
Roma – 2011 con il segno meno per le materie prime. La crisi europea e il raffreddamento della crescita cinese hanno spinto, per la prima volta dal 2008, l’indice Standard&Poor’s GSCI Total Return, (simbolo SPGSCITR) in territorio negativo. (perdita dello 0,7% nell’anno).
Certo la flessione è irrilevante se paragonata al -46,5% del 2008. Si tratta comunque di una inversione di tendenza, se si considera che il comparto ha guadagnato poi il 13,5% nel 2009, salendo del 9%, nel 2010, sulla scia degli stimoli fiscali adottati dai governi di tutto il mondo al fine di sostenere le loro economie.
A guidare i ribassi, il calo registrato dai prezzi del cacao che, sul mercato di New York, hanno segnato una flessione annuale del 31%. E’andata peggio alle quotazioni del cotone, le cui perdite si aggirano intorno al 37%. Segno meno anche per il rame, considerato un buon indicatore della crescita in quanto utilizzato nell’industria delle costruzioni e in quella automobilistica. E di cui la Cina è il più grande consumatore.
Resta invece tutto da vedere l’andamento per il prossimo anno. “Il contesto economico mondiale e l’economia cinese sono stati i due fattori principali che hanno alimentato le vendite di quest’anno”, ha dichiarato Dan Denbow, gestore del fondo USAA Precious Metals and Minerals. “Che cosa succederà nel 2012 dipende dall’andamento della crescita globale. Gli investitori potrebbero rientrare più o meno rapidamente nel settore delle commodity a seconda del livello di fiducia che regnerà sulla crescita globale “.
Una visione più positiva per il settore arriva da Goldman Sachs che, escludendo una recessione mondiale, mantiene il rating “overweight”. Per il 2012 le stime della banca americana indicano ritorni intorno al 15%. In linea con Goldman, anche gli esperti di Barclays intravedono un rally delle commodity, concentrato soprattutto nei primi mesi del prossimo anno, quando – secondo la banca inglese – verrà raggiunto un maggior equilibrio tra domanda e offerta.