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MANDATO DI ARRESTO PER SCAGLIA. ACCUSE DI RICICLAGGIO ANCHE PER TELECOM ITALIA

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Una colossale operazione di riciclaggio di denaro sporco per un ammontare complessivo di circa due miliardi di euro è stata scoperta dai carabinieri del Ros e dalle Fiamme Gialle: 56 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Roma su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia. Ordine d’arresto anche per Silvio Scaglia, il fondatore di Fastweb. Il provvedimento restrittivo, però, non è stato ancora eseguito perché Scaglia non è stato rintracciato dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di Finanza.

L’imprenditore, che in una nota inviata alle agenzie di stampa si dice estraneo a qualunque reato, ha dato mandato ai suoi difensori di concordare il suo interrogatorio nei tempi più brevi per chiarire tutti i profili della vicenda. Indagato anche Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb a partire dal primo novembre 2004.

Le accuse per tutti gli indagati sono di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e al reimpiego di ingentissimi capitali illecitamente acquisiti attraverso un complesso sistema di frodi fiscali. In manette anche un ufficiale della guardia di Finanza, Luca Berriola, attualmente in servizio al comando di tutela finanza pubblica, che avrebbe incassato una cospicua tangente su una delle operazioni di riciclaggio.

Richiesta d’arresto anche per il senatore Nicola Di Girolamo (Pdl). Il senatore sarebbe collegato con alcuni degli indagati, che avrebbero favorito la sua elezione in un collegio all’estero. In particolare gli inquirenti fanno riferimento a una riunione tenuta dallo stesso Di Girolamo da Gennaro Mokbel (uno dei 56 arrestati) e da esponenti della famiglia Arena, nel corso della quale si concordò di sostenere la sua elezione, facendo confluire su di lui i voti dei calabresi in Germania. La ‘ndrangheta riuscì a venire in possesso di moltissime schede elettorali, che compilò direttamente con il nome di Di Girolamo (circostanza che era già emersa da una precedente inchiesta: l’arresto di Di Girolamo era già stato chiesto nel 2008 alla Giunta delle Autorizzazioni a procedere). In base alle accuse l’elezione di Di Girolamo doveva servire all’organizzazione criminale per spostarsi, senza problemi nell’ambito delle attività transnazionali di riciclaggio.

Il filone principale dell’indagine riguarda alti funzionari ed amministratori delle società Telecom Italia Sparkle e Fastweb accusati, con riferimento a un arco temporale che va dal 2003 al 2006, di falsa fatturazione di servizi telefonici e telematici inesistenti, venduti nell’ambito di due successive operazioni commerciali dalle compagini italiane Cmc e Web Wizzard srl nonchè da I-Globe e Planetarium, che evadevano il pagamento dell’Iva per un ammontare complessivo di circa 400 milioni di euro, trasferendoli poi fraudolentemente all’estero, dove i soldi venivano reinvestiti in beni come appartamenti, gioielli e automobili.

Alcuni indagati sono raggiunti da un provvedimento restrittivo in Usa, Gran Bretagna (Scaglia) e Lussemburgo. Per realizzare la colossale operazione di riciclaggio, il sodalizio si è avvalso di società di comodo di diritto italiano, inglese, panamense, finlandese, lussemburghese ed off-shore, controllate dall’organizzazione indagata.

Stando ai carabinieri del Ros e alla polizia valutaria della Guardia di Finanza, lo Stato avrebbe subito un danno per oltre 365milioni di euro derivanti dal mancato versamento dell’Iva, attraverso l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per più di 1.800.000.000 euro da parte delle società di telecomunicazione, che hanno ottenuto fittizi crediti Iva, oltre che un utile pari a quasi 96milioni di euro.

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(AGI) Un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati in materia di evasione fiscale, operante in piu’ paesi sia nell’Ue che fuori, in cui Fastweb e Telecom Italia Sparkle spa “fungevano consapevolmente da cassa dalla quale estrarre le somme di denaro oggetto di successivo riciclaggio”. Telecom Italia Sparkle spa e Fastweb spa, in persona del legale rappresentante pro tempore, sono indagate dalla procura di Roma per associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata nell’ambito dell’inchiesta sul riciclaggio. Il coinvolgimento delle due societa’ e’ ai sensi del decreto legislativo 231/2001 sulla responsabilita’ amministrativa delle persone giuridiche derivanti da fatto illecito altrui. (AGI)

(AGI) C’è anche il nome dell’attuale amministratore delegato di Fastweb, Stefano Parisi, nell’elenco delle persone indagate nell’inchiesta sulla vasta operazione di riciclaggio, per la quale è stato disposto l’arresto del fondatore della società telefonica, Silvio Scaglia e del senatore Nicola Paolo Di Girolamo. Parisi è accusato di associazione per delinquere e dichiarazione infedele mediante l’uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Silvio Scaglia, ex numero uno di Fastweb nei confronti del quale la Procura di Roma ha emesso un mandato di arresto, “riafferma la sua estranietà a qualunque reato e ha dato mandato ai propri difensori di concordare il suo interrogatorio nei tempi più brevi per chiarire tutti i profili della vicenda”. Lo afferma una nota diffusa da un portavoce del manager, dove si precisa che Scaglia, ora impegnato nella sua nuova ‘creatura’ Babelgum (web tv), si trova al momento all’estero per lavoro.

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(AGI) Scivola in Piazza Affari Fastweb (-2,15% a 15,93 euro). Il calo in Borsa dopo il mandato di arresto emesso nei confronti dell’ex amministratore delegato Silvio Scaglia e di funzionari e amministratori della societa’ nell’ambito dell’operazione ‘Phunchard-Broker’. Il gruppo e’ stato ceduto nell’aprile 2007 da Scaglia, allora principale azionista, alla elvetica Swisscom oggi socia con una quota pari all’82%. Per gli stessi e’ indagato a Roma, per fatti compiuti almeno fino al 2007, Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb a partire dal primo novembre 2004.

