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Manovra correttiva, al governo passa la linea Tremonti. Ma si parla gia’ di 60 miliardi

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ROMA – Il governo presenterà il 28 o il 29 giugno la nuova manovra correttiva necessaria a raggiungere il pareggio di bilancio, che avrà un valore complessivo di circa 43 miliardi tra 2011 e 2014.

Lo riferiscono fonti governative confermando che il decreto legge conterrà un intervento da 3 miliardi sul 2011 e da 5 miliardi sul 2012, in gran parte necessari a finanziare spese insopprimibili ma ancora non iscritte formalmente a bilancio.

“L’intervento sul 2013 dovrebbe ammontare a circa 20 miliardi, quindi sul 2014 la manovra inciderebbe per 15 miliardi. Il decreto sarà approvato il 28 o il 29 giugno e dovrà essere convertito dalle Camere entro il 5 agosto”, spiega una delle fonti.

Il carnet di misure non è ancora definito nei minimi dettagli, ma come per la manovra 2011-2013 dello scorso anno il governo punta a concentrare l’intervento sul fronte della spesa pubblica.

Le fonti spiegano che i tagli ai ministeri dovrebbero valere circa 5-6 miliardi. Il governo vuole però andare oltre la logica dei tagli lineari e sta delineando un meccanismo analogo a quello dei costi standard nella sanità da applicare alle spese dell’amministrazione centrale.

La manovra dovrebbe infatti affidare alla Ragioneria generale dello Stato il compito di fissare i livelli ottimali di costo per tutte le principali voci di uscita. I tagli previsti dal decreto sarebbero quindi una sorta di intervento ponte in attesa che entri a regime la nuova logica, dai tempi sicuramente non immediati.

La soppressione e l’accorpamento della pletora di agevolazioni fiscali oggi esistenti potrebbe garantire al Tesoro fino a 16 miliardi utilizzabili per finanziare la promessa riforma fiscale. Ma parte di questi risparmi potrebbe finanziare anche la manovra.

Il governo lavora anche a un rafforzamento nel blocco del turn over e intende estendere al 2014 il congelamento dei salari nella pubblica amministrazione disposto lo scorso anno per il periodo 2011-2013.

Come ha anticipato Reuters nelle scorse settimane, una buona fetta dei tagli colpirà anche gli enti locali. Una delle fonti dice che solo sui comuni la manovra dovrebbe incidere per circa 3 miliardi.

Non è ancora noto il contributo delle Regioni, ma in una pausa dei lavori parlamentari il ministro competente in materia, Raffaele Fitto, spiega che nuovi tagli “sono di fatto inevitabili”.

La spesa sanitaria farà senz’altro la sua parte. Tra costi standard, riordino di asl e ospedali e stretta sull’acquisto dei farmaci, il governo potrebbe racimolare altri “4 o 5 miliardi”, dice una delle fonti.

Per indorare la pillola agli amministratori locali, è allo studio una revisione del patto di stabilità interno in modo da offrire più margini di manovra sui bilanci agli enti con i conti in equilibrio.

Non è detto che entri da subito in manovra (l’alternativa è la legge di Stabilità a ottobre), ma il ministero dell’Economia vuole anticipare a prima del 2015, forse già nel 2013, il programmato agganciamento dei requisiti anagrafici e contributivi per la pensione alle aspettative di vita.

Questa misura riguarda uomini e donne e va quindi oltre l’ipotesi che il governo aumenti gradualmente l’età pensionabile di vecchiaia per le donne che lavorano nel settore privato, come ha già fatto nel 2010 per il pubblico.

Favorevole la Confindustria: “Andare avanti in questa direzione mi sembra una scelta giusta, è un intervento non strong perché graduale”, ha commentato il presidente degli industriali, Emma Marcegaglia.

L’intervento comporterebbe sicuramente grandi risparmi. La relazione tecnica alla manovra dello scorso anno ha quantificato in circa 4,5 miliardi tra 2015 e 2020 le economie di spesa previste dalla legge attualmente in vigore.

I tecnici stanno studiando anche un aumento delle aliquote contributive per i parasubordinati e un tetto alle pensioni d’oro, cioè un prelievo per le pensioni più ricche, quelle otto volte superiori al minimo.

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“Correzione dei conti da 50-60 miliardi”

di D.Pes. (Il Sole 24 Ore)

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ROMA – Per raggiungere gli obiettivi concordati con Bruxelles occorrerà una manovra tra i 50 e i 60 miliardi, contro i 40 indicati dal Governo. Una correzione di tali dimensioni «non può essere evidentemente concentrata» nel biennio 2013-2014, come prevede il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.

La scelta appare condizionata dalla volontà di «non causare ulteriori perdite di consenso alla maggioranza e al governo». Occorre al contrario agire subito sulla spesa «abbandonando la strada dei tagli lineari ed operando sui singoli capitoli di spesa, attraverso una valutazione analitica dei costi e dei rendimenti di ciascun capitolo». E quanto sostiene l’ottava edizione del «Rapporto sulla fmanza pubblica», presentato ieri dal Nens, il centro studi fondato da Vincenzo Visco e Pierluigi Bersani. Il dato sul deficit del 2010 – ha osservato Visco – è stato migliore del previsto, ma il rapporto debito-Pil è stato pari al 119%, «in crescita di 2,9 punti percentuali rispetto al 2009». Le previsioni governative sul fronte del deficit di quest’anno e del prossimo scontano la sovrastima delle dimensioni del taglio alla spesa primaria, per 9 miliardi. Uno scarto che fa lievitare l’entità reale della correzione necessaria a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014 attorno appunto ai 60 miliardi.

Quanto al possibile aumento delle imposizione indiretta previsto dalla prossima legge delega sul fisco, così da compensare il taglio dell’Irpef, nel rapporto si osserva come l’eventuale aumento dell’aliquota Iva sia un «rimedio fallace e sbagliato al problema dello scarso gettito di questa imposta». Se gli incassi di questa imposta sono largamente insufficienti, il motivo va ricercato nell’alta evasione «e non nella presenza di aliquote ridotte odi un’aliquota ordinaria, che secondo alcuni andrebbe aumentata». Più in generale, appare fuorviante «inserire in un’unica categoria di agevolazioni istituti e finalità del tutto diverse, come le detrazioni per i figli o i familiari a carico».

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