(Teleborsa) – Confindustria e Rete Imprese Italia (Confcommercio, Confartigianato, CNA, Casartigiani, Confesercenti) esprimono forte preoccupazione per le misure contenute nella manovra finanziaria relative alla riscossione delle imposte e dei contributi sociali (art. 38) e alla compensazione dei debiti e crediti fiscali (art. 31). Le imprese rilevano l’assoluta incongruità della norma che fissa in 150 giorni la durata massima della sospensione giudiziale degli atti di recupero dei crediti tributari e previdenziali, a fronte di una durata media dei soli procedimenti di primo grado pari a 734 giorni. Ciò obbligherebbe i contribuenti (pena il pignoramento) a pagare gli importi richiesti dall’amministrazione a fronte di pretese che potrebbero successivamente risultare non fondate. Il che non è accettabile e può portare a conseguenze irreparabili per le imprese. Va segnalato che le Commissioni Tributarie sospendono l’esecuzione degli atti impugnati solo quando vi è fondato motivo di ritenere che dagli stessi derivano danni gravi ed irreparabili per il contribuente ed il ricorso appare fondato. E la stessa relazione tecnica alla manovra evidenzia come nel 75% dei casi in cui è stata concessa la sospensiva il procedimento si conclude con un giudizio favorevole al contribuente. Un’altra misura che desta allarme riguarda il divieto di effettuare la compensazione di crediti e debiti fiscali in presenza di accertamenti per importi superiori a 1.500 euro. Il divieto di compensazione può avvenire solo quando vi è la piena certezza del debito fiscale, ossia quando lo stesso è iscritto a ruolo definitivo. Del tutto sproporzionate, poi, risultano le sanzioni in caso di violazione del divieto di compensazione, pari al 50% dell’importo indebitamente compensato anche a fronte di debiti di importo molto limitato. Le imprese ritengono indispensabile un ripensamento di queste norme, a tutela dei diritti di tutti i contribuenti.
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