(APCOM) Una villa lussuosa ad Antibes, in Francia, era una delle basi operative dalla “struttura transnazionale” dedita al riciclaggio, secondo gli inquirenti della Procura di Roma. Nell’ambito dell’indagine sono stati coinvolti il senatore Nicola Paolo Di Girolamo e il fondatore di Fastweb, ex aministratore delegato, Silvio Scaglia.

Nella sontuosa magione transalpina era di stanza, in genere, Gennaro Mokbel. Lui è l’imprenditore da cui sono partite le indagini, l'”anello di collegamento” tra le società di tlc, che fatturavano in modo falso, e gli interessi di esponenti della ‘Ndrangheta. Mokbel, dopo essere stato segretario regionale del Movimento Federalista ha dato vita a una nuova piattaforma politica denominata Partito Federalista – si ricostruisce nella nota diffusa dagli inquirenti – ha sostenuto la candidatura di Nicola Paolo Di Girolamo, suo stretto collaboratore, “già utilizzato per la costituzione delle società internazionali di comodo funzionali al riciclaggio”.

Nel corso dell’ultima campagna elettorale, nelle indagini sono stati documentati incontri, riunioni, ad Isola Capo Rizzuto, oltre a Di Girolamo e Mokbel, hanno partecipato Fabrizio Arena, della omonima cosca e Franco Pugliese, già sottoposto alla sorveglianza speciale di polizia.(APCOM)

(Teleborsa) – Per quanto fatti contestati a Fastweb che riguardano una presunta evasione Iva derivante da attività truffaldine di terzi che si sono avvalsi della rete di Fastweb e di altri operatori tlc italiani. La Società Fastweb si ritiene parte lesa.

Lo si legge in un comunicato della stessa società. E’ stata emessa dall’Autorità Giudiziaria romana un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di ex dipendenti e manager di Fastweb: Silvio Scaglia, ex Amministratore Delegato del CDA di Fastweb Spa, e di Mario Rossetti, ex membro del Cda della società. La vicenda giudiziaria riguarda fatti accaduti anni fa (relativi ai periodi d’esercizio 2005-2006), già oggetto di contestazione agli allora indagati, e rispetto ai quali la società si ritiene estranea e parte lesa.

I fatti contestati riguardano una presunta evasione Iva, relativa ad attività di alcuni gestori di servizi a pagamento che si sono avvalsi della rete di Fastweb e di altri operatori di telecomunicazioni italiani. Oggetto della contestazione è un credito Iva maturato su detti servizi nel periodo in questione, per un ammontare massimo di 38 milioni, (è stato disposto un sequestro preventivo di crediti tributari per detto ammontare corrispondente al credito IVA in questione).

La Società desidera inoltre sottolineare che tale cifra risulta non significativa rispetto all’ammontare dei crediti Iva accumulati da Fastweb sin dalla fondazione. A fronte degli ingenti investimenti effettuati, Fastweb ha accumulato crediti Iva per oltre 800 milioni, che sono stati regolarmente analizzati e passati a rimborso dall’Agenzia delle Entrate. Fastweb precisa altresì che l’attività di vendita di servizio di interconnessione internazionale per il trasporto traffico è stata cessata da Fastweb dall’inizio del 2007 e che anche negli esercizi in cui è stata svolta è stata marginale rispetto ai volumi d’affari della società, avendo generato un contributo al margine operativo lordo azienda e di circa l’1% negli anni in questione.

In relazione a tali accadimenti, la società aveva disposto audit, effettuate da consulenti esterni, che hanno concluso per la correttezza dell’operato della società. I fatti rilevanti sono stati peraltro estensivamente riportati nelle relazioni al bilancio e comunicati al mercato tramite appositi comunicati stampa. La Società comunica che risultano iscritti nel registro degli indagati l’attuale A.D. della società, Stefano Parisi e due dirigenti della società stessa.

E’ stata inoltre avanzata nei confronti di Fastweb spa e Telecom Italia Sparkle spa una richiesta di misura interdittiva dell’esercizio dell’attività che sarà valutata dal giudice martedì 2 marzo e che l’azienda garantisce la continuità dell’attività ai clienti e ai 3.500 dipendenti e alle oltre 8.000 persone che lavorano per Fastweb.

(AGI) – Roma, 23 feb. – Non c’e’ solo l’ufficiale della Guardia di Finanza, Luca Berriola, in servizio presso il nucleo speciale di polizia valutaria tra gli investigatori ‘infedeli’, raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Aldo Morgigni per il reato di corruzione. Attorno alla figura dell’imprenditore Gennaro Mokbel, ritenuto dalla procura uno dei promotori dell’associazione per delinquere, ruotavano anche il carabiniere Fabrizio Magi, sottufficiale della Dia (accusato di tentativo continuato di concussione) e l’avvocato romano Paolo Colosimo, gia’ coinvolto nel caso Coppola e assolto dalla vicenda legata al fallimento della societa’ Micop.

(AGI) – Roma, 23 feb – “La richiesta di arresto del senatore Di Girolamo sara’ valutata con attenzione e rispetto dall’apposita Giunta. Nessuno e’ intoccabile”. Lo afferma il Presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri. “Abbiamo visto – prosegue – che della questione si e’ occupato anche il Procuratore nazionale antimafia. Se dalle carte della magistratura emergeranno elementi, deve essere chiaro che nessuno e’ intoccabile. Non ci saranno impedimenti”.