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Mercati: euro, stato di grazia sul breve

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(WSI) – Cominciamo la settimana cercando di fare il punto della situazione. Le borse hanno ripreso vigore sulla scia di una nuova ventata di ottimismo, data dai buoni dati usciti nelle ultime sedute (ormai sono quasi tutti dati stabilizzatisi, ad eccezione degli Stati Uniti che mostrano ancora un po’ di volatilità nelle rilevazioni), dalle parole del presidente della BCE Trichet, il quale durante l’ultima conferenza stampa ha dichiarato che il sentiment degli ultimi due mesi è risultato essere più pessimista del dovuto e dal fatto che in Oriente l’economia tira e la domanda aggregata proveniente da lì, aiuta anche l’economia globale in questa lenta ripartenza.

A tal proposito vale la pena di riportare i risultati di un sondaggio effettuato tra vari analisti di Bloomberg, secondo i quali l’economia che vincerà la medaglia d’oro quest’anno potrebbe essere quella di Singapore. Essa sembra infatti destinata a superare anche quella cinese, chiudendo l’anno con un Prodotto Interno Lordo cresciuto del 10.8%.

La Cina invece potrebbe fermarsi “soltanto” al 10.1%. Il perché di un dato prospettico così buono per Singapore è presto detto: diversificazione del business. La capacità mostrata di non puntare soltanto sui settori legati all’elettronica sta premiando il Paese che, grazie alle esportazioni (soprattutto in campo farmaceutico) ed un sempre maggiore turismo (pensate che sono stati aperti anche un paio di Casinò) sta pagando.

Per quanto riguarda il mercato valutario, i temi cui prestare maggiore attenzione rimangono gli stessi: buone performance del dollaro australiano comprato su basi fondamentali che mostrano un buono stato di salute dell’economia dell’isola, Euro che continua a vivere quello che qualche giorno fa abbiamo definito come il suo stato di grazia di breve periodo, sterlina che, nonostante tutto continua a performare bene (contro il dollaro americano è in atto un processo correttivo del trend a rialzo cominciato a fine maggio che rimane comunque tale) e yen che si muovono in correlazione con le borse, salendo quando queste scendono e viceversa (in virtù del principio che, nel momento in cui l’appetito per il rischio torna a farla da padrone, si smobilizzano gli yen rifugio comprati per avere liquidità da poter investire sugli stocks.

E il dollaro? Come mai manca da questo elenco? Semplicemente perché, in un mercato comunque ancora dollarocentrico, il dollaro adesso come adesso si muove soltanto di riflesso alle altre valute, senza che ci sia né un dollaro in generale a rialzo o a ribasso (questa è la bellezza del mercato dei cambi, riuscire ad individuare queste correlazioni e questi market movers può dare ottimi risultati, anche nel medio periodo).

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