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Mercati: “azionario con un piede nella fossa”

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LONDRA (WSI) – Satyajit Das, ex banchiere di Citigroup, spiega al Financial Times in sei motivi secchi la ragione per cui i mercati finanziari sono sull’orlo della fossa.

In primis, a giudizio dell’esperto, i mercati azionari sono sempre più slegati dall’economia reale. Il che è sconcertante, posto che invece i prezzi azionari dovrebbero riflettere valori economici concreti. I titoli infatti altro non sono che crediti nei confronti dell’economia reale.

In secondo luogo, come è sempre più evidente, i mercati azionari sono diventati strumenti di politica economica, ovvero i Governi cercano di aumentare il valore delle attività per generare maggiori consumi grazie all’“effetto ricchezza”. Misure monetarie, come la politica dei tassi di interesse pari a zero e il quantitative easing, distorcono in modo lampante i prezzi azionari. E infatti le valutazioni dei titoli sono guidate dalle attese di rendimento piuttosto che dalle stime di utile futuro.

In terzo luogo, l’aumento del ruolo del trading ad alta frequenza (HFT) ha cambiato volto ai mercati azionari. L’HFT costituisce fino al 70% del volume di scambio in alcuni mercati. Si consideri in merito che il periodo medio di detenzione nell’HFT è di circa 10 secondi. Più in generale si è accorciato il periodo di detenzione media dei titoli in portafoglio anche da parte degli investitori con un orizzonte a medio termine: nel 1940 era di sette anni, nel 1960 di cinque, nel 1980 di due e oggi di soli sette mesi.

Quarto, il crescente impatto degli scambi HFT ha evidentemente aumentato la volatilità e quindi il rischio di grandi variazioni di prezzo nel breve termine. Una simile prospettiva ha in effetti scoraggiato molti investitori.

In quinta istanza, le fonti alternative di capitale di rischio e gli elevati costi che comporta la presenza sui listini azionari, hanno raffreddato l’entusiasmo dei potenziali debuttanti.

In sesto luogo, l’impatto corrosivo di insider trading e abuso di mercato ha eroso la fiducia degli investitori.