Società

MATTI CHE COMPRANO

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Warren Buffett scherza con lo spettro del ’29. Nessuno avrebbe osato tanto, a parte il guru di Omaha. «Mollate il cash», ha suggerito lo scorso 17 ottobre dalle colonne del New York Times: «Nei prossimi dieci anni le azioni faranno certamente meglio e anche di parecchio». Sarà, ma a spulciare l’andamento recente degli indici c’è da mettersi le mani nei capelli. S&P/Mib e Mibtel hanno rotto i minimi del 2003: cinque anni di ripresa andati in fumo in poco più di un anno.

Nemmeno la «socializzazione» del sistema bancario occidentale ha potuto nulla. E la storia insegna che il Dow Jones ci mise 25 anni per riprendersi dal crac del 1929. Tuttavia Buffett è il «guru» più ricco del mondo e gli adepti non se lo scordano. Ecco perché non manca chi, fedele alla linea, compra.

E lo fa anche a Piazza Affari. Le comunicazioni Consob riguardo le partecipazioni rilevanti permettono di «smascherare» i loro movimenti. Si scopre quindi che l’asset manager MacKenzie Cundill, mentre tutti svendevano, ha aumentato l’esposizione su Parmalat e Ifil. Altri, come la Capital Research and Management, nonostante le perdite incassate da un portafoglio che solo in Italia vale oltre 2,3 miliardi di euro, hanno mantenuto il sangue freddo e non si sono mossi.

GIOCARE D’ANTICIPO. «Sia chiaro – ha precisato Buffett – non ho la più pallida idea di dove saranno gli indici tra un mese o tra un anno. Quello che è probabile è che torneranno a crescere, anche sostanzialmente, molto prima che gli indicatori segnalino il ritorno della fiducia o un rilancio dell’economia». In altre parole bisogna saper giocare d’anticipo: è inutile sbattere la testa contro il muro per capire se gli indici hanno toccato il minimo.

Servono un’idea d’investimento e tanta pazienza, stando però alla larga dai business che non si capiscono. Ma come trovare la società giusta? Ognuno ha la sua ricetta: chi guarda i fondamentali, chi il management e così via. L’importante è che il valore presunto dell’impresa sia nettamente superiore a quello prezzato dal mercato. Senza ignorare alcuni dettagli, oggi più che mai, determinanti: «Attualmente – ha aggiunto Buffett – gli investitori faranno bene a stare alla larga dalle società fortemente indebitate e in cattive posizioni di mercato».

PIAZZA AFFARI. Facile a dirsi, difficile a farsi quando gli indici si riscoprono in preda al panico. Eppure, non manca chi ha mantenuto i nervi saldi nonostante un patrimonio investito da miliardi di euro. Il caso più emblematico è quello della Capital Research and Management Company. Il suo portafoglio titoli Italia comprende tuttora partecipazioni tanto in titoli dell’S&P/Mib – Eni (2,086%), Fiat (2,025%), Finmeccanica (2,071%), Geox (5,108%), Mediaset (4,92%) e Saipem (5,25%) – quanto in componenti dell’AllStars come Astaldi (5,02%), Diasorin (2,2%) e Permasteelisa (2,17%). Tutte posizioni presenti già prima dell’estate (eccezion fatta per Finmeccanica, risalente al primo agosto scorso), prima dunque che i mercati tornassero a crollare.

«L’investitore – spiegano dalla società – trae maggior beneficio da un orizzonte temporale di lungo periodo. Non dal market timing». In sintesi, comprare a sconto e aspettare, almeno tre anni. Al contrario, altri hanno preferito cavalcare l’onda dei ribassi. Non per speculare, bensì per cogliere le opportunità create dal panic selling. Da uno sguardo alle più recenti comunicazioni Consob riguardo le partecipazioni rilevanti, si scorgono non pochi compratori.

Come il già accennato asset manager Mackenzie Cundill: il 1° ottobre ha incrementato dal 5,1% al 7,508% la partecipazione in Ifil; pochi giorni prima è salito al 2,348% in Parmalat. «Il nostro approccio – spiega David Tiley, portfolio manager della società – si basa nell’identificare le società che valgono molto di più delle attuali valutazioni. Siamo investitori di lungo periodo».

