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MEDIOBANCA, SPUNTANO GLI IMMOBILIARISTI

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(WSI) – Eccoli, dunque. Le voci che nelle settimane scorse avevano accreditato l’ingresso degli immobiliaristi anche nel capitale di Mediobanca avrebbero trovato i primi, parziali, riscontri. Secondo fonti di mercato, che confermano in sostanza quanto riportato da «Milano Finanza», avrebbero rilevato quote di Piazzetta Cuccia Stefano Ricucci (indicato dal settimanale all’1,5%), Luigi Zunino (con l’1,9%, quota sembra costituita soprattutto negli ultimi giorni) e Giuseppe Statuto (che di recente ha ammesso di avere in portafoglio l’1% circa). E’ possibile infine che a completare il poker ci sia anche Danilo Coppola, che ha tuttavia finora sempre smentito di aver comprato azioni dell’istituto milanese.

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Tutti insieme i quattro immobiliaristi avrebbero dunque quasi il 5% di Mediobanca. Un investimento che complessivamente, ai prezzi attuali, corrisponde a circa 600-650 milioni. Un impegno che è difficile comprendere nel puro trading, in particolare considerando che gli acquisti dovrebbero aver avuto luogo soprattutto quando le quotazioni in Borsa di Piazzetta Cuccia erano già vicine ai massimi. Negli ultimi tempi sul titolo sono stati osservati volumi e strappi di prezzo che agli occhi degli operatori sono sembrati tipici di un rastrellamento: basti pensare che le azioni Mediobanca, in gennaio sotto i 12 euro, hanno raggiunto in aprile i 13-14, in maggio hanno oscillato intorno a 14,5-15 e in giugno hanno accelerato la corsa toccando pochi giorni fa il massimo a 16,53 euro (venerdì il titolo ha chiuso a 15,8 euro con un rialzo dell’1,36%).
Per settimane il mercato si è dunque interrogato su quali potessero essere i protagonisti dello shopping. In molti avevano pensato proprio a Ricucci e agli altri nomi che fanno parte del “cast” più interventista del settore, facendo riferimento alle partite bancarie e a quella su Rcs, nelle quali in vario modo gli immobiliaristi giocano ruoli di primo piano. In particolare tutti e quattro i nomi oggi indicati in Mediobanca sono entrati nelle battaglie per Bnl e Antonveneta (dove anche Zunino risulta azionista attraverso la Nuova Parva, con titoli affidati in gestione fiduciaria a Banca Intermobiliare), mentre in Rcs MediaGroup (editore del «Corriere della Sera») Ricucci ha finora fatto la parte del leone con una scalata che l’ha portato al 18,5%, mentre Statuto, dopo aver comprato l’1,9%, sarebbe uscito nei giorni scorsi.
L’ingresso in Mediobanca potrebbe dunque essere letto come l’estensione della partita più complessiva all’istituto milanese, secondo socio di Rcs con il 14% (primo però nel patto di sindacato che blinda la società con il 58% circa del capitale) e azionista più importante delle Generali sempre con circa il 14%. Solo che, se è già difficile pensare che Ricucci giochi in proprio, senza alleati forti, per quanto riguarda Rcs, sul mercato ci si interroga su quali possano essere davvero protagonisti e obiettivi di una scalata, pur «mini» ma molto più impegnativa, a Mediobanca (che capitalizza 12 miliardi). Quest’ultima condivide con Rcs un patto di sindacato affollato, i cui componenti in buona parte si sovrappongono, e dove il grado di armonia non sempre appare al massimo. Ma in entrambi i casi le quote vincolate (per Mediobanca pari al 55%) appaiono sufficienti a garantire una significativa blindatura.
Un “assalto” che parta da Rcs per mirare a Generali via Piazzetta Cuccia appare insomma di difficile realizzazione. Come del resto risulta tutto sommato avventuroso un piano rivolto a scardinare gli assetti (pur in qualche caso anche fragili) del capitalismo italiano che parta da un poker di immobiliaristi.

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