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MADOFF, OVVERO LA CATENA DI SAN’ANTONIO

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*Finanziere. Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – La recente clamorosa truffa di un broker di New York (Bernard Madoff) ed i successivi commenti inducono a qualche riflessione:

• È storicamente incontestabile che la Catena di Sant’Antonio (nota dal 1920 negli USA come «Ponzi scheme» è di molto antecedente ai vituperati hedge funds. Pur con tutta l’antipatia per quest’ultimi, le due cose non vanno confuse.

• Per la Catena di Sant’Antonio che consiste nel raccogliere fondi promettendo mirabolanti inesistenti utili che vengono pagati con i soldi raccolti successivamente e così via è necessaria la compartecipazione di tre (tra le numerosissime) categorie del genere umano. Quella dei truffatori, quella dei venali e quella degli stolti. Talvolta la venalità fa diventar stolti.

• Il serpente di Adamo ed Eva può rappresentare (a fianco a tante altre possibili interpretazioni) il primo dei truffatori. Si dice che, visto il successo, abbia ricevuto dal diavolo un ricco bonus. Da qui l’origine luciferina dei bonus dei manager.

• Ai tempi dei romani non consta ci fossero forme di «alterna pecunia», cioè di hedge funds. Ciononostante Catone il Censore aveva ampia materia per criticare con la sua possente arte retorica truffatori, corruttori e corrotti, autori di brogli elettorali. Uguali riflessioni ci suggeriscono le invettive di Bossuet alla Corte di Francia contro i cattivi ricchi. Che il mondo non sia poi cambiato così tanto?

• Sorprende l’emozione espressa per le perdite dei facoltosi partecipanti alla Catena. Chiariamo subito un concetto. Chi partecipa ai giochi della finanza, per parafrasare Braudel, si presume abbia i soldi per farlo e sappia che assume dei rischi. Proprio questa assunzione di rischi unitamente alla competenza, creatività, capacità negoziale e intelligenza negli affari legittimano il perseguimento e la realizzazione di profitti. Ma tale legittimazione a realizzare profitti, che contribuiscono anche al benessere generale, è parimenti data dalla eventualità di incorrere in perdite sino al limite del fallimento. Queste debbono rimanere le regole del gioco, che se osservate non lasciano spazio per particolari emozioni per le perdite dei facoltosi giocatori.

• La chiamata in causa dei controllori – stavolta la SEC – invocandone la responsabilità, ci suggerisce due commenti. Il primo è che il controllo totale con tantissime leggi ed altrettanti controllori è un’illusione. Non dimentichiamolo, in un momento in cui si crede di risolvere tutto chiedendo più controlli. Il secondo è che non i controllori ma la propria competenza e prudenza salva dai Madoff, cioè dagli imbroglioni. Potrei citare due banche private ed un broker di Lugano e di Ginevra che, sicuramente come molti altri, hanno rifiutato di investire in questa Catena di Sant’Antonio.

• La truffa di Madoff è di quelle che si possono definire relazionali, vale a dire le vittime vengono scelte e appartengono ad una cerchia di relazioni sociali (club, classi, comunità etniche o religiose). L’appartenenza rende più difficile porre domande ed interrogativi che possano parere quale scortese mancanza di fiducia e solidarietà. Conseguentemente si abbassa, grosso errore, il livello di guardia e si dimentica che il rigore è la premessa indispensabile per gli affari.

Conclusione di queste riflessioni? Ci dicevano i nostri vecchi: «A pensare male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca».

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