Società

Massa monetaria Usa: sta crollando come nella Grande Depressione. E Obama….

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – La massa monetaria M3 degli Stati Uniti si sta flettendo ad un ritmo cosi’ sostenuto che e’ arrivata a toccare i livelli visti l’ultima volta durante i cali accusati dal 1929 al 1933. Questo nonostante i tassi di interesse Usa vicini allo zero e nonostante il maggiore blitz fiscale della storia del Paese.

Le cifre, che comprendono un’ampia gamma di conti bancari e sono monitorate dagli esperti europei e britannici di politiche monetarie in cerca di segnali allarmanti circa la direzione che l’economia degli Stati Uniti sta prendendo con un anno di anticipo, parlano chiaro: la flessione e’ iniziata la scorsa estate. Il ritmo, con il tempo, ha poi subito un’accelerazione.

Lo stock monetario e’ sceso da 14.200 miliardi dollari a 13.900 miliardi dollari da febbraio ad aprile, pari a un tasso annuo di contrazione del 9.6%. Il patrimonio dei fondi istituzionali del mercato monetario e’ sceso ad un tasso del 37%, la punta piu’ acuta mai toccata. La cattiva notizia e’ che siamo tornati al 1931. La buona notizia e’ che non siamo ancora al 1933.

“E’ spaventoso”, ha dichiarato il professor Tim Congdon di International Monetary Research. “Il crollo della massa M3 non ha precedenti dai tempi della Grande Depressione. Il motivo dominante alla base della contrazione e’ che le autorita’ di tutto il mondo stanno facendo pressione sulle banche perche’ raccolgano altro capitale dal mercato e perche’ riducano le loro attivita’ di rischio. Per questo motivo l’economia degli Stati Uniti non si sta riprendendo come sperato”, ha detto.

Le autorita’ statunitensi hanno da offrire una spiegazione completamente diversa per giustificare il fallimento delle misure di stimolo e stanno ancora optando per altre massicce dosi di spesa keynesiana, nonostante gli avvertimenti del FMI sul debito pubblico lordo degli Stati Uniti, che si prevede raggiungera’ il 97% del PIL il prossimo anno e il 110% entro il 2015.

Larry Summers, principale consigliere economico del presidente Barack Obama, ha chiesto al Congresso di “stringere i denti” e di approvare un nuovo stimolo fiscale da $200 miliardi per mantenere l’economia sui binari della crescita. “Siamo a corto di quasi 8 milioni di posti di lavoro. Per milioni di americani e’ ancora emergenza economica”.

David Rosenberg di Gluskin Sheff ha fatto notare che la Casa Bianca sembra aver invertito rotta solo poche settimane dopo che Obama ha promesso di fare rientrare l’enorme deficit di bilancio di $1.500 miliardi (9.4% del PIL) quest’anno e ha istituito una commissione per indirizzare tali tagli. “Sono iniziative inaccettabili. Il governo degli Stati Uniti ha una paura da morire di cadere in una recessione a doppia V”, ha detto.

La richiesta della Casa Bianca equivale ad una tacita ammissione di impotenza, nella constatazione che l’economia sta gia’ perdendo spinta. La ripresa potrebbe congelarsi alla fine di quest’anno, con il pacchetto originale di misure di rilancio da $800 miliardi che incomincia a svanire.

Summers ha sottolineato che la crisi della zona euro ha acceso i riflettori sui pericoli della spirale del debito pubblico, aggiungendo che le spese pubbliche “facili” non hanno fatto che rimandare il giorno della resa dei conti e lasciano gli Stati Uniti in balia dei creditori esteri. In definitiva, “fallimento genera fallimento”, nella politica fiscale.

Congdon ha detto che i rischi che la politica dell’amministrazione Obama comporta sono quelli di ripetere gli errori strategici del Giappone, che ha spinto il debito a livelli pericolosamente alti con una spinta fiscale dopo l’altra, durante il decennio battezzato “Lost Decade”.

“La politica fiscale non funziona – ha proseguito Congdon – gli Stati Uniti hanno appena provato il piu’ grande esperimento fiscale della storia ed hanno fallito. Cio’ che conta e’ la quantita’ di denaro. Se la Fed non agisce, una recessione a doppia V diventera’ una certezza”.

Bernanke invece ormai non da’ piu’ peso ai dati sulla massa monetaria M3. La banca centrale ha smesso di pubblicare le cifre cinque anni fa, considerandole un elemento troppo erratico per poter essere considerato utile.

Ma questo potrebbe rivelarsi un errore capitale, dal momento che la crescita a due cifre dell’M3 durante la bolla immobiliare Usa ha offerto un chiaro segnale di allarme di quanto la situazione fosse fuori controllo. L’improvviso rallentamento dello stock monetario tra l’inizio e la meta’ del 2008 – proprio quando la Fed iniziava a discutere di una eventuale cambio di politica monetaria – ha fatto suonare un secondo campanello d’allarme, indicando che l’economia stava per rimanere impantanata in una fase di recessione.

Anche Paul Ashworth di Capital Economics ha detto che la contrazione della massa M3 e’ preoccupante, precisando che indica un crescente rischio di deflazione. “L’inflazione core e’ già la piu’ bassa dal 1966, quindi non abbiamo molto margine di errore. La deflazione diventa una minaccia se si protrae abbastanza a lungo da diventare radicata”.

Tuttavia, Ashworth ha messo in guardia contro un’interpretazione meccanica delle cifre dell’offerta di moneta. “Si potrebbe anche sostenere che l’M3 e’ in calo perche’ la gente ha prelevato i soldi dai propri conti bancari per reinvestirli in azioni, investimenti immobiliari o altre attivita’”.

Gli eventi presto ci diranno se questa contrazione e’ benigna o maligna. Una cosa e’ certa: e’ sicuramente impressionante.

Copyright © The Telegraph. All rights reserved