(WSI) – La crescente attenzione sul fenomeno mafioso è testimoniata in questi ultimi tempi oltre che dalle operazioni di polizia giudiziaria, anche da indagini conoscitive e statistiche che stanno portando alla luce la gravità di un sistema più che consolidato.
La criminalità organizzata (di grandi o modeste dimensioni) è oramai permeata nella stragrande maggioranza dei settori economici (in particolar modo in quelli attualmente in crescita come il settore delle scommesse) divenuti ghiotti ambiti in cui installare vere piattaforme del crimine per controllare e veicolarne i profitti.
Le parole del presidente della Commissione parlamentare antimafia Pisanu rispecchiano questa realtà e la difficoltà nel contrastare il fenomeno: “Se molto sappiamo su come i capitali mafiosi vengono raccolti, ancora poco sappiamo su come vengono occultati e investiti nell’economia legale e nei circuiti finanziari nazionali ed internazionali”.
Analisi accurate della Commissione antimafia indicano che l’attività mafiosa nella quattro regioni di origine – Sicilia, Campania, Calabria e Puglia- è causa di un mancato sviluppo equivalente al 15-20% del PIL delle stesse regioni.
Centocinquanta miliardi ogni anno è pressappoco il profitto delle mafie proveniente dalle attività criminali. “La crisi generale – ha sottolineato il presidente della commissione Antimafia – che colpisce con particolare durezza le Regioni e le categorie sociali più deboli, sembra preannunziare una ulteriore, grande sconfitta del Mezzogiorno. Se si prospetta una manovra finanziaria biennale di circa 38 miliardi, l’opinione pubblica entra in fibrillazione. Ma se si afferma che solo sui giochi e le scommesse le organizzazioni criminali lucrano almeno 50 miliardi all’anno, pochi se ne curano!”.
Le mafie in Italia «si sono globalizzate e in Italia sono entrate a far parte anche della cosiddetta questione settentrionale». «È il segno evidente – ha spiegato Pisanu – di un progressivo spostamento delle pratiche e degli interessi mafiosi ben oltre i confini del Mezzogiorno». Un fenomeno non recente, perchè è da almeno 40 anni che le mafie hanno risalito la Penisola e hanno esteso via via i loro tentacoli in altri Paesi europei e nel resto del mondo.
E’ in questo contesto e con questo spirito che abbiamo affrontato il Convegno del 13 giugno 2011 dal titolo “Mafia e riciclaggio: l’emergenza criminale e gli strumenti di contrasto” nella Sala della Biblioteca del Senato. Ne abbiamo discusso con importanti esponenti della lotta alla criminalità organizzata, impegnati sul campo e dietro le cattedre del tribunale ed esperti di diritto.
Infine, non possiamo non soffermarci su quello che è un settore in crescita che sta mostrando in questi ultimi giorni tutta la sua fragilità: quello dei giochi e scommesse.
Sui giochi serve a mio avviso la cooperazione internazionale. L’allarme è serio, ma ci sono paesi che stanno peggio di noi, ed è sulla legislazione internazionale che si deve insistere. La cosa sconcertante è che la regolamentazione resta appannaggio di paesi virtuosi, non di direttive specifiche dell’Europa, e questo non è ammissibile. L’Italia, con la legge di stabilità, ha dettato norme che, è vero, potevano arrivare prima, ma che sono assai competitive nel contesto europeo. Faccio presente che affidare una concessione oggi diventa assai più complicato, dati gli stringenti requisiti richiesti ai soggetti concorrenti.
Resta poi indubbio che il monitoraggio da parte delle Autorità, specie sugli assetti proprietari delle concessionarie e dei gestori, renderà più ardua l’infiltrazione della malavita organizzata. Credo poi si debba intervenire maggiormente sui gestori più che sui concessionari, dato che è in questo anello della catena che si annida la maggiore presenza di soggetti legati alla mafia e, comunque, ad associazioni malavitose.
Date le premesse, ritengo che la soluzione ottimale per far fronte ad un’esigenza di certezza e legalità possa essere data solo da una cooperazione internazionale che coinvolga strumenti normativi di tipo preventivo oltre che repressivo. Questo certamente prima che l’esigenza diventi emergenza.
La linea da seguire è a mio avviso quella dettata dal presidente Pisanu, la mafia si può battere sul piano delle relazioni economiche, sociali ma soprattutto della moralità politica: «Mi chiedo – ha concluso – come sia possibile battere militarmente la mafia, se non la si sconfigge contemporaneamente sul terreno dell’economia, delle relazioni sociali, della pubblica amministrazione e della stessa moralità politica».
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