Roma – L’Italia deve guarire dalla “malattia della bassa crescita”, altrimenti non ci sarà futuro per il Paese. E la politica, maggioranza e opposizione, deve concentrarsi su questo, varando le riforme necessarie: riduzione delle imposte su imprese e lavoratori, liberalizzazioni, semplificazione amministrativa, infrastrutture. Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che stamane tiene a Roma per l’ultima volta (il suo mandato scade tra un anno) la relazione all’Assemblea Annuale, ha toni molto duri nei confronti del governo: “La verità è che l’agenda nazionale non riesce a fare della crescita il suo primo argomento all’ordine del giorno perché la politica senza altro”.
Ma ora basta, ribadisce Marcegaglia: “In termini di benessere, l’Italia ha già vissuto il suo decennio perduto. Dobbiamo muoverci in fretta”. Perché “temporeggiare o muoversi a piccoli passi è un lusso che non possiamo più permetterci”. Si chiuda finalmente la “stagione della spesa facile”. Servono “istituzioni forti ed autorevoli”, “istituzioni che sappiano recuperare la fiducia dei cittadini e delle imprese, che oggi è gravemente erosa”. “Ciò richiede uno scatto d’orgoglio di tutta la classe dirigente del Paese”. Da qui l’appello ad abbassare “i toni della polemica politica” e a far cessare “gli attacchi e le delegittimazioni reciproche”. “Questa – sottolinea Marcegaglia – è la prima, vera, grande riforma di cui ha bisogno l’Italia”.
L’Assemblea di Confindustria celebra anche i 150 anni dell’Unità d’Italia, e infatti in prima fila c’è, per la prima volta, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti quest’anno non ci sono, per gli impegni legati al G8 in Francia. Ai 150 anni dell’Unità d’Italia è dedicata infatti la prima parte dell’intervento di Emma Marcegaglia, che è stato preceduto dall’inno nazionale, “Fratelli d’Italia”, intonato da tutti i presenti, e si chiude con una tripla acclamazione: “Viva l’industria! Viva il lavoro italiano! Viva l’Italia!”.
Il decennio perduto. In questi anni l’Italia è arretrata, ricorda Confindustria. “Il Pil per abitante del 2010 è ancora sotto i livelli del 1999. Rispetto alla media dell’area euro è passato dal 106,8% nel 1995 al 93,8% del 2011. E’ un arretramento che rischia di continuare. In termini di benessere, l’Italia ha già vissuto il suo decennio perduto”.
Ma non è colpa del Sud. L’arretramento dell’Italia è generale, e non è affatto limitato al Sud, a differenza di quanto ha sostenuto più volte nelle settimane precedenti il ministro dell’Economia Giulio tremonti. “Il mito da sfatare è che l’Italia vada in fondo bene e che dunque gli imprenditori devono piantarla di lamentarsi. – obietta Marcegaglia – E’ un mito con molte varianti. Una è per esempio quella per la quale il Nord è cresciuto e cresce come e più della Germania, mentre la zavorra sarebbe solo il Sud. I numeri dicono il contrario, visto che tra il1995 e il 2007 il Pil procapite al Sud è cresciuto in media dell’1,3%, contro lo 0,9% al Nord”. E quindi, conclude la presidente di Confindustria, “la questione della bassa crescita è nazionale e generale”.
Meno Stato ma politica efficiente. La principale responsabilità della bassa crescita è il cattivo funzionamento della politica: Marcegaglia non esita a puntare il dito nei confronti di chi governa e non ha saputo “fare della crescita il suo primo argomento all’ordine del giorno” perché “pensa ad altro”.
Serve più mercato: via alle liberalizzazioni. Al contrario, lo Stato, a giudizio di Confindustria, se da un lato non ha saputo varare le riforme necessarie, è stato fin troppo presente e invadente là dove non avrebbe dovuto. “In Italia c’è bisogno di più mercato, ancora poco presente o del tutto assente in troppi settori della vita economica. Le liberalizzazioni mancate continuano a penalizzare il Paese”. Marcegaglia cita la Banca d’Italia, secondo la quale “una decisa politica di liberalizzazione nei settori meno esposti alla concorrenza potrebbe generare un aumento del Pil dell’11% e dei salari reali di quasi il 12% nel medio-lungo termine”.
Basta con i privilegi della politica. “La stagione della spesa facile deve
essere considerata chiusa per sempre”, afferma Marcegaglia. “La politica a tutti i livelli – denuncia la presidente di Confindustria – dà ancora troppa occupazione a troppa gente e in un momento così grave in cui tutto il Paese è chiamato a fare grandi sacrifici è del tutto impensabile che non sia la politica per prima a ridurre drasticamente i suoi privilegi”. “La precedente finanziaria – ammette Marcegaglia – aveva cominciato timidamente un percorso di ridimensionamento. Quel che è stato realizzato fino ad oggi è insufficiente. Le resistenze sono estese, radicate, fortissime”.
Le colpe dell’opposizione. Se la gestione politica dell’Italia è pessima, la colpa non è solo della maggioranza, ma anche dell’opposizione. “Ora che le difficoltà della maggioranza sono evidenti nel giudizio popolare, non per questo possiamo tacere che l’opposizione, tra spinte antagoniste e frammentazioni, è ancora incapace di esprimere un disegno riformista”.
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