
Qual è la strada da seguire per capitalizzare un risultato importante nel tempo? Abbiamo visto che l’esempio offerto dal Fondo sovrano norvegese ci dà un’indicazione molto chiara e netta di come l’esposizione degli investimenti e delle accumulazioni nei confronti dei mercati azionari internazionali molto diversificati consenta di accelerare la capitalizzazione grazie a risultati medi annui che nel lungo periodo si sono dimostrati storicamente sempre maggiori rispetto agli altri asset di investimento.
E qui voglio sgombrare il campo dall’idea che qualcuno, negativamente, potrebbe avere di ciò che stiamo scrivendo.
Quale futuro per il mercato immobiliare.
L’Italia si è sempre retta in maniera molto forte sulle mura della case che vengono costruite. Il settore edilizio, ha rappresentato e rappresenta ancora oggi, uno dei – concedetemi il sillogismo – pilastri dell’economia italiana. E così l’idea che noi si possa proporre uno spostamento dell’attenzione dei cittadini italiani dagli investimenti immobiliari a quelli totalmente azionari può spaventare.
Invece, a guardar bene dentro i numeri, l’unica salvezza anche per il comparto edilizio, resta proprio l’obiettivo di crescita della ricchezza privata che potrebbe rendere sostenibile anche la voglia di immobile, anzi di casa, che noi italiani abbiamo sempre espresso. Mi spiego meglio.
Come vediamo dai grafici allegati, allungando i tempi di investimento su un indice molto diversificato come quello americano, ad esempio, non solo i rendimenti negativi si azzerano (superati 20 anni) ma garantiscono una crescita che, come abbiamo visto, altri asset non consentono.
Fare le scelte giuste può cambiare il nostro futuro.
Cosa c’entra questo con il mercato immobiliare? Dovremmo comprendere come il fenomeno dell’allungamento della vita media e nella direzione opposta, della denatalità, sta riducendo sensibilmente la quantità di persone in grado di investire nel settore immobiliare. Molti dei nostri figli riceveranno in dote, così, più immobili di quanti ne desiderino, di quanti non siano in grado di sostenere con una penalizzazione notevole nei confronti di altri investimenti. Per pagare le tasse magari saranno costretti a vendere o a svendere le loro proprietà e allora sì che sarà vera crisi per il patrimonio edilizio del nostro Paese.
Ma se sfruttiamo il tempo, la diversificazione, i mercati efficienti e l’interesse composto ecco che le ricchezze accumulate consentiranno di sostenere anche le proprietà immobiliari considerate non più un retaggio oneroso del passato ma un ancoraggio a tradizioni e tempi che diversamente andrebbero persi.
Tutto questo dovrebbe far riflettere tanti, tutti quelli che invece di guardare al futuro, sono bloccati nel passato. E non considerano le nuove dinamiche demografiche, le trasformazioni geopolitiche e tutte le transizioni che in questi anni stiamo vivendo.
Chi non impara dal passato, la storia ritorna sempre diceva Giambattista Vico, è senza orientamento, fa fatica ad identificare una strada da seguire.
La vera novità di tutti i ragionamenti che stiamo facendo passa per due considerazioni molto semplici: la prima è dettata dalle nuove età della vita, la seconda passa per investimenti così diversificati nell’economia reale da essere ancorati a quella forma di progresso che ha ragione di essere garantita soltanto su scala globale. La diversificazione più ampia possibile non sceglie quale mercato salirà, o quale titolo salirà, perché garantisce di ancorarsi alla volontà che in tutto il mondo miliardi di persone hanno, giorno dopo giorno, voglia di realizzare.
Non esiste progresso americano, cinese, italiano, esiste più semplicemente il desiderio naturale di ognuno di noi di migliorare la propria vita e quella delle persone che amo. E tutto questo, finché ci sarà il mondo, sarà sempre garantito. Del resto, se ci riflettiamo, ogni volta che una parte del mondo si addormenta per riposarsi, ce n’è un’altra che si sta già destando per prenderne il posto, in un ciclo produttivo che è fondato sulla voglia dell’umanità di migliorarsi sempre.
Insomma, il segreto vero è tutto nella libera creazione di ricchezza; quella che garantisce una capacità di crescita anche di quei settori che oggi rischiano invece di essere penalizzati. Non va bene così?
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di gennaio 2025 del magazine Wall Street Italia. Clicca qui per abbonarti.