Perché Ifil e Parmalat? «Crediamo che entrambe – continua Tiley – offrano alle attuali quotazioni uno sconto notevole rispetto al loro valore intrinseco; entrambe hanno un ottimo profilo patrimoniale, sono ben gestite e operano in settori che comprendiamo. Nello specifico, crediamo che la negativa reazione del mercato alla decisione di martedì sul caso Parmalat-Citigroup sia stata estremamente eccessiva. Parlando invece di Ifil, l’attesa fusione con Ifi è un’idea molto buona, crea immediatamente valore, tratta tutti gli investitori allo stesso modo ed è un passo in avanti in termini di governance. In totale, abbiamo in portafoglio sei società italiane e nei due trimestri scorsi abbiamo aumentato l’esposizione su tutte. Oltre alle già citate, ci sono Cir, Mediaset, Impregilo e Italmobiliare».

INVESTIRE A SCONTO. La stessa logica muove gli investimenti di Fidelity Investment, altro big dell’asset management globale. Nonostante un recente ridimensionamento dell’esposizione su titoli italiani, il portafoglio investito nel Belpaese rimane molto consistente e varia dal 2,439% in A2A al 9,844% in Impregilo; dal 2,185% in Fiat al 4,786% in Prysmian. Compaiono poi anche quote importanti in società a medio-piccola capitalizzazione come Cogeme Set (5,030%), Erg Renewable (4,965%), Safilo (7,493%) e Zignago Vetro (4,984%).

Secondo Alberto Chiandetti, gestore del Fidelity Fund Italy, al momento, ci sono diversi segnali da non trascurare. « Il rapporto p/e a dodici mesi del mercato europeo – spiega Chiandetti – è pari a 9,5 volte (stima al 21 ottobre). È indubbio che gli utili debbano scendere, tuttavia il p/e medio degli ultimi 20 anni è stato pari a 17. Ipotizzando che nel medio termine il mercato tenda verso i suoi livelli storici, il prezzo attuale già sconta un ribasso delle stime del 50 per cento.

Si prenda un altro indicatore, il price to book value: sul mercato italiano, è inferiore a uno. Solo nel 1992-93 si riscontrò un livello simile. Eppure allora l’euro non esisteva e l’Italia era a rischio default. Insomma, le condizioni per investire nel medio-lungo termine ci sono: le valutazioni sono attraenti e il cerotto apposto dalla politica sta iniziando a funzionare».

Sì, ma dove investire? «In una logica di stock picking, – continua Chiandetti – dove ogni storia vale per sé, ci sono da guardare quelle società che presidiano il mercato: nei tempi di crisi i leader guadagnano quote di mercato. E in Italia ci sono diverse Pmi che hanno guadagnato posizioni dominanti sui mercati mondiali. Bisogna però fare attenzione anche al profilo patrimoniale: chi ha tanto debito è penalizzato. Infine quel che è più importante di questi tempi è la liquidità. Sono da preferire i titoli a maggiore capitalizzazione».

PORTAFOGLIO FAI DA TE. C’è poi una variabile difficile da misurare che riguarda la sensibilità di ciascun investitore, il suo «senso degli affari». Proprio l’istinto ha spinto un navigato imprenditore, che preferisce restare anonimo, a sfidare il mercato, salendo a settembre oltre il 5% in Bolzoni e oltre il 3% in Rdb: «Il valore di mercato dei due titoli è molto diverso da quello reale delle due società. Stiamo parlando di società che da anni si sono consolidate sugli attuali livelli di fatturato e di redditività». Gli scossoni delle ultime settimane non l’hanno quindi convinto a desistere. «Al contrario fanno venir voglia di aumentare l’esposizione».

La prudenza, rimane comunque d’obbligo. «Da qui a 3/5 anni, – commenta Vincenzo Volpe, country head di Goldman Sachs Am in Italia – questi mesi potrebbero essere ricordati per le opportunità di investimento offerte dal mercato. Tuttavia per entrare in un mercato del genere non bisogna prescindere da alcuni principi: non farsi prendere dal panico; conoscere bene quello in cui si investe; capire il rischio a cui si va incontro; mantenere un focus di medio-lungo periodo, anche perché gli ultimi mesi ci insegnano che le scommesse non sempre possono essere vincenti».

Gli fa eco Oreste Gallo, responsabile per l’Europa del Sud di Barclays Global Investors: «La logica di investimento di grandi investitori come Buffett non è sempre facile ad applicare nel contesto concreto, sia per la necessità di avere un ingente patrimonio sia per l’orizzonte temporale. Oltretutto, in una fase come quella attuale in cui nei mercati prevalgono comportamenti irrazionali, a volte è difficile dare un senso a certo valori che si vedono sul mercato».A maggior ragione all’indomani di una nuova settimana da brivido. Eppure, anche ora Buffett risponderebbe per le rime: «Le cattive notizie sono i migliori amici degli investitori». Parola di guru.

Copyright © Borsa&Finanza. Riproduzione vietata. All rights reserved

parla di questo articolo nel Forum di WSI