennaio un incremento inferiore alle attese (+0,1% vs. 0,4%).

L’elemento che lascia però maggiormente riflettere è rappresentato dalla permanenza del rapporto scorte/vendite su livelli minimi storici (1,17 nel caso delle scorte all’ingrosso). L’asta da 16Mld$ sul 5 anni Treasury si è conclusa ieri con un rapporto di copertura pari a 2,47, un valore inferiore rispetto al precedente 2,84. Gli operatori si aspettavano una domanda più sostenuta soprattutto da parte degli investitori stranieri che comunque hanno sottoscritto circa il 44% del totale. Questa sera è attesa l’asta da 11Mld$ sul titolo a 10 anni.

Euro: dopo il deludente dato italiano relativo al Pil dell’ultimo trimestre 2003, la Banca Centrale francese ha confermato la sua stima di crescita per il primo semestre del 2004. Secondo le autorità monetarie il paese crescerà dello 0,5% t/t in entrambi i trimestri mantenendo così un incremento simile a quello realizzatosi nell’ultimo trimestre del 2003. Gli effetti sul mercato del lavoro continuano comunque ad essere negativi. Lo scorso anno in Francia per la prima volta in dieci anni sono stati cancellati più posti di lavoro di quanti non ne siano stati creati.

Relativamente al cambio, un esponente anonimo vicino alla Bce ha dichiarato che le autorità monetarie dell’area Euro sono disposte a tollerare un tasso di cambio contro Dollaro compreso tra l’1,05 e l’1,30, dato che tale forchetta non rappresenta un fattore di pericolo per la crescita. L’esponente ha inoltre aggiunto che la decisione di lasciare invariati i tassi al 2% in occasione della riunione del 4 marzo scorso è stata presa all’unanimità. In Germania ieri l’istituto di ricerca DIW ha tagliato le stime di crescita del primo trimestre da +0,4% a +0,1%. Welteke, capo della Buba, ha mantenuto le stime di crescita in linea con quelle del governo pari a 1,5-2% per il 2004.

Jap: continuano gli interventi sul cambio da parte delle autorità monetarie. Secondo alcune indiscrezioni questa notte la BoJ ha continuato ad acquistare dollari intorno a 110,8 riportando così il cambio a 111 contro dollaro. A determinare il rafforzamento sembra siano state alcune dichiarazioni del Ministero delle Finanze secondo cui nella settimana terminata il 5 marzo si è registrato un copioso acquisto di azioni nipponiche da parte di investitori stranieri (1,03 Trl Yen), il valore settimanale più elevato dall’aprile 2001.

Commodity: secondo i dati riportati dal dipartimento dell’energia nella settimana conclusasi il 5 marzo le scorte petrolifere sono salite di 3,7 Mln barili, risultando così inferiore a 22,1 milioni di barili inferiore alla media del periodo degli ultimi cinque anni. Scendono di 1,6 Mln barili le scorte di benzine, mentre salgono quelle di distillati. Le quotazioni petrolifere malgrado l’aumento delle scorte restano pressoché invariate. Secondo il ministro dell’Energia degli Emirati Arabi, considerato gli elevati prezzi del greggio, l’Opec potrebbe posticipare i tagli produttivi fissati per il 1° aprile.

Questo documento e’ stato preparato dal Desk Market Research di MPS Finance, a cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C. Pace (Research Assistant).