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Maroni e l’aggressione a Belpietro: “Non sarà l’ultima, abbassare i toni”

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È ancora presto per affermare con certezza che «la variabile» della violenza politica sia tornata sulla scena, per giunta a Milano. Ma sarebbe altrettanto azzardato, e pericoloso – confida un inquirente – escludere la matrice «antagonista» nell’aggressione al caposcorta del direttore di “Libero” Maurizio Belpietro, avvenuta l’altro ieri sera nel centro del capoluogo lombardo. Così come occorre ancora attendere l’esito di alcuni riscontri, viene sottolineato, per capire se era davvero il giornalista l’obiettivo dell’uomo travisato con una camicia grigio-verde come quelle indossate dai militari della guardia di Finanza.

Le indagini della Digos si muovono a 360 gradi e al momento gli investigatori non escludono alcuna pista, pur partendo da alcuni punti fermi, come la testimonianza del capo scorta di Belpietro (che ha riferito dell’arma automatica che avrebbe sparato se non si fosse inceppata, del travisamento dell’uomo con una camicia simile a quelle in dotazione alla guardia di finanza), e l’identikit ricostruito sulle indicazioni del poliziotto. Per ora, dunque, le piste al vaglio della questura di Milano, in costante contatto anche con l’antiterrorismo del Viminale, non escludono l’ampio vaglio della matrice «politica», dall’antagonismo eversivo all’area anarco-insurrezionalista, ma non scartano nemmeno la traccia della criminalità comune. Ossia, che l’uomo scappato in fretta e furia dal condominio di via Monte di Pietà ieri notte a Milano, sia stato un rapinatore in attesa della vittima di turno nella tromba delle scale dell’elegante stabile, trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato: si è infatti imbattuto nel caposcorta di Maurizio Belpietro, un giornalista che da otto anni ha una vita blindata e sotto scorta.

Il fallito attentato al direttore di “Libero” «non è il primo episodio purtroppo e temo non sarà l’ultimo, ora bisogna davvero abbassare i toni», ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni a margine dell’inaugurazione di uno sportello comunale a Varese. Il ministro Maroni ha annunciato che lunedì pomeriggio sarà in prefettura a Milano «anche per fare il punto su questo, perchè sono preoccupato per questo clima che genera episodi come questo, che non è il primo purtroppo e temo che non sarà l’ultimo». Rispondendo alle domande dei giornalisti Maroni ha poi osservato che «certe accuse che si leggono spesso anche sui siti internet poi possono dare a qualche mente malata lo spunto ad agire» come è successo nel caso di Belpietro. Proprio nei confronti del giornalista «abbiamo intensificato la sorveglianza – ha concluso il ministro – non solo per lui comunque, ma anche per altri soggetti che riteniamo a rischio».

La scorta al giornalista è stata rafforzata: oltre ai due uomini che accompagnano abitualmente Belpietro nella sua vettura, da ieri un’altra auto, con altri due poliziotti, assicurerà la vigilanza. Alle ipotesi cosiddette «politiche» e della criminalità comune, si affianca anche un terzo filone: quello di una «vendetta» di qualcuno che per motivi legati sempre alla professione di giornalista di Belpietro, magari per articoli scritti in passato, voleva fargliela pagare. Il questore Indolfi ha definito «delicata» e «grave» la vicenda, ma ha sottolineato che «tutto è ancora da approfondire». Un aiuto decisivo alle indagini potrebbe giungere dall’esame dei filmati delle telecamere che ci sono in zona. Per quanto riguarda la ricostruzione, l’uomo sorpreso in via Monti di Pietà, avrebbe agito da solo, senza l’aiuto di un complice, scappando successivamente da un uscita secondaria del condominio che dà su un giardino attiguo allo stabile, scavalcando un muro di cinta di circa due metri prima di far perdere le sue tracce. Segno che conosceva bene i luoghi, magari grazie a un precedente sopralluogo? Oppure stava proprio in quel momento effettuando una ricognizione? Ipotesi che restano tali, per ora.

L’identikit realizzato dalla questura di Milano restituisce intanto i tratti dell’aggressore: viso squadrato, con zigomi marcati e labbro superiore sporgente, pupille dilatate e capelli pettinati all’indietro grazie anche ad una dose massiccia di gel. Razza caucasica, corporatura massiccia un metro e 80 di altezza. Mentre la scheda segnaletica parla anche di probabile cittadinanza italiana, nonostante il fatto che l’aggressore non abbia proferito parola quando è stato sorpreso a pochi metri dall’uscio di casa Belpietro. L’analisi dei filmati delle telecamere – c’è ne è una di uno show-room accanto al condominio di via Monti di Pietà – potrebbe completare il mosaico e far giungere ad una identificazione, si spera in tempi brevi. Ipotesi per ora anche sull’arma: la pistola – una semiautomatica tipo Beretta – secondo il testimone ha sparato ma si è inceppata, facendo scaturire la reazione del caposcorta. La procura di Milano, intanto, ha aperto un fascicolo contro ignoti ipotizzando i reati di tentato omicidio ai danni dell’agente della scorta. Nell’inchiesta, coordinata dall’ex procuratore aggiunto Ferdinando Pomarici e dal pm Grazia Pradella, è ipotizzato anche il reato di detenzione e porto abusivo di armi.